Leoš Janàček – Kàt’a Kabanovà

L

                                        Kàt’a Kabanovà

Opera in tre atti e sei quadri da «L’uragano» di A.N. Ostrovskij

                 nella traduzione di Vincenc Červinka

 

Musica

Leoš Janàček

 

Versione italiana

Sergio Sablich

 

Personaggi

 

Savël Prokofjevič Dikoj, mercante       basso

Boris Grigorjevič, suo nipote    tenore

Marfa Ignatĕvna Kabanova (detta la Kabanicha),

ricca vedova di un mercante                 contralto

Tichon Ivanyč Kabanov, suo figlio       tenore

Katĕrina (Kat’a), sua moglie                 soprano

Vàňa Kudrjaš, maestro,

chimico, meccanico                             tenore

Varvara, figlia adottiva

in casa Kabanov                                mezzosoprano

Kuligin, amico di Kudrjàš                   baritono

Glaša, Fekluša, domestiche               mezzosoprani

Un passante                                     ruolo muto

Una donna del popolo          contralto

Borghesi d’ambo i sessi

 

L’azione si svolge nella cittadina di Kalinov, sulle rive del Volga, negli anni Sessanta dell’Ottocento.

Fra il secondo e il terzo atto passano due settimane.

 

 

Atto primo

Quadro primo

 

Abbreviazioni dei nomi dei personaggi:

Kudrjaš = Ku.; Glàša = G.; Dikoj = D.; Boris = B.; Fekluša = F.; La Kabanicha = LK.; Tichon = T.; Kàt’a = Kà.;  Varvara = V; Kuligin = K.

 

Parco sulla riva alta del Volga; al di là del fiume, un ampio panorama. A destra la casa dei Kabanov. Un viale con panchine e cespugli. Pomeriggio assolato. Kudrjàš, seduto su una panchina, contempla il fiume. Glàša esce dalla casa dei Kabanov

Ku. Un miracolo! Bisogna proprio dire che è un miracolo. Glàša, vedi, cara, sono già trent’anni che ogni giorno contemplo il Volga e non mi sono ancora stancato!

G. indifferente E con ciò?

Ku. E’ uno spettacolo! Che bello! Ti scuote l’anima!

G. Tu sei matto!

Ku. Che incanto! E tu dici che son matto! Se tu guardassi un po’ quant’è bello questo paesaggio!

G. Va bene! Hai sempre ragione tu! Sei un maestro. Un chimico, un meccanico!

Ku. accennando in disparte Guarda quello, come si dimena e strepita!

G. E’ Dikoj, che sgrida suo nipote!

K. Ha trovato proprio un posto adatto!

G. Per lui tutti i posti sono adatti, quando gli capita a tiro Boris Grigorjevič.

Ku. Quel vecchio cerbero! Sembra proprio un cane arrabbiato! Dikoj e Boris si avvicinano Andiamo via! Glàsâ corre verso casa Altrimenti se la prenderà anche con noi! Kudrjàš va verso il parco

D. a Boris Buono a nulla! Sempre a zonzo, giorno e notte! Sei la mia rovina!

B. Che cosa dovrei fare in casa? È festa.

D. Quando si vuole, il lavoro si trova! Te l’ho già detto, una, due, cento volte: «Stammi lontano, non capitarmi sotto gli occhi!» Ma io parlo al muro! Tutto il giorno in giro! Dovunque vada, ti trovo fra i piedi! Maledetto parassita! Che fai lí, adesso? Parlo con te, o no?

B. T’ascolto! Dikoj lo guarda Che devo fare?

D. Vattene al diavolo! Si dirige verso la casa dei Kabanov. A Glàša, che sta sulla soglia Che peso, non fa che starmi appiccicato! La signora è in casa?

G. È uscita nel parco! Dikoj sputa e va verso il parco

Ku. a Boris Io non capisco come riusciate a sopportare quell’energumeno là! E a tollerare le sue insolenze!

B. E che ci posso fare? Devo!

Ku. E perché mai dovete? Si può sapere?

B. Faccio presto a dirvelo. Avete conosciuto mia nonna?

Ku. Anfisa Michajlovna?

B. Prese in odio mio padre perché aveva sposato una nobile. Perciò vivevano a Mosca. La mamma diceva sempre: non riesco a stare tre giorni con la parentela.

Ku. Lo capisco bene.

B. Tutto le sembrava meschino!

Ku. Bisogna farci l’abitudine, non c’è che dire.

B. A Mosca abbiamo frequentato le migliori scuole, non ci hanno fatto mancare nulla. Io fui mandato all’Accademia Commerciale, e mia sorella in collegio. Ma un giorno il colera li ha uccisi tutti e due… e io e mia sorella siamo rimasti soli. Poi abbiamo saputo che qui era morta anche la nonna e che per testamento l’eredità ci sarebbe toccata solo da maggiorenni… sempre che…

Ku. Sempre che?

B. Fra lo zio e noi si andasse d’accordo.

Ku. Oh! Perbacco! Questa proprio non ci voleva!

B. S’io fossi solo, da un pezzo me ne sarei già andato! Ma mi dispiace per mia sorella. Dovrebbe venir qui; ma quei nobili parenti non la lasciano partire. E anche se venisse qui da noi… solo a pensarci mi vengono i brividi.

