Una Messa confusa

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Deludente l’«omaggio» a Rossini in Santa Croce


Firenze
— Non ci voleva molto a prevedere che l’esecuzione della Petite Messe Solennelle nella Basilica di Santa Croce, «davanti la tomba di Rossini», sarebbe stata un raggiro. Ma siccome faceva parte, sotto la pomposa etichetta «Rossini musicista europeo», delle manifestazioni inaugurati, per il bicentenario della nascita e contemplava pure la presenza ufficiale dell’allegra brigata di quel treno Rossini ormai noto, non si può passare sotto silenzio: almeno per testimoniare e mettere in guardia chi sentisse parlare in termini esclamativi di evento memorabile.

Di memorabile c’è stato il gelo che attanagliava gli intervenuti, assai poco elegantemente divisi in ospiti di riguardo, a sedere, e pubblico normale, relegato in piedi dietro le transenne, nonostante si fosse in una chiesa: i primi solo illusi da un precario riscaldamento localizzato che è comunque valso, alla ditta realizzatrice, menzione nei manifesti e nei programmi a caratteri piú grandi dello stesso festeggiato, cui peraltro il servizio non poteva recare alcun vantaggio; gli altri lasciati a bubbolare a loro rischio e pericolo, oltre che impossibilitati a vedere piú da vicino e tomba e tombaroli.

Ma la suggestione, si dirà. Poca anche quella, dato che implacabili esigenze televisive imponevano luci accecanti, assai poco consone all’atmosfera raccolta che la bellezza del luogo e il carattere della partitura, nonché il rispetto per il celebrato, avrebbero richiesto. Ma la musica: o non è, la Messa in questione, cosa sublime? Certo che lo è: bisognava allora poterla ascoltare. Ciò che si è udito, anche dalla posizione piú favorevole, è stato solo un rincorrersi di suoni slegati, ora fievoli ora sferraglianti, confusi dall’eco e dal rimbombo, feriti a morte nell’articolazione, nei mirabili contrappunti, nelle eteree sospensioni, nella trama sottile tra voci e strumenti.

Ora sparivano i bassi, ora la melodia rimaneva spezzata a mezz’aria, ora perdevi il tema, ora non percepivi la risposta. Di piani sonori neanche a parlarne, figuriamoci poi di cura dei particolari: impossibile. Un coro di diciotto elementi tentava di raccapezzarsi, e ne leggevi nei volti lo sgomento di non sapere che sarebbe accaduto alla musica, a loro e a noi (del Maggio Musicale Fiorentino, direttore Vittorio Sicuri); quattro cantanti giovani e acerbi venivano mandati allo sbaraglio, stremati dalla terrificante acustica nelle arie solistiche, menomati dal freddo e risucchiati dal vuoto nelle attese.e negli insiemi (Maria Pia Piscitelli, Carlo Allemano, Roberto Scaltriti e Monica Minarelli, quest’ultima tuttavia capace di farci immaginare un’emozione). Due pianisti, uno dei quali era Michele Campanella, musicista famoso, arrancavano sui loro strumenti, costretti continuamente a rallentare e appiattire i tempi per non perdersi nel guazzabuglio delle sovrapposizioni e delle sincopi (Stefania Cafaro la sua partner). All’harmonium il bravo Pietro Rossi non aveva neppure il problema di marcare l’entrata, tanto nessuno l’avrebbe potuta notare. Ciliegina sulla torta: la Petite Messe Solennelle veniva presentata nella nuova edizione critica e su strumenti originali d’epoca. Casseruole, ecco che cosa sembravano in quell’immenso, vertiginoso spazio.

da “”Il Giornale””

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