Firenze – Se siete toscani e soffrite d’insonnia (come Bergman), se vi capita di svegliarvi nel cuore della notte e di non aver voglia né di pensare né di leggere, accendete la radio in cuffia e sintonizzatevi su Radio Montebeni. Trovarla è facile, perché sta all’estremo limite della modulazione di frequenza (107.900 Mhz): nell’unico spazio, forse, non ancora usurpato dallo scemenziario delle radio cosiddette libere.
Radio Montebeni è l’unica radio privata italiana che trasmette solo musica classica ventiquattro ore su ventiquattro: con precisi annunci di titoli e interpreti in testa e in coda, ma senza interruzioni pubblicitarie, chiacchiere, dibattiti e via dicendo. A fondarla, nel marzo 1983, è stato Giuliano Giunti, proprietario di uno studio di registrazione allogato nell’ex casa del popolo di Montebeni, sulle colline che guardano Firenze fra Settignano e Fiesole.
Benché sia un tipo fuori dal comune già nell’aspetto, un tipo di straordinaria simpatia, Giunti non è un pazzo, né un mecenate, e neppure un musicista, ma semplicemente uno a cui piace ascoltare musica classica. Da questa innocente passione e da una esperienza che sarà capitata più o meno a tutti (cercare sull’autoradio, mentre si è in viaggio, una stazione che trasmetta appunto quel tipo di musica e scoprire che toh, Radiotre è in tutt’altre faccende affaccendata ecc.), è nata la sua iniziativa: attrezzato lo studio di trasmettitori e ripetitori, Giunti ha creato una radio di musica classica. Irradiando un Concerto di Mozart su Firenze e dintorni.
Molto tempo è passato da quei momenti eroici. Oggi Radio Montebeni ha una posizione solida, nonostante le continue aggressioni dei vicini di banda (i noti “”banditi””). Anzitutto ha potenziato e migliorato la qualità delle trasmissioni, tutte in stereofonia; poi si è allargata a tutta la Toscana, o quasi, impiantando due ripetitori per le province di Lucca, Pisa, Livorno (98.300 Mhz) e per la costa tirrenica (90.00 Mhz). E soprattutto ha un pubblico fedele, che la segue con passione, attenzione (più volte gli ascoltatori hanno telefonato per correggere un involontario errore negli annunci) e certo anche con gratitudine.
Siccome è una persona seria, Giunti non nasconde che all’inizio era stato mosso anche dalla prospettiva di allargare i suoi affari come discografico, investendo in Radio Montebeni. Ma poiché la sua creatura finiva soprattutto per assorbirne i proventi – e d’altronde il successo della cosa era tale da impedire qualsiasi ripensamento – Giunti si è guardato intorno, cercando collaborazioni qualificate e valide. Sponsor? Sì grazie, ma a patto che accettassero di rinunciare alle tradizionali inserzioni pubblicitarie per finanziare un ciclo di trasmissioni, magari scegliendo abbinamenti significativi. Così c’è chi lega il proprio nome a tutte le Sinfonie di Beethoven, e chi offre il ciclo completo delle opere di Verdi. Ma per arrivare a tanto, immaginatevi un po’ quante volte gli avranno dato come qui s’usa, del “”bischero””.
Però ce l’ha fatta. Anche perché nel frattempo ha stretto nuovi contatti per trasmettere in diretta i concerti della Scuola di Musica di Fiesole e quelli degli allievi del “”Cherubini”” di Firenze: e trattative sono in corso con l’Orchestra della Toscana e con il Comunale di Firenze. Così oggi il repertorio trasmesso non si basa più solo sui dischi, retrocessi appena al 25 %, ma anche su nastri registrati dal vivo in digitale, su nastri rari e su esecuzioni di fonte “”pirata””. La mancanza di una normativa in materia di radio private è in questo caso un bel vantaggio, anche se limitato in confronto all’etereo caos che vi domina.
Intendiamoci, non è che tutto sia rose e fiori. Anzi. Giusto un anno fa, Radio Montebeni fu costretta a interrompere le trasmissioni e a lanciare un appello agli ascoltatori per chiederne l’aiuto. Furono circa duemila le persone che risposero all’appello, a voce o per iscritto; e molte di queste inviarono somme di danaro, magari solo simboliche, per sostenere “”la radio che dà buona musica””. Alcuni avevano ascoltato l’appello mentre erano di passaggio a Firenze: e pur sapendo che a Torino o Milano Radio Montebeni non arrivava, manifestarono tangibilmente la loro solidarietà. Fra questi Zubin Mehta, che offrì agli ascoltatori 50 “”abbonamenti”” pagati da lui stesso: nel giro di una settimana giunsero 174 cartoline con la richiesta del bollettino per sottoscrivere l’abbonamento.
Proprio la forma dell’autofinanziamento da parte degli ascoltatori stessi tramite abbonamento volontario è la strada scelta da Radio Montebeni per il futuro della sua esistenza. A partire dal 9 maggio tutti coloro che avranno sottoscritto un abbonamento annuale (fissato in 42 mila lire, 3500 lire al mese) riceveranno a casa un bollettino mensile con gli orari precisi dì tutte le trasmissioni, accompagnati da indicazioni sugli interpreti, gli autori, le musiche. E magari potranno contribuire, con le loro richieste e i loro consigli, a rendere più completo il panorama e a soddisfare al meglio i propri desideri in fatto di musica. Per quanti pochi siano, ne hanno diritto.
Il Giornale della Musica, n. 26, marzo 1988