Ku. Oh Dio! Con quel tipaccio! Glàša raggiunge Fekluša che entra in scena Che cos’è? La gente esce di chiesa, forse i Vespri sono finiti? Ora vado anch’io!

B. Restate ancora un po’! Io qui marcisco! Io qui mi rovino! Gli anni passano senza gioia, monotoni! Di gioia qui non ce n’è! Essa è svanita ormai col sol che muore!

F. a Gkàša Che abbondanza! Tutto intorno, guarda! Qui c’è il ben di Dio! Qui poi tutti son devoti… specie… la Kabanicha!

B. ascoltando La Kabanicha? Fekluša e Glaša entrano in casa

Ku. Una bigotta! Aiuta i poveri, ma coi suoi è dura peggio di un’arpia!

B. Sono stregato! Santo cielo! Sono forse innamorato?

Ku. E di chi mai?

B. Eccola là! Sta venendo qui, è col marito. Non sono uno stupido? Uno scapestrato?

K. Quella non la toccare, non metterti nei guai…

B. Di là dietro possiamo guardarla meglio! Si nasconde assieme a Kudrjaš dietro la casa. Kàt’a, Varvara, la Kabanicha e Tichon giungono dall’altro lato della scena E poi via a casa! Ha! Ha! Ha! Ha! Parte con Kudrjaš

LK.  a Tichon, dura Se dai ascolto a tua madre, te ne andrai a Kazan per la fiera come faceva tuo padre: oggi stesso!

T. Vi ubbidisco, mamma!

LK. Ti crederei… se non avessi veduto con i miei occhi, se non mi fossi accorta tante volte che preferisci tua moglie a tua madre! Da quando ti sei sposato, so che tu non mi vuoi piú bene!

T. Ma come potete pensarlo?

LK. Certo! Quel che non vedono gli occhi, lo dice il cuore!

T. Ma che dite mai, mammina cara?

Kà. calma Io vi voglio bene quanto a mia madre. Ve lo assicuro! E pure Tichon vi vuole bene!

LK. Ti conviene star zitta! Zitta, dico. Chi t’ha chiesto niente? Perché lo difendi?

Va. fra sé Ora ha trovato pane per i suoi denti!

LK. Gli ho forse fatto un torto? E pur sempre mio figlio! Perché ti metti in mezzo? Perché lo guardi cosí?… Perché tutto il mondo veda quanto l’ami?

Kà. Non dovete dire questo! Voi mi offendete. Senza alcun perché! Con altri, o sola… io sono sempre la stessa! Entra in casa con gesto alte-ro

LK. Si dà grandi arie! Ora s’è pure offesa! A Tichon Forse finché eri scapolo volevi bene a tua madre, ma da quando ti sei sposato…

T. Non si può voler bene a tutte e due? E un male?

LK. Scambi la moglie per la madre? E chi ti dovrà temere, se ti vedono… schiavo di tua moglie? Pronto a sopportare persino un altro amante!

T. Ma che dite mai? Lei mi vuol bene!

LK. E per questo le risparmi ormai ogni rimprovero?

T. con violenza Ma… quale rimprovero?

LK. Oh, nulla, dico per dire…

T. Cos’è, l’accusate?

LK. Stupido, taci! E inutile parlare… si fa peccato e basta! Io vado a casa. Entra rapidamente in casa

T. a Varvara Vedi, sempre per causa sua!

V. decisa Kàt’a non ha colpa! La mamma ce l’ha con lei… e tu pure!

E poi dici ancora che le vuoi bene! Con rabbia Ora che fai? Che cosa aspetti? Ti si legge in volto quel che vorresti: bere! Tichon parte senza dire parola Lei, poverina… quanto mi fa pena! Indecisa, sulla soglia di casa Tanto indifesa e buona! Sulla soglia Come si fa a non volerle bene? Il sipario cade rapidamente

 

Quadro secondo

 

Una camera nella casa dei Kabanov. A destra e al centro porte. A sinistra una nicchia

Kà. deponendo un ricamo Sai a che cosa sto pensando?

V. Che cosa?

Kà. Perché gli uomini non possono volare?

V. Non capisco quel che vuoi dire.

Kà. La gente dovrebbe… saper volare come fanno gli uccelli… Sai, qualche volta mi sembra di essere un uccello che sa volare in cielo! Vuoi vedere? Fa come se volasse

V. Oh, che idea!

Kà. sospira Oh, quanto ero felice un dí!… Ora invece sono cambiata, sono un’altra…

V. Credi che non me ne sia accorta?

Kà. Era un’altra vita! Tutto era diverso, ahimé! Ero un passerotto gaio! La mamma aveva l’animo sereno. Ridendo Mi vestiva come una bambola! Ah, si viveva spensierati! Eran bei tempi. Mi alzavo presto, era piena estate, correvo alla fontana per lavarmi… Poi riempivo il secchio e annaffiavo i fiori intorno alla nostra casa!

