Questo Maggio perde colpi

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Deludente il cartellone della rassegna fiorentina annunciato da Bogianckino


Firenze
– È difficile non provare un senso di delusione di fronte all’annuncio, fatto dal sovrintendente Massimo Bogianckino, del cartellone del prossimo Maggio musicale fiorentino, il cinquantacinquesimo. La delusione nasce prima di tutto dalla riduzione delle opere a tre, di cui due alla Pergola e una sola al teatro Comunale: dopo che bene o male ci eravamo riabituati all’idea che il piú importante festival italiano ne presentasse almeno cinque, e di un certo peso. Esse sono nell’ordine: The Fall of the House of Usher di Philipp Glass da Poe, direttore Marcello Panni, regia e scene di Richard Foreman, in prima esecuzione in Italia (5 maggio); La forza del destino di Verdi, direttore Zubin Mehta, regia di Lorenzo Mariani, scene e costumi di Maurizio Balò (dal 4 giugno); Le nozze di Figaro di Mozart, a conclusione della trilogia dapontiana affidata a Mehta e Jonathan Miller (dal 12 giugno). A queste vanno aggiunte l’opera da camera Teorema di Giorgio Battistelli da Pasolini, in prima assoluta, e due balletti anch’essi in prima assoluta su temi celebrativi, Happy Birthday Rossini (coreografia su college rossiniano di Krole Armitage) e Magnifico Lorenzo su musica di Matteo D’Amico. E non sarà neppure l’opera ad aprire il Maggio, bensì un concerto rossiniano (lo Stabat Mater) di un Myung-Whun Chung direttore ospite principale sempre piú lontano da Firenze il 3 maggio, seguito il giorno dopo da un recital di Cecilia Bartoli.

Dal 3 maggio al 26 giugno le manifestazioni saranno in tutto, con le repliche, 47, e verteranno in larga misura sui concerti sinfonici e da camera. Due le orchestre ospiti, l’Orchestre Nationale de France diretta da Georges Prêtre (6 e 7 maggio) e quella del Kirov di San Pietroburgo con il suo direttore stabile Valerij Gergev, che fra l’altro eseguirà in forma di concerto la Salamm Bo di Musorgskij (20 maggio). A Chung, oltre al concerto inaugurale, è riservato il Romeo e Giulietta di Berlioz (9 e 10 maggio), mentre Mehta dirigerà il Primo di Chopin con Maurizio Pollini e la Quinta di Mahler (19 e 20 giugno). Sei invece i concerti da camera, tutti in collaborazione con gli «Amici della Musica» di Firenze (Bunin, Holliger e Schiff, le sorelle Pekinel, Zimerman, il duo Canino-Ballista, le sorelle Labeque: un piccolo trionfo, tre su sei, per il duo pianistico). Al Coro del Maggio viene data fiducia con la replica della Petite Messe Solennelle alla Pergola piú un programma misto otto-novecentesco.

Per quanto nato in una situazione di precarietà non solo economica, senza un padre (il direttore artistico uscente Bruno Bartoletti non lo ha riconosciuto), questo cartellone conferma la crisi profonda in cui versa il Comunale e appare invero lontano dalle tradizioni, di tendenza o meno, del Maggio. La stessa proposta che Bogianckino ha sottolineato esserne alla base – una riconsiderazione non settaria della musica del Novecento fino ai nostri giorni – è disorganica. Avremo, negli altri due concerti dell’Orchestra del Maggio diretta da Pesko e Howarth, una monografia di Jannis Xenakis e una di Ligeti, con prime italiane e assolute; mentre il Novecento storico ricorre perlopiú nei programmi dei concerti da camera. Battistelli e D’Amico sono giovani, ma non hanno finora mostrato di possedere numeri da Maggio. Una città che ha nel suo cuore Dallapiccola, ricordato quest’anno a Parigi e Vienna, continua a dimenticarne le opere, anteponendogli un esponente del minimalismo americano, Philipp Glass. No, non è davvero facile trovare una linea in tutto ciò. E forse anche una ragione, una logica, una passione.

 

55° Maggio musicale fiorentino dal 3 maggio al 26 giugno 1992

da “”Il Giornale””

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