Successo per la tiepida interpretazione dell’opera verdiana al Maggio fiorentino
Affiatato ma privo di slanci il cast guidato da Leo Nucci, sobria ed elegante la regia di Lorenzo Mariani
La forza del destino è un’opera che rompe con la tradizione del melodramma eroico e ricerca nuovi, anzi antichi stimoli nella fusione di elementi eterogenei desunti da esperienze diverse, di Verdi stesso e di altri: soprattutto inseguendo il fantasma della tragedia inseminata di elementi comici e brillanti, in una sorta di sommario affresco del teatro popolare con cui far bella figura, in cambio non solo di un bel gruzzolo di rubli, al Teatro Imperiale di Pietroburgo, da cui era partita la commissione.
La successiva versione approntata per la Scala nel 1869 è di gran lunga piú equilibrata e meditata nel taglio drammatico, ma soffre di incongruenze e scarti stilistici in molti punti anche teatralmente irrisolti, di cui Verdi per primo era consapevole. Anche per questo aveva affidato eccezionalmente alla Sinfonia il compito non soltanto di presentare ma anche di elaborare con forte tensione drammatica i motivi musicali piú pregnanti e incisivi dell’intera opera.
Nella cui resa globale molto, se non tutto, dipende dalla capacità del direttore di differenziare i caratteri mantenendo tuttavia plausibile la ineluttabilità di un destino la cui forza tragica si esprime in modo piú ideale che reale, e dalla personalità dei cantanti: ciascuno isolato, nonostante l’intreccio fantasioso e vario, in un proprio mondo di solitudini, specularmente quasi inaccessibili.
La rinascita della Forza del destino nel nostro secolo fu legata proprio a grandi personalità in grado di realizzare questa sintesi, e toccò l’apice nell’edizione diretta da Dimitri Mitropoulos al Maggio del 1953.
Trentanove anni dopo, cioè oggi, a dirigere è Zubin Mehta, a cantare nei ruoli principali sono Stefka Estatieva (nel ruolo di Leonora), Peter Dvorsky (nella parte di Alvaro), Leo Nucci (interpreta Don Carlo di Vargas), Roberto Scandiuzzi (è il padre guardiano), Bruno Pola (veste i panni di Melitone) e Luciana D’Intino (ricopre la parte di Preziosilla) Un cast molto affiatato e lodevolmente impegnato nel gioco di squadra, concentrato negli appuntamenti cruciali senza tuttavia slanci interpretativi riconoscibili.
Il fuoco sinistro, quasi diabolico di Mitropoulos, e se vogliamo anche lo spericolato, travolgente ardore del giovane Muti del 1974, sempre a Firenze, si riducevano con Mehta a una efficiente lettura della partitura con un tiepido coinvolgimento emotivo: apprezzabile soprattutto nella misura con cui venivano attutite le tinte piú truci e drammatiche e moderati gli atti più esteriori.
Una regia sobria ed elegante, di Lorenzo Mariani, sull’impianto scenico molto funzionale e rispettoso di ambienti e situazioni di Maurizio Balò permetteva di seguire tranquillamente lo spettacolo secondo le convinzioni e le passioni di ognuno. Pubblico folto ma non strabocchevole, e successo molto cordiale.
«La forza del destino», di Verdi, al Teatro Comunale di Firenze per il Maggio Musicale, repliche domani, 1’11, 13, 16 giugno
da “”Il Giornale””