V. Come fai tuttora qui!

Kà. Poi andavo alla messa. Oh, quanto amavo andare in chiesa! Mi sembrava di essere in paradiso… Non avvertivo più… né gente, né tempo, né la fine delle preghiere. In estasi crescente La mamma mi diceva che tutti mi guardavano, assorta com’ero! E poi, nelle giornate di sole, tutta la cupola risplendeva d’una luce d’oro, e una nube d’incenso la riempiva: mi sembrava di volare e di scorgervi una schiera d’angeli che cantavano. Ed io cadevo in ginocchio, piangendo; io non so perché… piangendo pregavo ancora. E cosí mi trovavano. E quali sogni stupendi, quali sogni! Templi d’oro vedevo, alti, lucenti, e monti, e boschi, sospesi nei cieli; come volavo, volavo!… Udivo canti e voci misteriose!

V. Kàt’a, che ti succede?

Kà. sempre piú esaltata Cipressi immensi…

V. Che ti succede?

Kà. prende Varvara per la mano, come impaurita Sopra di me… s’abbattono! Dinanzi a me l’abisso si spalanca e mi attira, mi chiama e io non so dove aggrapparmi…

V. Che cosa ti succede? Spaventata Ti senti male?

Kà. Male? No, sto bene, grazie al cielo. Ma sento una tale strana nostalgia e non riesco a celarla… Poi, se penso, i miei pensieri mi tormentano, mi si confondono le idee, e comincio a dire una cosa per un’altra… Sembra che il maligno mi sussurri, mi suggerisca cose impure, e mi vergogno innanzi a me stessa! Di notte…

V. Anche di notte?

Kà. Varja! Non posso dormire! Mi pare di sentire uno strano mormorio, una voce dolcissima parla con accenti soavi, e mi avvolge… m’incanta e mi seduce… par che mi porti via con sé!

V. vivacemente E tu?

Kà. E io… la seguo! Improvvisamente, tornando in sé Ma perché ti racconto queste cose? Tu sei una ragazza. Perché mai ti vado raccontando tutto questo?

V. guardandosi attorno Continua! Io sono peggio di te! Peggio di te! Parla ancora!

Kà. E che debbo dirti? Mi vergogno!

VARVARA Non c’è da vergognarsi! Non spetta a me giudicarti: ho anch’io i miei peccati!

Kà. Ma è peccato mortale… amare un altro! Che cosa debbo fare? Dove debbo andare?

V. Forse potresti incontrarlo un giorno?

Kà. con violenza No, no, no! Oh, no! Giammai! Che dici? Dio me ne guardi!

V. Perché? Tichon entra dalla porta di destra, pronto per il viaggio

Kà. Si butta al collo di Tichon Tichon?

V. Dio mio, che fai? Esce di corsa

Kà. Tichon, non partire! Glàša e Fekluša entrano dalla porta di destra, caricando il bagaglio

F. a Glàša Parte per molto?

G. Due settimane. Escono tutte e due dalla porta di mezzo

Kà. Tichon, non partire! Mio amore, non partire!

T. No, cosí non va. Come posso rimanere? E la mamma che me l’ha ordinato!

Kà. Allora portami con te… con te!

T. liberandosi dal suo abbraccio Ma non posso.

Kà. E perché non puoi? Tu non mi ami più!

T. No, t’amo! Ma quando si è cosí legati… ti vien la voglia di scappare nonostante una sposa bellissima! Una vita così… ti fa esasperare! E un bel giorno te ne vai… pianti e casa e moglie!

Kà. sgomentata Come posso amarti ancora… se dici queste cose?

T. Ma che vuoi, ma che vuoi? Chi ti capisce ancora?

Kà. piange Chi mi starà accanto nel dolore? Chi potrà salvarmi?

T. Non piangere!

Kà. stringendosi a Tichon Tichon, sentimi, se rimani a casa o se mi porti con te… sarò tanto, tanto buona… Oh, tanto… tanto buona! Tichon, pensa con chi mi lasci!

T. Io non ti capisco, Kàt’a! Tante volte non sai dire una parola… e ora?

Kà. Tichon, pensa con chi mi lasci!

T. Tu sai che devo andare. Che cosa posso fare?

Kà. Se tu parti accadrà una disgrazia! Una disgrazia! Sai, che ti dico? Fammi giurare una cosa… tremenda!

T. Giurare?

Kà. Giurare… che durante la tua assenza io non veda mai nessun estraneo… e non parli con nessuno fuori dei nostri, e ch’io non pensi mai a nessuno fuori che a te…

T. Santo cielo, perché?

Kà. Per la pace dell’anima mia, fammi questa grazia!

T. Ma come puoi giurare queste cose?

Kà. cade in ginocchio Ch’io non veda più… né mio padre, né mia madre… e ch’io muoia dannata… se dovessi… se dovessi…

T. solleva Kat’a, che sta per accasciarsi al suolo Ma che dici? Che cos’hai? Questo è un grave peccato!

LK. dietro la scena E ora, Tichon! Kàt’a e Tichon si guardano rigidi, con freddezza. Entra la Kabanicha Sú, Tichon! Tutto è pronto di là, la carrozza attende!

T. indeciso Bene, mamma. Ora vengo subito.

LK. E allora che cosa aspetti?

T. C’è dell’altro ancora?

LK. Non conosci forse gli usi? A tua moglie vorrai ricordare i suoi doveri…

T. Lei li conosce molto bene!

LK. Non facciamo storie! Senza indugiò, voglio sentire anch’io… quel che disponi. E poi, al tuo ritorno, le chiederai il resoconto…

T. esitando, a Kat’a Ubbidisci alla mamma!

LK. Le dirai d’essere sempre garbata!

