Sergej Prokofiev – Concerto n. 1 in re maggiore op. 19
Composto pochi mesi prima della «Sinfonia classica», nel febbraio 1917, il Primo Concerto per violino e orchestra è anch’esso legato alle forme della tradizione classica, pur senza gli spiccati, espliciti riferimenti della Prima Sinfonia. Si tratta di un’opera ancora giovanile, ma del tutto degna di figurare come testimonianza della coerente parabola artistica del compositore sovietico, che sembra quasi bruciare le tappe alla ricerca di una rapida maturazione, dove l’innata predisposizione alla musica si unisca alla necessaria padronanza di mezzi e scopi. Prokofiev, che aveva fatto del pianoforte lo strumento di lavoro prediletto, anche come compositore oltre che esecutore, si avvicina ora ai violino senza soggezioni, cogliendone le caratteristiche peculiari senza spingersi spericolatamente al di là di un sano virtuosismo, certo d’effetto, ma sempre controllato. I momenti migliori li ottiene là dove il solista, stagliandosi su un’orchestra mobilissima e raffinata, accentua i tratti fantastici e fiabeschi, in un germoglio di suoni rari, d’immaginose fioriture e vibrazioni sconfinate. Inoltre, accanto alla solita fantasia ritmica scatenata, che durante il periodo di studio al Conservatorio lo aveva fatto definire un «selvaggio», Prokofiev dà via libera al lato piú puramente melodico della sua ispirazione, portandolo spesso a un lirismo ora assorto ora estroverso.
Questo carattere del Concerto si presenta fin dall’inizio, nella solennità raccolta che apre il primo movimento, «Andantino»: un tema lirico, contenuto, sale lentamente verso le regioni acute, dipanandosi con tenerezza, sostenuto dal caldo accompagnamento dell’orchestra. Ribaltando la disposizione tradizionale, Prokofiev pone all’inizio e alla fine, come primo e terzo movimento, due tempi lenti, lasciando al furioso Scherzo centrale il compito di fare da contrasto (Vivacissimo). Infatti, spentasi l’eco dell’atmosfera sognante dell’Andantino, nello Scherzo si assiste a una girandola di suoni e di rapide volate del solista, inserite in un discorso fortemente ritmato e tutto a sbalzi, dove fa nuovamente capolino il Prokofiev sfrenato e gioioso, generosissimo nel dar rilievo espressivo al solista.
II finale (Moderato) ritorna al clima eminentemente lirico del primo tempo, ed è caratterizzato, quasi che i fuochi d’artificio del violino solista avessero lasciato il posto a una dirnensione piú intima e spirituale, da un maggior spicco dell’orchestra, che ora non funge piú soltanto da supporto dialogico del discorso ma si fonde col solista, in una dovizia timbrica accresciuta. Il Concerto si chiude cosí in un’atmosfera assai tenue e rarefatta, nell’aereo registro sovracuto.
Juri Temirkanov / Carlo Chiarappa”
Ente autonomo del Teatro Comunale di Firenze, Concerti 1979/80