Stoccolma e Vienna festeggiano il drammaturgo ungherese
Nel teatrino del Dramaten, in una piccola Sala di appena duecento posti, it grande Ingmar Bergman dimentica provvisoriamente i suoi Ibsen e Strindberg e rende omaggio agli ottant’anni di George Tabori, mettendo in scena per la prima volta Variazioni Goldberg, il capolavoro di questo autore. Vienna, che ha adottato Tabori come figura di punta della sua intensissima vita teatrale, gli dedica una vera e propria vetrina, ospitando tra Akademie e Burgtheater due lavori ormai famosi, La venticinquesima ora e Mein Kampf, e una novita assoluta, Requiem per una spia: tutti con la regia dell’autore.
Tabori è sulla cresta dell’onda ovunque, fuorchè da noi. Ed è inspiegabile, questa mancanza. Può darsi che il suo teatro, drammaticamente segnato da un’impronta ebraica e strenuamente concentrato su interessi forti di tipo morale, sia poco adatto alla nostra tradizione teatrale. Ma è teatro vero, originale e coinvolgente: sintesi estrema di commedia e tragedia dei nostri giorni. Ciò che ne fa la forza è la persistenza di temi spirituali calati in situazioni concrete per lo piu quotidiane, che anche quando non giudicano tirano in ballo e rappresentano la storia, o una sua parodia. Ciò non basterebbe però a farne un drammaturgo se Tabori non riuscisse a inventare situazioni sceniche di presa immediata, che partendo da storie del passato e del presente si pongono come centro di un contrasto, ampliandosi in simboli di piu vasta portata, con grottesca immaginazione. Ne è un esempio la scena centrale di Mein Kampf. Un giovane sveglio ed entusiasta di nome Adolf Hitler ruba all’amico del cuore, un ebreo che si chiama Schlomo Herzl, (pace cuoricino: spesso i nomi hanno in Tabori doppi sensi amari) un libro che si intitola, appunto, Mein Kampf. Aprendolo, il futuro dittatore trova solo un motto seguito da pagine vuote; il motto dice: “”E se non sono morti, allora vivono ancora oggi””. Chiede al1’amico dove sia il resto del libro. Il resto è nella mia testa, risponde l’ebreo.
Goldberg-Variationen poi si basa su uno spunto geniale. La scena è il palcoscenico di un teatro nel quale si prova un pezzo nuovo, prima del debutto: argomento del pezzo sono i sette giorni della creazione del mondo e la preistoria dell’umanità, dalla Genesi alla crocefissione di Cristo. La storia biblica viene raccontata come genesi del teatro, di una rappresentazione teatrale. Un regista e il suo assistente, l’ebreo Goldberg (il titolo non ha dunque niente a che fare con 1’opera di Bach: ma gioca sull’ambiguita, inserendo la musica di Bach nei momenti più toccanti dell’azione, come richiamo a una spiritualità assorta, senza tempo e spazio), preparando lo spettacolo, tra una scenografa maniaca della perfezione (la straordinaria Bibi Andersson) e una truppa indolente di attori, poco propensi a prendcre sul serio la faccenda. Che si fa serissima allorche il regista impone al suo assistente di interpretare lui, ebreo, la morte di Cristo in croce. Un denso fumo di tragedia irrompe sulla scena. Erland Josephson, alter-ego di Bergman nei panni di Goldberg, e indimenticabile, umoristico e poetico insieme.
George Tabori. Nato a Budapest nel 1914 ha studiato e lavorato a Berlino e Londra. Ebreo, ha avuto la famiglia distrutta a Auschwitz. Dopo la guerra si e trasferito negli Stati Uniti, guadagitandosi da vivere nel teatro e nel cinema. Ha collaborato con Hitchcock: sua la sceneggiatura di “”lo confesso”. Dopo saggi e romanzi, ha scritto la sua prima pièce teatrale in memoria del padre, “”I cannibali”, del 1968. Molti altri sono seguiti, con crescente successo.
da “”La Voce””