T. Sii garbata…

LK. Che mi onori come la propria madre.

T. Onora mia madre come la tua!

LK. E che non rimanga inoperosa!

T. Fa’ qualcosa, mentre sarò assente…

LK. Che non stia a guardare la gente.

T. scoppiando Senti, mamma…

LK. Finiscila!

T. Non guardar la gente!

LK. E in special modo gli uomini!

T. con violenza Mamma, ti prego, per Dio!

LK. Niente discorsi! Parliamo chiaro, siamo intesi?

T. Non guardare gli altri uomini! Kat’a si accascia

LK. sulla soglia E ora potete dirvi addio! Esce

T. a Kat’a Sei arrabbiata?

Kà. No! Dura Ora va’! Pausa. Entra la Kabanicha con Varvara e Glàša LK. Ora, Tichon, vai con Dio. Buon viaggio. Si siede Sedetevi

tutti! Tutti si siedono Andiamo. Si alza, con lei tutti gli altri

T. avvicinandosi alla madre Mamma, addio!

LK. indicando per terra Inginocchiati! Tichon si china ai suoi piedi, poi la bacia Saluta tua moglie! Kat’a va verso il marito e lo abbraccia Svergognata! Neanche fosse il tuo amante!

T. Addio a tutti, Varvara, Glàša. Esce rapidamente. Il sipario cade lentamente

 

 

Atto secondo

Quadro primo

 

Camera da lavoro con una porta in fondo e a destra. È quasi buio. Attraverso la finestra penetrano gli ultimi raggi del tramonto. La vecchia Kabanicha, Kàt’a e Varvara stanno ricamando

LK. Vedi, sostieni sempre d’amare tuo marito! Altre donne sposate, quando il marito è lontano, piangono tutto il giorno, giacciono nell’atrio. Tu invece come se niente fosse!

Kà. Non servono i lamenti. Io non so fingere. Perché far ridere la gente?

LK. Se amassi veramente tuo marito, impareresti a comportarti come fanno le altre, o per lo meno ci proveresti! Per salvare le apparenze, sarebbe meglio. Sai com’è fatto questo mondo. Basta! Sappiti regolare! Esce

V. Si aggiusta davanti allo specchio Vado a divertirmi un po’… Glàša ci preparerà i letti nella casetta del giardino. Dietro i cespugli dei lamponi c’è quella porticina che la mamma chiude con un lucchetto, di cui tiene nascosta la chiave… Ma da un pezzo c’è una chiave di ricambio, e quella ce l’ho io… Ora vedrai! Ho detto a Boris di venire!

Kà. No, no! Rifiuta spaventata la chiave che Varvara le porge Non mi serve! Tienti la chiave!

V. Se non serve a te, può servire a me. Prendila, non morde mica; e nascondila bene!

Kà. Ma che cosa vai tramando? Perché mi tenti? Hai un bel coraggio! Non temi nulla, non temi il peccato?

V. Non fare tante storie! Non perder tempo, sù! Esce di corsa

Kà. contempla la chiave rimastale in mano Dio! Per pietà! Salvami, proteggimi… Corre verso la finestra La butto via! La butto giú… nel fiume. Cosí nessuno la trova! Pensosa Brucia… come un carbone ardente! Viene qualcuno! Nasconde rapidamente la chiave

LK. a Dikoj, ancora fuori scena Spiegati meglio, parla piano!Piano!

Kà. No, no! Nessuno. Mi son sentita mancare il cuore! Credevo di morire dallo spavento! La chiave è al sicuro! Si vede che è destino. Sarebbe meno grave se lo guardassi da lontano, solo da lontano! Però gli devo parlare, allora mi sentirò piú tranquilla. Che sto dicendo? Perché cerco d’ingannarmi? Sarà la mia fine! Ma devo vederlo! Sí, devo vederlo… Sia come sia! Devo vedere Boris! Oh, venisse presto la notte! Si copre le spalle con uno scialle bianco ed esce dalla porta in fondo. La Kabanicha, seguita da Dikoj, entra con un lume in mano, acceso

D. con la lingua pesante Ebbene… comare… sono un po’ brillo…. Si siede Dove vado?

LK. Vattene a letto! A casa, devi andare!

D. Non voglio andare a casa!

LK. piú dolce Sú, dimmi allora, che cosa vuoi?

D. piagnucoloso Fammi parlare, aspetta! Dimmi qualcosa, ho bisogno d’essere coccolato! Tutto miele Tu sei l’unica, qui intorno, che sa consolarmi un po’!

LK. T’hanno chiesto altri quattrini?

D. Ecco, ma invano! Quando mi chiedon soldi m’infurio… che posso farci, è come se mi bruciassero le budella!

LK. Siccome sei il piú anziano qui, te ne approfitti!

