Luigi Dallapiccola: Quaderno musicale di Annalibera per pianoforte

L

Una serie di undici brevi pezzi pianistici scritti nel 1952 per incarico del Pittsburgh International Contemporary Music Festival e dedicati «alla mia cara bambina, nel giorno del suo ottavo compleanno» costuisce il Quaderno musicale di Annalibera. In questo lavoro, che occupa un posto particolarissimo nel catalogo dallapiccoliano, il compositore realizza, con affettuosa partecipazione ma senz’alcun arcaismo di preconcetti «ritorni», un equivalente contemporaneo dell’intimità poetica del pianismo romantico: quasi dei «fogli d’album», alla maniera di uno Schumann del Novecento che guardi con stupore all’arte somma di Bach, depurati di ogni eccesso sentimentale, appartati in un clima interiore di gelosa e raffinata concentrazione espressiva, di tipo spesso aforistico.

Lavoro, però e nello stesso tempo, di forte impegno costruttivo, come sempre del resto in Dallapiccola. L’unitarietà conferita alla composizione dall’impiego e dalle trasformazioni della serie dodecafonica, una delle più dolci fra quelle pensate da Dallapiccola e strutturata in modo tale da includere all’inizio la trascrizione musicale delle lettere del nome B A C H, si proietta nello svolgimento di una serie di variazioni ora polifoniche ora melodiche ora persino armoniche, condotte con sapiente equilibrio e potenziate dal gioco preziosissimo delle rifrazioni sonore e timbriche dello strumento. Ma è il contrappunto, assunto in tutte le possibilità tecniche ed espressive, a rappresentare per così dire l’ossatura della composizione, che segue un armonioso modello architettonico indicato espressamente da Dallapiccola in questa disposizione grafica:

Simbolo

Accenti – Contrapunctus primus

Linee – Contrapunctus secundus (Canon contrario motu)

Fregi – Andantino amoroso e Contrapunctus tertius (Canon cancrizans) Ritmi – Colore – Ombre

Quartina

 

Se la complessità dei procedimenti contrappuntistici, assimilati tanto dagli antichi maestri fiamminghi quanto dai contemporanei viennesi, incide in maniera determinante sulla organizzazione linguistica e formale dell’opera, dal punto di vista timbrico si possono riscontrare tracce evidenti dell’ammirazione di Dallapiccola per Debussy e soprattutto per Ravel, in un mondo sonoro pervaso di arcana purezza ed estremamente controllato, ma sensibilissimo alle sfumature di luci e di colori.

Firenze nel dopoguerra: aspetti della vita musicale dagli anni ’50 a oggi, Quattro concerti e una tavola rotonda, a cura di Leonardo Pinzauti, Sergio Sablich, Piero Santi e Daniele Spini.

Dalla collana Musica nel nostro tempo – documentazione e ricerche, Opuslibri, 1983.

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