Testimonianze

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Marina Sablich

Sergio viveva in modo totalizzante tutte le sue grandi passioni: le mezze misure non facevano parte del suo modo di vivere ed il ricordo che ho degli anni in cui Sergio iniziò a sviluppare i suoi grandi amori, tutti portati avanti nel corso della sua vita con la stessa intensità, è tuttora nitido e forte. A cominciare dalla passione per la sua Juventus, che a detta di nostra madre è nata solo per contrastare la simpatia di nostro padre per la squadra dell’Inter, ma diventata poi nel tempo una vera e propria passione. Ricordo Sergio a sette, otto anni , quando in casa organizzava tornei di calcio con i tappi delle bottiglie disegnati, e dove l’imparzialità era inesistente, perché immancabilmente era la Juventus a vincere. Sergio ha iniziato a seguire fisicamente la sua squadra del cuore a dodici anni, quando in treno andava con gli altri tifosi a vedere la Juve nelle città più vicine a Firenze. Difficile dimenticare il suo entusiasmo se la Juve vinceva, impossibile non ricordare i suoi musi ed il suo malessere, della durata minima di un paio di giorni, se la Juve perdeva. Ricordo un campionato in cui la Juve vinse all’ultima partita, sul filo del rasoio: Sergio ascoltava la partita alla radio chiuso in camera sua ( non esisteva ancora Sky…) e quando la Juve segnò il gol della vittoria non solo della partita, ma di tutto il campionato, sentimmo un urlo di gioia e un rumore assordante di cose rotte…. Con un salto sul letto, si era frantumata la rete , ma Sergio era felice, entusiasta. ” Non sono un o sportivo, ma un tifoso,” mi diceva per chiarire quanto era già abbastanza chiaro di per sé…

Sulla scia dei miei ricordi, riconosco nel cinema la seconda grande passione di mio fratello, passione che si identifica con tutto il cinema impegnato e meditativo in generale e con Ingmar Bergman in particolare.Anche in questo caso, non un semplice ” amore” ma una passione forte, a tratti maniacale , che porterà Sergio a collezionare tutti i film di Bergman nelle versioni linguistiche più disparate, giapponese incluso, ed a raccogliere poster, foto, libri e articoli del Maestro e degli attori a lui vicini ( in primis Liv Ullmann) fino ad arrivare ad intervistare di persona il Maestro per un giornale, coronando sicuramente un grande sogno della sua vita. Quando Bergman dichiarò che non avrebbe girato più film, (affermazione poi smentita dai fatti) , ma che avrebbe firmato solo regie teatrali per il teatro ” Dramaten” di Soccolma, Sergio continuò a seguire il suo ” idolo” volando a Stoccolma ogni volta che Bergman esordiva con una nuova regia teatrale, destando inizialmente la meraviglia della sua amica Ann-Christine, responsabile dell’Ufficio Stampa del Dramaten, che prenotava su sua richiesta due, talvolta tre rappresentazioni della stessa commedia, oltre alla prova generale , tutto religiosamente in lingua svedese. Ho trovato un fax in cui Ann-Crhistine,che evidentemente ancora non conosceva bene Sergio, chiedeva:” Are you sure, Mr. Sablich, you want to see three rehersal of ” Frokken Julie”???

L’istituzione che dimostrerà di comprendere tutto quello che sta dietro ad una collezione così importante come è quella di Sergio su Bergman e la sua opera , sarà quella che sceglieremo per donare il materiale raccolto da Sergio sul grande Maestro svedese: ho trovato una lettera ad una rivista teatrale, dove a proposito della sua collezione, Sergio parla di un sogno che vorrebbe realizzare, aprendo un museo ” Bergman” in qualche sperduta località: forse in ricordo dell’isola di Faro dove il Maestro si è ritirato da tempo ?

Poi , nella sua e nella nostra vita, arrivò la musica classica. Sergio iniziò a studiare musica intorno ai 18 anni, e con questa nuova passione, che si sarebbe poi identificata con la sua vita professionale, fece la sua comparsa in casa un pianoforte verticale e la necessità di studiare. Con la sua consueta tenacia , iniziò il suo programma di studio per perseguire gli obbiettivi che si era preposto: il Conservatorio, dove entrò dopo un durissimo esame da privatista e contemporaneamente l’Università di Lettere e Filosofia, corso di Laurea in Storia della musica.

E’ di questi anni la passione per alcuni ” protagonisti” della musica: Arturo Benedetti Michelangeli, Claudio Abbado, ed in particolare Wolfgang Sawallisch, con il quale Sergio sfodera di nuovo la grinta delle grandi passioni, seguendo il Maestro inizialmente in Italia e in Germania ( a partire dal 1976) e poi dovunque, Stati Uniti compresi. Alla mia domanda su come ha conosciuto Sergio e cosa ricordava di lui dei primi tempi, il Maestro mi ha risposto: ” Ero incuriosito da questo ragazzo che alla fine dei miei concerti, dovunque io fossi, veniva a salutarmi, parlando un perfetto tedesco e dimostrando una ammirazione ed un affetto nei miei confronti che non poteva non colpire. Negli anni ho imparato a conoscerlo e Sergio è diventato per me un amico unico ed un prezioso collaboratore”.

Ricordo con emozione la prima volta che ho conosciuto il Maestro Sawallisch, ad Amsterdam nel 1985: alla fine del concerto, siamo andati a salutarlo: Sergio era ormai ” di casa” e sia la Signora Sawallisch che il Maestro gli fecero molte feste nel vederlo anche lì e con tanto di sorella al seguito…

So che tante altre sono state le passioni di Sergio, ma preferisco limitare il mio ricordo a quelle che inevitabilmente hanno influenzato anche la mia vita in quanto si viveva insieme in famiglia. Sergio aveva un forte ascendente su di me e la sua personalità mi condizionava molto:ero portata ad imitarlo ed a fare mie le sue passioni. Devo a lui le emozioni legate alla musica classica, che per fortuna iniziai ad ascoltare perché lo faceva lui e con lui ho fatto i miei primi turni ( anche di notte!) per acquistare i biglietti d’ascolto al Teatro Comunale nelle grandi occasioni!

Ma non ho più testimonianze dirette circa il modo di vivere le sue passioni, in quanto a 19 anni andai negli Stati Uniti per un anno e poi non abbiamo più vissuto insieme.

Mi auguro che altri possano continuare questa testimonianza diretta: i suoi amici, le sue compagne, i suoi colleghi: questa parte del sito è a disposizioni di tutti coloro che hanno un ricordo legato alle grandi passioni di Sergio: Benvenuti..

“Sablich poteva trascinarti sulla tomba di Karajan (o di re Ludwig) o proporti una scarpinata verso un rifugio dell’Alto Adige (nelle tre-quattro ore libere tra prova generale e concerto), lasciarti in ostaggio a casa una valigia di libri e/o cataloghi non trasportabili visto che l’immediata meta era Stoccolma, lo stadio, la Scala, l’anteprima di una mostra o un irrinunciabile avvenimento chissà dove. Difficile non invidiare, cioè ammirare, le passioni di Sergio Sablich: prima ancora di condividerle. Non solo per il soggetto ma per la follia in sé: passioni di alto profilo, diverse ma miracolosamente compatibili, a volte ossessive ma prive di morbosità e feticismi, gelosamente alimentate ma spartite tra gli amici. “

Angelo Foletto in “sistema musica” -maggio 2005

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