D. No, comare, taci. Ascoltami, invece. Una volta, durante la quaresima, mentre digiunavo, proprio allora… un qualche demonio malsano mi manda un contadino a casa, coll’idea di chiedermi i quattrini per aver portato della legna! Che vuoi? Io per poco non gli rompo il collo! Con dolcezza si avvicina alla Kabanicha Vedi come son fatto! Dopo l’ho pregato di perdonarmi, mi sono inginocchiato. Vedi che ho il cuore tenero! Sono proprio un pezzo di pane! Cade ai piedi della Kabanicha In presenza di tutti, lí, nel fango, cado ginocchioni! Pensa! Oh!… Vuol stringersi alla Kabanicha

LK. allontanandolo Siediti! Calmati! Ti convien star buono, sempre… buono! Sipario

 

 

Quadro secondo

 

Fra rocce e cespugli si denota, sul fondo in alto, il muro di cinta della casa dei Kabanov, con il cancello, dal quale discende un sentiero. Notte d’estate

Ku. con una chitarra in mano Qui non c’è nessuno! Canterellando… s’ammazza il tempo Canta, con voce chiara

 

Un mattino la biondina

nel giardino a spasso andò,

nella fonte risplendente

di buon’ora si specchiò.

Tutto allegro un bel ragazzo

a lei dietro si slanciò,

le portava tanti doni

che a gran prezzo le comprò.

 

Bei quattrini aveva speso

per la sua felicità:

camicette colorate,

scarpe, scialli in quantità.

 

Come mai non arriva? Si siede, e riprende a cantare

 

Sí, ci vado anch’io, ragazze,

al mercato, se mi par,

a comprar quel che mi piace

tutto il giorno posso star.

 

Due piantine profumate,

sí, ragazze, comprerò:

qui davanti alla mia casa

tutte e due le pianterò.

 

State attenti, giovanotti,

che venite qui a ronzar;

non per voi le ho coltivate,

né per farle a voi schiacciar!

 

Entra Boris. Kudrjaš lo scorge Ehilà, anche voi da queste parti?

B. E voi qui, Kudrjaš?

Ku. Proprio io, Boris Grigorjevič!

B. Come mai, a quest’ora?

Ku. Insomma, c’è un perché! Se non ci fosse, non sarei venuto. Ma voi, piuttosto?

B. Ebbene, vi drò! Si guarda intorno, poi a voce bassa Io devo aspettare qui. Non sarei qui… senza un perché ben preciso!…

Ku. Avete um appuntamento?

B. Una ragazza m’ha detto stamattina di venire qui, dietro il cancello dei Kabanov, dove c’è il sentiero.

Ku. Ma siete matto? Perdere la testa in questo modo.

B. Ebbene, che cosa ci posso fare?

Ku. State bene attento! Volete rovinarla?

B. Ma che dite? Volete spaventarmi?

Ku. Ma sapete… se v’ama?

B. Non lo so! Io l’ho vista una sola volta da un parente e poi qualche volta in chiesa. Ah, Kudrjàš! Se la si vede quando prega, con quel sorriso angelico sul volto!… Quel volto che s’accende tutto!

Ku. E’ proprio la Kabanovà!

B. Certo!

Ku.Che guaio! Che guaio!

V. esce cantando dal cancello Dietro il fiume il mio bel Vàňa già

m’attende; dietro il fiume il mio bel Vattuska m’aspetta…

Ku. muovendole incontro Porta cose belle alla sua diletta…

V. Sono una contadinella, vivo nel casale…

Ku. Or sei principessa, bella e regale.

V. scende per il sentiero, si copre il viso con uno scialle e dice a Boris Tu, giovanotto, aspetta! Ora viene! A Kudrjàš Andiamo al Volga! Partono

B. Che notte! Canti! Sembra un sogno! Se ne vanno quei due, tanto felici! E anch’io attendo. Ma non so… che cosa. E non oso neppure pensarci! Che batticuore! Non so… cosa dirle! Kàt’a si avvicina lentamente, con gli occhi fissi a terra Eccola! Incerto Siete voi, Katěrina Petrovna? Kat’a tace Io non so davvero come dirvi grazie! Kat’a tace Ah… se sapeste, Katěrina Petrovna, se sapeste… quanto vi amo! Fa per prenderle la mano

Kà. spaventata, ma senza alzare lo sguardo Non mi toccare! Oh, non mi toccare! Vattene via! Tu sai… quale peccato commettiamo, quale peccato mortale! Sento un tremendo peso sul cuore… tremendo…

B. Non mi respingere, oh non mi respingere ormai!

Kà. Perché sei venuto, dimmi, perché?… Sono sposata, e debbo vivere con mio marito fino alla tomba… Che cosa sto facendo? Tu vuoi la mia rovina!

B. Come potrei volere la vostra rovina? So di amarvi tanto. Piú d’ogni cosa sulla terra! Oh, sí, d’amarvi piú… d’ogni cosa sulla terra!

Kà. Vuoi… rovinarci tutti e due?…

B. Cosa dite?

Kà. Ho lasciato la mia casa di notte solo per te! Non sono piú padrona di me stessa! Se lo fossi, non sarei mai venuta qui per incontrarci! Ah, non lo vedi? Alza gli occhi e guarda Boris con crescente emozione Sono schiava del tuo volere! Non lo vedi? Cade fra le braccia di Boris Oh, vita mia!

B. Oh, amore mio! Rimangono abbracciati

Kà. Cosí vorrei morire!

B. Perché morire? Ora che la vita è tanto bella?

Kà. Non posso piú vivere!

