Sergej Prokof’ev – L’angelo di fuocoOpera in cinque atti e sette quadri (in forma di concerto)

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L’argomento dell’opera


La vicenda si svolge a Colonia e dintorni nel 1534 circa.

Atto primo

Soffitta di una stamberga. Notte.

L’ostessa accompagna Ruprecht alla sua stanza. È la sua prima notte in patria. Sta per prender sonno, quando dalla stanza contigua si odono gli scongiuri di una donna terrorizzata. Ruprecht sfonda la porta e si trova di fronte Renata, scarmigliata e atterrita da una visione. Ruprecht traccia una croce col pugnale e recita il “”Libera me Domine””. Renata si riprende; racconta a Ruprecht il proprio passato. Aveva otto anni quando le apparve un angelo radioso “”Angel di fiamma, il suo nome svelò: Madiel””, Renata lo amò sopra ogni cosa; le sue forme erano mutevoli, la sua presenza assidua. Quando compì sedici anni, Renata chiese a Madiel, di unire a lei il corpo come aveva unito lo spirito. L’angelo si turbò, la respinse, disparve nel bagliore della folgore. Abbandonata, Renata invocò la morte; ormai più non sperava, quando Madiel le apparve in sogno: sarebbe tornato, non più nell’aspetto angelico, ma nei panni di un mortale. Renata lo ravvisò nel conte Enrico. Egli l’accolse nel suo castello. Ma dopo un anno la tristezza scese su Enrico, egli lasciò il castello e Renata lo attese invano.

Ruprecht è turbato, avvinto dal fascino della donna stravolta. Renata lo supplica di aiutarla a ritrovare il conte Enrico. Ma Ruprecht non l’ascolta e tenta di sedurla. Renata si dibatte, resiste: è sola al mondo, una povera donna.

Commosso, Ruprecht desiste. Renata lo guarda con tenerezza; ha donato tutto all’amico celeste, nulla più le resta per l’amore terreno. Chiede a Ruprecht di accompagnarla a Colonia, dove è sicura di trovare Enrico. Entra l’ostessa, seguita da un’indovina e da una serva. Ruprecht domanda all’indovina di predire íl futuro, ed ella afferma di vedere sangue scorrere dal vestito di Renata. Ruprecht scaccia le donne, ma l’ostessa lo mette in guardia da Renata.

 

 

Atto secondo

 

Quadro primo: Nella sua camera, Renata sta leggendo un libro di magia. Sopraggiunge Ruprecht. Da sette giorni battono invano ogni angolo di Colonia alla ricerca del conte Enrico. Entra Jacob Glock. Reca preziosi manoscritti magici, ma avverte che la città è piena di spie dell’inquisizione. Renata si immerge nei mano-scritti, e Ruprecht le dichiara ancora una volta la propria passione. Invano. Si arrende, respinto, e Renata si appresta ad evocare gli spiriti. Si odono colpi sordi alla parete. Ruprecht interroga il demone; se è amico batta tre colpi. La risposta è affermativa. Sconvolta, Renata chiede se rivedrà il conte Enrico. I tre colpi si ripetono. A buon punto rientra Jacob Glock. Non ha trovato il libro della cabala. Ma può offrire di meglio. Condurrà Ruprecht dal grande Agrippa di Nettesheim. Ruprecht accetta.

 

Quadro secondo: Il laboratorio di Agrippa; in alto, invisibili a Ruprecht, tre scheletri.

Ruprecht si appella alla magia del maestro dottissimo. Agrippa si schermisce, non è mago, ma filosofo e saggio. L’occultismo è favola, il sabba illusione di un filtro sui nervi scossi. Non è mago chi si trastulla coi demoni. “”Chi sono allora i maghi?”” Interroga Ruprecht. “”I saggi””, replica Agrippa, “”sono coloro che s’inchinano al Cristo””. “”Non lo è colui che costringe i demoni al proprio volere?”” “”Fandonie di superstiziosi””. In alto i tre scheletri fanno scricchiolare le ossa e smentiscono Agrippa. “”È la degradazione dell’oro?”” Insiste Ruprecht. “”Ciarlatenerie””. “”E la profanazione dei cadaveri?”” “”Menzogne””. “”Ma cos’è allora la vera magia?”” “”La vera magia è il fine di ogn scienza, rivelazione di ogni mistero, che soltanto a saggi è dato di penetrare””.

 

 

Atto terzo

 

Quadro primo: Una strada davanti alla casa d Enrico.

