Romano Pezzati, classe 1939, è tra i compositori fiorentini della sua generazione quello che più di tutti ha raggiunto un’identità e uno stile individuale, affinandolo nel tempo attraverso prove sempre più mature e originalmente compiute. Musicista di preparazione solidissima, quasi d’altri tempi, Pezzati unisce a una vocazione compositiva di prim’ordine l’innata apertura verso le più diverse esperienze della contemporaneità, ma non ha mai rinunciato alla propria concezione dell’atto creativo, tendente da un lato alla esplorazione del fatto linguistico in tutti i suoi elementi, dall’altro alla ricerca di relazioni fra la costruzione di mondi formali fissati per mezzo dei suoni e le suggestioni emotive, in senso ampio espressive, che ne costituiscono l’anima. In questa direzione Correspondances, scritta nel 1972, è pagina che rende adeguatamente la fisionomia artistica di Pezzati, anche se i suoi lavori più recenti, e sopratutto l’opera teatrale Il sognatore rappresentata con ottimo successo all’ultimo Maggio Musicale Fiorentino, prefigurano sviluppi di ben più vasta e cospicua portata.
In Correspondances, per una voce di soprano e sette strumenti (flauto, clarinetto, trombone, pianoforte, violino, viola, contrabbasso), determinante è la scelta del testo, tolto da Les
fleurs du mal di Baudelaire. Come scrive l’autore, «le Correspondances baudelairiane hanno rappresentato per me non soltanto un’alta espressione poetica, ma soprattutto una profonda intuizione della realtà insita nella natura stessa delle cose, la cui vita è appunto il mondo delle relazioni. Poiché credo che la musica partecipi di questa realtà, la mia composizione si pone come un tentativo di rifletterla e di penetrarla. Ecco, allora, che i suoni articolati nel tempo e distribuiti nello spazio, tendono a formare un campo sonoro, la cui totalità non è altro che questa rete di corrispondenze. L’essenza di questo processo è il suono complessivo che ne risulta, ciò che si potrebbe definire «melos» (in greco membro e unità musicale), con cui non si deve intendere melodia tout court, ma la possibilità che può avere un nucleo sonoro, o elemento sonoro semplice (membro), di proiettarsi ed espandersi nello spazio – tempo musicale (Comme de longs échos qui de loin se confondent I dans une ténébreuse et profonde unité), e di creare una struttura melodica a più dimensioni (un’unità musicale) della quale esso è la legge e l’origine primigenia».
La suggestione del testo, della parola in sé, diviene nella interpretazione di Pezzati impulso costruttivo, che ha il suo fondamento nella voce, elemento non soltanto portatore di espressione ma anche capace di stabilire graduali relazioni fra i nuclei sonori e le loro elaborazioni. Sotto questo riguardo si potrebbe dire che anche gli strumenti sono una specie di emanazione delle suggestioni delle parole, definite musicalmente, ma non in senso unilaterale, dalla voce. Ciò crea una particolarissima atmosfera sonora, tipica di Pezzati, nella quale l’attenzione al suono, sia in sé sia in agglomerati di rarefatta luminosità, si fa calibratissima, oscillando fra momenti di attonito silenzio e slanci di flessibile, intima espressività.
Correspondances
La Nature est un tempie où de vivants
[piliers
laissent parfois sortir de confuses paroles:
l’homme y passe à travers de forêts de
[symboles
qui l’observent avec des regards familiers.
Comme de longs échos qui de loin se
[confondent
dans une ténébreuse et profonde unité,
vaste comme la nuit et comme la clarté,
les parfums, les couleurs [et] les sons
[se répondent.
Il est des parfums frais commes des
[chairs d’enfants, doux comme les hautbois, verts comme
[les prairies, – et d’autres, corrompus, riches et
[triomphants,
ayant l’expansions des choses infinies,
comme l’ambre, le muse, le benjoin et
[l’encens
qui chantent les transports de l’esprit et
[des sens.
Baudelaire
(Les fleurs du mal)
Corrispondenze
È un tempio la Natura ove viventi
pilastri a volte confuse parole mandano fuori; la attraversa l’uomo
tra foreste di simboli dagli occhi familiari. I profumi e i colori
e i suoni si rispondono come echi
lunghi che di lontano si confondono
in unità profonda e tenebrosa,
vasta come la notte ed il chiarore.
Esistono profumi freschi come
carni di bimbo. dolci come gli òboi,
e verdi come praterie: e degli altri
corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno
l’espansione propria alle infinite
cose, come l’incenso, l’ambra, il muschio,
il benzoino, e cantano dei sensi
e dell’anima i lunghi rapimenti.
(Traduzione di Luigi de Nardis)
(Feltrinelli, Milano, 1964)
Firenze nel dopoguerra: aspetti della vita musicale dagli anni ’50 a oggi, Quattro concerti e una tavola rotonda, a cura di Leonardo Pinzauti, Sergio Sablich, Piero Santi e Daniele Spini.
Dalla collana Musica nel nostro tempo – documentazione e ricerche, Opuslibri, 1983.