B. Oh, non dirmi cose simili! Non rattristarmi. Come potrei non avere pietà di te?

Kà. Non compatirmi! Non è colpa tua. Io stessa, io ti ho cercato!… Non compatirmi, uccidimi! Che tutti vedano, tutti sappiano quel che facciamo!

B. Non ci pensare!

Kà. Già che ho deciso di darmi al peccato, non temo piú nulla! Si abbracciano appassionatamente

V. ritornando E allora, vi siete messi d’accordo?

B. sorpreso Oh, sí!

V. Andate, allora! Vàňa vi chiamerà… se occorre! Kàt’a e Boris si

allontanano lentamente. Kudrjàš e Varvara si siedono sulla pietra

Ku. a Varvara Che bell’affare ha combinato! Brava! Scambiare la

chiave…

V. Sono stata io.

Ku. Me l’immaginavo! Ma la mamma non potrà insospettirsi?

V. Non le verrebbe neppure in mente! E poi dorme come un ghiro!

Ku. Qualche volta il diavolo la tiene pur sveglia!

V. Può darsi che qualcuno bussi al cancello che è chiuso dal di fuori, busserà invano e se ne andrà! E al mattino diremo d’aver dormito sodo… Poi c’è Dikoj che viene a trovarla…

Kà., B. da lontano Da sempre ti conosco!…

V. Vanno d’accordo e chiacchierano sempre! E infine c’è Glàša che monta la guardia e ci darà l’allarme in caso di pericolo!

B. da lontano Andrei cosí con te fino alla fine del mondo!

V. Poi senza pericolo non c’è mai nulla! In men che pensi ci sei bell’e cascato! Chissà che ora abbiamo fatto!

Ku. L’una!

V. L’una?

Ku. E’ ancora presto!

Kà. da lontano Amore mio! Vorrei vivere cosí per tutta l’eternità!

B. da lontano Amore mio!

V. Avanti, chiama quei due!

B. da lontano Oh, mio dolce amore!

Ku. chiamando «Ora andate tutti a casa, tutti a casa, che io a casa non andrò!»

B. da dietro le quinte Ehilà! Kudrjàš e Varvara si avvicinano lentamente al cancello

Ku.

Vieni a casa, bel tesor,

si fa sera, dolce amor!

Ei, leli, leli, leli,

si fa sera dolce amor!

Va.

Io non voglio ritornar,

ma con te voglio sognar!

Ei, leli, leli, leli,

ma con te voglio sognar!

Ku.

E col primo albeggiar,

ti dovetti alfin lasciar!

Ei, leli, leli, leli,

ti dovetti infin lasciar!

Kàt’a e Boris giungono a passo spedito

V. chiamandoli Non avete capito che è ora di lasciarvi? Kàt’a si avvia da sola, con passo pesante. Boris rimane indietro. Sipario

 

 

Atto terzo

Quadro primo

 

Sul davanti una galleria a volte di un vecchio palazzo semidistrutto. Qua e là cespugli e arbusti. Al di là delle volte si scorgono le rive del Volga. Pomeriggio tardo, piovoso. Entrano Kuligin e Kudrjàš

K. Piove!

Ku. Un temporale! Si rifugiano nel rudere

K. Per fortuna ci possiamo riparare!

Ku. Quanta gente a passeggio sul viale!

K. Vedrai che verranno tutti qui! Passanti entrano di corsa

Ku. Gran parata di pescecani.

K. Questi quadri, sembrano dipinti famosi! Guarda! Accenna a un

ritratto Questo qui!

Ku. S’è bruciato!

K. E’ la Geenna, il fuoco infernale?

Ku. Dopo l’incendio non l’hanno restaurato!

K. Gente d’ogni sorta che vi precipita dentro.

Ku. Già, adesso vedo!

K. E d’ogni grado!

Ku.  Sì, hai detto proprio bene…

K. Ci sono anche dei negri!

Ku. Certo! Anche dei negri! Giunge Dikoj, tutti lo salutano rispettosamente

D. Mi son bagnato anche le ossa!

Ku. Savël Prokofjevič!

D. a Kudrjàš Via, scansati, bestia! Lasciami in pace! Con te non voglio avere a che fare! Con un ceffo come te non voglio parlare.

Ku. Qui scoppiano spesso gli uragani.

D. Come sarebbe?

Ku. E siamo senza parafulmini!

D. Cosa vuoi dire? Eh? Che cosa sarebbero questi parafulmini?

Ku. Stanghe d’acciaio!

D. adirato Cosa?

Ku. Stanghe d’acciaio, dico.

D. Ho capito! E allora?

Ku. Si piantan sui tetti. Mostra con gesti come si piantano, per far capire

D. E poi? E poi?

Ku. Poi basta!

D. adirandosi sempre piú E un temporale che cos’è, secondo te?

Ku. Una scarica elettrica!

D. furioso, pestando col piede Una scarica elettrica? Scarica elettrica? Stupido! Lo vedi, che sei un brigante? Con convinzione Il temporale… lo manda Iddio, come castigo per i nostri peccati! E tu vorresti difendertene con quelle tue stanghe o che so io! Sei forse un Tartaro? Cosa sei? Bestia!

