La casa francese Accord ha inaugurato una serie di rarità discografiche pubblicando la registrazione della Pastorale di Beethoven nella esecuzione pubblica diretta a Lugano il 12 marzo 1965 da Hermann Scherchen a capo dell’Orchestra della Radiotelevisione della Svizzera Italiana. Scherchen, che morì a Firenze l’anno successivo all’età di settantacinque anni, aveva fondato nel Canton Ticino, a Gravesano, un laboratorio di musica elettronica che dette forti impulsi alla ricerca sperimentale contemporanea; e soprattutto come interprete della musica del nostro secolo, nonché di Mahler e curiosamente di Bach, del quale dette anche una splendida realizzazione dell’Arte della fuga, si distinse nel corso della sua lunga e benemerita carriera, guadagnandosi molti riconoscimenti da parte dei più importanti compositori della generazione che va da Schoenberg a Dallapiccola.
Come interprete del repertorio classico Scherchen non ha lasciato testimonianze discografiche altrettanto numerose. Ciò non significa però che non frequentasse assiduamente anche questo repertorio e non rivelasse anche in esso le sue doti tutt’altro che comuni.
La registrazione della Pastorale proveniente dagli archivi della Radio Svizzera ne offre una adeguata dimostrazione e basterebbe da sola a dare la misura della sua grandezza di interprete. Ma in questo caso l’interesse è ancora maggiore dato che l’esecuzione pubblica è preceduta dalle prove di Scherchen prima del concerto: da cui è possibile dunque farsi un’idea non solo delle sue idee originalissime in fatto di esecuzione della partitura di Beethoven ma anche dei suoi criteri e delle sue scelte in sede di concertazione.
Tutti gli interventi del direttore mirano a stabilire una salda unitarietà nella visione della partitura, soprattutto dal punto di vista dei tempi e della dinamica.
Scherchen insiste in modo particolare sulla necessità di non considerare la Pastorale alla stregua di una marcia descrittiva, ma anzi di mettere a nudo le relazioni e i nessi che ne costituiscono la struttura in modo rigorosamente analitico. Scompaiono con lui enfasi e pathos, pittura e didascalie, indugi e sospensioni: tutto procede con implacabile logica formale e chiarezza ritmica assoluta.
L’immagine è messa a fuoco in modo nitido, anche a costo di ridurre la varietà dei colori a una scabra sequenza in bianco e nero. La sua voce roca, in un italiano pittoresco, incalza l’orchestra ogniqualvolta si affacci una deroga spontanea, forse risultante da abitudini esecutive consolidate, ad ammorbidire i contorni o a lasciarsi andare liberamente a fraseggi più consueti e tradizionali: «in tempo!», esclama allora Scherchen, e immediatamente si ritorna sui binari di una severa costruzione architettonica scandita con energica forza espressiva.
E quando nel corso dell’esecuzione il gesto non basta a mantenere questo passo, mugolii e borbottii si aggiungono per aiutare a trovare la giusta andatura, a ripristinare lo spessore e l’intensità necessari alla definizione globale dell’arco musicale.
Che trova nella preparazione del temporale e nella sua trasfigurata conclusione momenti di grande emozione, degni di una personalità intransigente, dura ma certo non ordinaria.
Beethoven, Sinfonia n. 6 “Pastorale”; Orchestra della Radiotelevisione della Svizzera Italiana, dir Scherchen, prove ed esecuzione integrale, Accord 201762 (1 cd).