Polemica d’orchestra

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Egregio direttore,

nell’inciso che il professor Sablich include nel suo articolo su Zubin Mehta apparso sulla Nazione di mercoledì 27 giugno, vengo chiamato direttamente in causa: «Valga per tutti il caso curioso di un grandissimo musicista e di un didatta unico quale Piero Farulli che da anni manifesta apertamente la sua sfiducia verso l’orchestra, battendo sul tasto della professionalità. E’ augurabile che con l’arrivo di Mehta anche queste incongruenze vengano superate».

Tale distorcimento diffamante o, nel migliore dei casi, miope della battaglia che da anni, quale membro del consiglio di amministrazione del Teatro, rappresentante dello Smi (e quindi amministratore del denaro pubblico), vado portando avanti per una corretta conduzione del Teatro e del suo cuore, l’orchestra, richiede da parte mia una precisa smentita e un chiarimento che la prego voler pubblicare.

Devo dire che è per me fonte di meraviglia la faciloneria con cui i dibattiti (segreti per legge), che avvengono all’interno del consiglio, trovino venticelli leggeri che li propagano, distorti, all’esterno danneggiando in tal modo situazioni di estrema delicatezza che necessitano non del clamore giornalistico ma di accorta, severa, meditata considerazione.

Ma venendo alle posizioni attribuitemi dal dottor Sablich, vorrei sapere:

I) dove e quando mi ha sentito fare dichiarazioni tanto «sempliciotte»; II) se si è accorto che il 20% dei professori d’orchestra del Maggio sono stranieri; III) se ha notato che questa situazione non è fiorentina ma quanto meno italiana; IV) se è informato che quei rari elementi fra giovani musicisti, che vincono concorsi per entrare in orchestra, rifiutano poi il loro posto perchè l’impatto con il clima e l’organizzazione (o disorganizzazione) del teatro è tale da disamorarli rapidamente; V) che a Fiesole si organizzano da quattro anni corsi di qualificazione per orchestra con professionisti di altissima esperienza specifica, per formare quegli elementi che potranno domani entrare nelle orchestre sinfoniche italiane con una preparazione professionale completa e una concezione del loro lavoro che li veda protagonisti sotto ogni aspetto e non solo strumentisticamente: insomma musicisti orgogliosi di far parte di questo grande strumento, l’orchestra, così come lo sono i loro colleghi delle orchestre americane, tedesche, inglesi, etc.

Professionalità dunque, ma professionalità nella conduzione dell’orchestra, professionalità nella organizzazione della vita del teatro. Non crede il dottor Sablich che tutto questo testimoni (come del resto è naturale da parte di ogni musicista cosciente che non vive in una torre di avorio), un profondo, fattivo, concreto rispetto e amore per quella che è l’anima della vita musicale della città, della regione?

E non pensa che il problema non sia solo fiorentino ma, ahimè, nazionale e che occorre lungimiranza e accorto operare?

Piero Farulli

 

Non mi pare vi sia diffamazione in quanto ho scritto di Piero Farulli. Non so di venticelli e calunnie. Non ho mai considerato «sempliciotte» le dichiarazioni di Farulli, tanto che nel contesto del mio articolo esse apparivano espressione di un parere autorevole, che comunque conta. A F-rulli va dato atto di un fatto certo: al di là della carica polemica della sua risposta (mi chiama professore e dottore, quando ci conosciamo e ci diamo del tu da molti anni) , le sue posizioni emergono con estrema chiarezza e forza, confermando un atteggiamento critico nei confronti delle orchestre italiane, e quindi anche di quella del Maggio. Farulli ci spiega perchè, e il lettore saprà giudicare. A noi sia consentita qualche osservczione, assolutamente non polemica.

La presenza di stranieri nelle orchestre italiane non costituisce necessariamente un elemento negativo, e non è un fatto soltanto italiano: all’Opera di Stato di Monaco la percentuale supera il 20%, e a Vienna è di poco inferiore. Forse Farulli vuol  dire che questa presenza, essendo per lo più stagionale o comunque non fissa, nuoce alla continuità di un complesso e non sempre si fonde con la massa dell’organico

Sono rari i giovani musicisti che vincono il concorso, e ancora più rari quelli che accettano il posto. E’ una piaga nota e dolorosa. Farulli indica i mali e i rimedi: scarsa preparazione professionale specifica (e cita il «correttivo» dell’esperienza fiesolana) , delusione cocente in coloro che, pur adeguatamente preparati, cercano di inserirsi nella vita dell’orchestra.

Concordo pienamente con lui sulla necessità di fornire all’orchestra un direttore stabile, un collaboratore di alto livello, forse più che un garante della discipline artistica, che dovrebbe essere garantita dalla coscienza professionale di ogni singolo musicista ma Farulli sa bene quanto sii difficile, oggi, trovare un personaggio con tali requisiti e dispost a legarsi davvero completament a un teatro. Limitatamente a Firenze, segnalavo gli attestati di stima rilasciati alla nostra orchestra da grandi direttori che hann lavorato da ospiti con essa: solo per dire che c’è una base su cui lavorare e migliorare. Nella battaglia per un serio, concreto rinnovamento, Farulli sa di poter contare su molti alleati, al di là degli schieramenti di parte.

da “La Nazione”

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