Ku. Savël Prokofjevič! Cosí dice il grande poeta Derzăvin: «Il mio

corpo si consuma in polvere, ma lo spirito comanda al fulmine!».

D. con forza selvaggia Ah, sentite, come bestemmia! Kudrjàš saluta Dikoj e fa per andarsene Fermatelo, quel vagabondo impunito! Alle gente che guarda State tutti qui come impalati! Bestie! Buoni a nulla! A Kudrjàš Ha smesso di piovere?

Ku. con disinteresse Pare.

D. Pare? Vai un po’ a vedere! Sta qui come uno scemo e dice: «Pare!»

Ku. ridendo Ha smesso. Dikoj parte, seguito da tutti. La scena rimane

vuota. Poi entra Varvara, di fretta, guardandosi attorno. Boris sta per entrare, quando viene trattenuto in fondo da Kudrjàš

V. facendo cenni a Boris Psst! Psst! Mi sembra proprio lui! Boris si avvicina. Agitata E come faremo ora con Katĕrina?

B. spaventato Che è successo?

V. Un guaio, un guaio grosso? E ritornato il marito, non lo sapevi?

B. No, non lo sapevo!

V. E Katĕrina è fuori di sé!

B. Oh, non la vedrò mai più!

V. Ah, come sei! Stammi a sentire: trema tutta come se avesse la febbre… Tutta pallida gira per la casa come se cercasse qualcosa, con lo sguardo di una pazza. Stamane s’è messa a piangere, a singhiozzare forte: «Dio mio, cosa debbo fare?». Che cosa accadrà adesso? Ho una gran paura… che cada in ginocchio davanti al marito e gli racconti tutto.

BORIS Oh Dio, che sventura! Perplesso Ma è possibile?

V. Da lei c’è da aspettarsi di tutto! La mamma se n’è accorta, le gira attorno e la spia come un serpente, e la guarda di traverso! Arriva! Con la vecchia appresso. Nasconditi! Boris si nasconde con Kudrjàš. Tuoni in lontananza

Kà. entra correndo, aggrappandosi alla mano di Varvara Oh, Varvara! Io muoio!

Una donna Che strana donna! Sembra impaurita!

V. a Katĕrina Basta, ti prego!

Coro fuori scena Lampi… fulmini… L’uomo non può sfuggire al suo destino!

V. Forza, coraggio!

Kà. Non posso, sento che muoio!

Ku. a Kàt’a, scherzoso; dietro di lui Boris Non c’è motivo di spaventarsi. Ogni fiore si rallegra e voi avete paura?

Coro fuori scena Oh, quanti lampi!

Kà. scorge Boris Oh!… Lui che vuole qui? Si china su Varvara e piange Gli sembra forse poco ancora? Gli sembra forse ancora poco il mio tormento?

V. Calmati, prega un po’ e stai tranquilla! Entrano in scena Dikoj, la Kabanicha e Tichon

D. alla Kabanicha, indicando Kat’a Quali saranno i suoi peccati?

LK. Quante anime fosche! Lampi

Kà. di colpo cade in ginocchio Mamma! Tichon! Sono colpevole dinanzi a Dio e a voi! Colpevole sono! Non ho forse giurato di non guardare nessuno, di non parlare con nessuno mentre tu eri assente? E sai quel che ho fatto, mentre eri lontano? Subito, dalla prima notte…

T. Zitta, non parlare!

V. Non sa quel che dice!

LK. Sù, parla, già che hai deciso!

KÀT’A Sono uscita di casa… e per dieci notti di fila sono stata con lui! Singhiozza. Tichon la vuole abbracciare

LK., D. Con chi? Con chi?

V. Non dice la verità, sta delirando!

Kà. Con Boris! Grigorjevič! Cade svenuta fra le braccia di Tichon

LK. con ira Ecco! Te lo dicevo io!

T. Katěrina! Lampi e tuoni. Kàt’a si strappa dalle braccia del marito e corre via nell’uragano. Sipario

 

 

Quadro secondo

 

Luogo solitario sulle rive del Volga. Crepuscolo che già cede alla notte. Quando il sipario si apre, è buio. Tichon seguito da Glàša, che porta una lanterna e si guarda attorno

T. Oh, Glàša! Che cosa ci può essere di peggio? Ucciderla sarebbe poco! La mamma dice che bisognerebbe seppellirla viva, per cancellare l’onta! Ma io l’amo ancora, mi fa pena toccarla anche soltanto con un dito. Esce

G. seguendo Tichon Katěrina! Kudrjàš entra rapidamente, seguito da Varvara

Va. Mi chiude a chiave… mi tormenta. Le ho detto: «non mi rinchiudere, per pietà! Per pietà! Per pietà!» Dimmi, che cosa posso fare?

Ku. Che so? Fuggire, fuggir di qua!

Va. Fuggire?

Ku. Andiamo a Mosca!

Va. Verso una nuova vita felice! Escono rapidamente

T. da lontano Katěrina!

G. da lontano Katěrina!

Kà. entra lentamente dal lato opposto No, qui non c’è nessuno! Che farà lui, poverino? Come assente Vederlo ancora, una volta sola… e poi morire! La confessione della mia colpa non m’ha dato alcun conforto, mi ha soltanto disonorata! Cosí ho rovinato me stessa! Eh, sí! Il disonore a me, e la condanna eterna a lui!