Aggrappata alla porta della casa di Enrico, Renata invoca l’amato. Entra Ruprecht. Egli torna dal laboratorio di Agrippa. Il responso del saggio parla chiaro: segnali e spettri non sono che ciarlatanerie. Ma Renata ha altro da rivelare. Ha incontrato Enrico. Si è inginocchiata davanti a lui. Enrico l’ha respinta. Ma essa non si cura dell’affronto. Ora sa che Enrico l’ha ingannata: egli è soltanto un uomo, non il puro, incontaminato Madiel. Ruprecht la conforta. Renata esplode: seguirà Ruprecht soltanto se la vendicherà dell’affronto. Ruprecht rifiuta, poi cede. Bussa alla porta con l’elsa della spada, deciso a sfidare Enrico. Si spalanca la finestra della casa di Enrico. Egli è là, bello come l’angelo di fuoco. Renata crede nuovamente di riconoscere il suo Madiel e cade in ginocchio tendendo le braccia verso Enrico. Ruprecht, in-vece, lo ingiuria e lo sfida a duello. La finestra si chiude, e Ruprecht torna dabbasso: si batterà l’indomani, ucciderà Enrico. Renata è stravolta.

 

Quadro secondo: Una riva scoscesa del Reno.

Il duello si è appena concluso. Ruprecht giace ferito, assistito dal suo secondo, Mathias. In distanza si stagliano le sagome di Enrico e del suo secondo; Renata si appressa al ferito, ed Enrico si allontana. Renata giura di ritirarsi in convento se Ruprecht dovesse morire. Ruprecht riacquista per un attimo i sensi; incolpa Renata di averlo mandato a certa morte. Renata si strugge. I demoni le avevano annunciato l’incontro con Ruprecht, il suo protettore terreno, ed ora essa lo ama.

 

 

Atto quarto

 

Una piazzetta di Colonia. A destra una taverna con piccolo giardino. A sinistra la casa di Ruprecht e Renata.

Renata esce di casa concitata, Ruprecht non ancora del tutto guarito la segue appoggiandosi ad un bastone. Renata ha deciso di abbandonare Ruprecht e di entrare in convento. Non ha altra scelta se vuoi salvare l’anima. Ruprecht cerca di trattenerla: Dio stesso ha prescritto fin dalla creazione un solo conforto per l’uomo, l’amore. Fuori di sé, Renata afferra un coltello e si colpisce per espiazione. Ruprecht cerca di fermarla, ma Renata gli si scaglia contro e fugge inseguita da lui.

Nel giardino dell’osteria Mefistofele ordina vino e arrosto di montone. Un garzone porta subito il vino. Mefistofele lo minaccia: se non tornerà di corsa col montone lo mangerà vivo.

Rientra Ruprecht; ha inseguito inutilmente Renata. Entra nel giardino dell’osteria ed ordina da bere. I1 garzone gli porta il vino, e Mefistofele mantiene la minaccia. Rovescia il ragazzo sul tavolo e lo mangia vivo. Faust volge le spalle disgustato; Ruprecht balza in piedi, malgrado la ferita. L’oste arriva concitato col piatto di montone: l’indomani vi sarà una festa, avrà molti avventori e sarebbe perduto senza il garzone. Mefistofele perdona. Il ragazzo è nella cassa della spazzatura. L’oste e Ruprecht vi si precipitano e lo tirano fuori. Mefistofele invita Ruprecht ad accompagnarlo con Faust in un giro della città. Ruprecht si schermisce, dicendo che la sua anima è turbata. Mefistofele lascia intendere che andando con loro, forse Ruprecht potrà trovare un rimedio.

 

 

Atto quinto

 

Sotterraneo di un convento.

Da fuori scena si ode un coro di monache. Renata nel saio di novizia è prostrata al suolo, le braccia aperte in forma di croce. Entra la badessa. Scuote Re-nata: si appresti ad affrontare l’inquisitore. Egli scaccerà i demoni dal suo cuore. Entrano le monache compunte e timorose. La badessa si ritira, ed entra l’inquisitore col suo seguito. Rimbombano colpi alle pareti. Due novizie si contorcono; l’inquisitore pronunzia l’esorcisma. Il coro delle monache fa cerchio attorno alle ossesse salmodiando l’anatema. L’inquisitore interroga: lo spirito del male si trova fra le suore, possiede egli forse la sorella Renata? Alcune suore assentono; altre ne annunziano la venuta. Le due novizie si contorcono fin quando cadono a terra sfinite, e l’inquisitore le fa allontanare dal suo seguito. Ora tocca a Renata. Il maligno è stato scacciato dalle sue sorelle; lei è la sola schiava del demonio. Renata nega. Si ripetono i colpi ed un coro maschile ghigna fuori scena. Adesso Renata è colta dall’ossessione, impreca contro le visioni e poco alla volta la furia si trasmette a tutta la comunità. Mefistofele compare inosservato assieme a Ruprecht e Faust nella galleria sopraelevata. Le suore si prostrano al demonio, danzano. A uno squillo di campana le invasate circondano l’inquisitore ed il suo seguito che proseguono nell’esorcisma. Al culmine del parossismo, tutte le suore si scagliano contro l’inquisitore. Entrano i soldati della guardia. L’inquisitore inchioda Renata col suo bastone. Essa è rea di atti carnali col demonio. Sia arsa viva sul rogo. Ruprecht, trattenuto da Mefistofele, assiste sgomento, impotente, alla conclusione del sabba.


Valerij Gergeev e Norbert Balatsch
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Gestione autonoma dei concerti – Stagione sinfonica 1991-92

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