Roma – I concerti di Wolfgang Sawallisch a Santa Cecilia sono consuetudini preziose, non-eventi a cui ci si accosta con animo grato: un ritrovarsi con se stessi e con la musica che fa bene all’anima. S’è detto tante volte della civiltà che spira da questo illuminato conservatore della tradizione, della esemplare normalità che contraddistingue le sue esecuzioni dei classici e dell’azione benefica esercitata sulle nostre orchestre. Son bastate due settimane di lavoro con lui per far ritrovare alla compagine ceciliana lo smalto dei tempi in assoluto belli, la sicurezza e l’orgoglio delle intenzioni musicali, la cultura del suono curato ed espressivo, soprattutto nella pasta vellutata degli archi. E i frutti seminati nel primo programma con il Carnevale romano di Berlioz, lo Schumann visionario del Concerto per violino (solista Uto Ughi) e il Bruckner raro della Seconda Sinfonia, sono arrivati puntuali alla prova piú difficile: concentrati in un unico, grande pezzo d’incantevole grazia, Il Paradiso e la Peri, oratorio profano dello Schumann maturo, a Sawallisch da sempre carissimo.
È, la sua, una interpretazione di riferimento: esaltata dalla capacità straordinaria di raccontare serenamente, con la tranquilla immedesimazione in una ragione toccata dai sentimenti ma, non
ancora vacillante, l’esile e appassionata trama della fata Peri bandita dal Paradiso e al Paradiso conquistata da un atto di pentimento testimoniato con amore. L’antico e favoloso Oriente ricreato da
Schumann sulle tracce di una novella di Thomas Moore si tinge di alate memorie musicali, nelle quali l’ombra di Bach si proietta sul mondo incantato di Mozart, e già s’individuano gli snodi drammatici del teatro wagneriano.
Superbo il coro preparato da Norbert Balatsch e di assoluto rilievo la compagnia di canto, che annoverava accanto a una fuoriclasse come Marjana Lipovsek una splendida Eva Mei nella parte della Peri e un musicalissimo Herbert Lippert in quella dello «storico». Ma anche negli interventi degli altri, Annegeer Stumphius, Jan Vacik e Simon Yang, si coglieva la qualità suprema dell’esecuzione, cui il pubblico ha decretato un vero trionfo, che era anche una vittoria della musica.
«Il Paradiso e la Peri» di Schumann a Santa Cecilia, stasera ultima replica.
da “”Il Giornale””