K. da dietro le quinte, avvicinandosi La-la, la-la, la-la-la! Passa osservando a lungo Kat’a che si copre al suo sguardo

Kà. Potessi ricordare quello che mi diceva, come mi consolava… Con impeto Non ricordo piú nulla! Oh, queste notti, quanto mi pesano! Tutti vanno a dormire, indifferenti, e anch’io mi corico: ma per me è come se stessi in una fredda tomba! Che buio orribile! Sento uno strano rumore!

Coro in lontananza, vocalizzando senza testo Uu-oo…

I ÀT’A Pare che cantino! Sembra un lamento, un canto funebre! Oh… se tornasse finalmente l’alba! Passa un ubriaco, il suo sguardo si posa fissa-mente su Kdt’a, che nuovamente cerca di coprirsi il volto

Kà. Come mi guardano! Dicono che un tempo per donne come me c’era la condanna a morte… Allora m’avrebbero presa e gettata nel Volga! Invece io devo vivere! Vivere! E tormentarmi con il rimorso del mio peccato! Ma non ne posso più! Fino a quando dovrò soffrire? Perché debbo continuare a vivere! Perché? Perché? No, non ho piú bisogno di nulla. Nulla mi è caro. Neppure la luce di Dio può piú rallegrarmi. Ma la morte non viene. Io la chiamo: essa non mi ascolta! Qualunque cosa veda… o senta… sempre un dolore… Premendosi il cuore Sempre un dolore qui! Se potessi vivere con lui, forse proverei ancora un po’ di gioia… Come, come mi manca! Se non ti vedrò piú, potessi almeno ascoltarmi da lontano! Estaticamente Venti impetuosi! Oh, portate a lui la mia angoscia! Ah, quanto mi manca! Sulla riva, chiamando con tutta la sua forza Oh, vita mia, gioia mia, anima mia, io ti amo! Rispondimi! Ah, rispondimi!

B. entra in scena, dapprima senza scorgerla La sua voce!

Kà. correndogli incontro Rispondi, ah, rispondimi!

B. Kàt’a!

Tutti e due abbracciandosi Ecco che ti rivedo ancora! Kat’a piange sul suo petto, mentre rimangono abbracciati a lungo

B. ancora abbracciati Iddio ce lo ha concesso!

Kà. Non mi hai dimenticata?

B. Come potrei dimenticarti, cosa dici?

Kà. con forza No, no! Volevo dirti un’altra cosa! Non sei in collera con me?

B. Perché dovrei essere in collera con te?

Kà. Non volevo accusarti! Ero fuori di me, non sapevo quello che dicevo! Ma no, ma no! Volevo dirti un’altra cosa! Riflette rapidamente Che farai ora? Dove andrai?

B. Lo zio mi manda lontano, in Siberia… al confine con la Cina!

Kà. Portami con te! No, no! Parti con Dio, non pensare a me!

B. Per me non c’è da temere! Io sono libero come un uccello! Ma tu, tu che farai? Che cosa ti fa tua suocera?

Kà. Mi tormenta, mi tiene chiusa in casa… Tutti mi stanno addosso, e mi scherniscono, rinfacciandomi quel che ho fatto per te…

B. E tuo marito?

Kà. Qualche volta è tenero, qualche volta s’infuria. Beve! E mi batte! Pensosa Ma no! Non era questo che volevo dirti, volevo dirti un’altra cosa… Intensamente Avevo una grande nostalgia di te. E ora… ora ti ho rivisto finalmente! Con aria infantile Aspetta, aspetta, che cosa volevo dirti? Tutto mi si confonde in testa…

B. Debbo partire!

Kà. E io non riesco a ricordarmi piú nulla… Aspetta! Ora te lo dirò subito! Calmandosi In viaggio dai un’elemosina a ogni mendicante che incontri, non dimenticarne nessuno! Si è fatto completamente buio Lascia che ti guardi per l’ultima volta negli occhi! Si ode il coro dietro la scena, che vocalizza sulla «o» di Volga, come un sospiro Chi canta? Ora va’! Che Iddio ti accompagni! Addio!

B. Se tu sapessi il dolore che provo! Doverti lasciare… Dio! Parte

Kà. risoluta E cantano ancora! Si avvicina alla riva A primavera gli uccellini verranno sulla mia tomba, con i loro piccoli… e nasceranno fiori di tanti colori, rossi, azzurri e gialli. Va verso il fiume Intorno, silenzio e pace. Che incanto! E io devo morire? Incrocia le braccia e si getta nel fiume

K. dall’altra sponda Una donna si è gettata nel giume!

Una voce dall’altra sponda Presto, aiuto!

DIKOJ accorrendo con una lanterna Chi è che chiama? Esce di corsa

G. Aiuto, presto! Da ogni parte accorre gente con lanterne

T. Mio Dio, ma è lei, certamente!

LK. afferrando Tichon per un braccio Non ti lascerò andare! Non è degno che tu rischi la vita per lei!

T. Voi l’avete uccisa! Voi l’avete ammazzata!

LK. Come? Sei impazzito? Non sai con chi parli?

D. portando il cadavere di Kat’a, che depone per terra Ecco qua la vostra Katěrina! Parte, agitato

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