La storia tirata in ballo

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Sono molti e di vario genere – storico, documentario, teorico, critico-estetico – i libri sulla danza usciti in queti ultimi tempi in Italia. L’interesse per il settore è in aumento e delinea due punti di vista fondamentali, solo apparentemente in contrasto fra loro, nel modo di considerare il fenomeno in sé e nel suo complesso: da un lato l’accentuazione della specifità della danza in quanto linguaggio autonomo, con recisa distinzione delle sue correnti e tendenze; dall’altro l’integrazione della danza in altre forme di spettacolo con o senza musica, in stretta relazione con esse e con le altre arti.

A differenza di quanto accade nel teatro musicale, dove la nozione stessa di repertorio si basa sulle opere del passato, la danza sembra oggi una forma di espressione vitale, in costante evoluzione e trasformazione, ricca di nuove opere e creazioni. In altri termini, nel campo della danza – che è oggi un campo molto esteso e vario su scala mondiale – si assiste non solo a una continua ricerca che produce frutti, saldando in ininterrotta continuità il balletto classico con le sperimentazioni moderne, ma anche a una risposta del pubblico partecipe, in certa misura coinvolgente. Il mito del grande interprete, del tutto soverchiante in un’arte – la musica – che alla crisi storica dei linguaggi non può opporre altro che l’impotenza o la solitudine degli autori, salvo poche eccezioni, esiste anche nella danza; ma qui esiste anche una produzione attuale in grado di rispecchiare i nostri tempi e di contribúire, anche quando non raggiunge dimensioni di massa, a mantenere vivo lo spirito della ricerca e della riflessione, il piacere della scoperta e del confronto.

Due libri assai diversi fra loro, utilizzabili come campioni, ce ne forniscono la conferma. Quello che reca un titolo molto articolato (Stravinskij, Apollo e Pulcinella. Neoclassico, danza e musica negli anni Venti e oggi) nasce dalla collaborazione fra un teatro di tradizione, il Ponchielli di Cremona, Mondadori Arte (non manca nemmeno lo sponsor, Prada di Milano). Parallelamente a un progetto artistico e produttivo legato al neoclassicismo d’inizio secolo e ai suoi sviluppi successivi (per intenderci da Stravinskij sino al minimalismo degli ultimi anni), una collana di volumi si pone il compito di approfondire i programmi delle singole manifestazioni con apparati critici relativi alla danza e alla musica. Il ripensamento del passato si  collega così con le nuove esperienze ispirate alla poetica del neoclassicismo (da intendersi non soltanto in riferimento a modelli ideali, bensì come istanza perenne alla chiarezza, alla misura e alle proporzioni di effetti e architetture), in un gioco incrociato di recuperi, dissolvenze e spinte in avanti. La ricca veste delle illustrazioni contribuisce con le immagini a dare evidenza al discorso critico, condotto da Marinella Guatterini e Michele Porzio (giovane musicologo in gamba) in un «passo a due» insieme sosostanzioso ed elegante.

Alle origini della danza moderna è invece una raccolta di diciassette saggi di autori per lo più stranieri, brillantemente coordinata da Eugenia Casini Ropa (la formula è quella già sperimentata con successo dal Mulino nella collana «Musica e spettacolo»). Qui siamo su un piano più teorico e metodologico, circoscritto nell’area del concetto di danza moderna. Come premette la curatrice, «la “”storia della dnaza””, settore ritenuto minore e specialistico nella storia generale del teatro, soffre dell’evoluzione storicamente separata che la danza come genere ha avuto nella cultura occidentale; e così non ha ancora beneficiato – almeno in maniera sufficientemente evidente e consapevole – di questa nuova ed efficace rifondazione storiografica». Di qui l’assunto di riconsiderare sotto il profilo non solo storico «un’espressione estetica del corpo umano» alternativa al balletto che potremmo definire classico (e neoclassico): ed è ciò che troverà realizzazione in una concezione e in una pratica moderna della danza teatrale.

Questo «livello danza del teatro» (alla cui base sta l’autosufficienza espressiva del corpo, non solo nel danzatore, ma anche nel cantante o nell’attore) si manifesta a gradi diversi: nel corpo stesso, che trovando in sé tutte le possibilità espressive si compone in un linguaggio autonomo; nella raggiunta organicità dei movimenti, organizzata in una dialettica spazio-temporale e in una drammaturgia; nella drammaturgia che diviene elemento costitutivo della realizzazione teatrale.

La conquista delle possibilità espressive di cui il corpo umano dispone si riflette nella ricerca artistica nell’ambito del teatro, particolarmente attiva negli anni che chiudono l’Ottocento e aprono il Novecento. Le manifestazioni e le intersezioni che si sono succedute lungo i percorsi dell’arte moderna sono non soltanto l’insieme di quel «possibile» storicamente definitosi poi in riconosciuta conferma espressiva ma anche il complesso di potenzialità che non si sono concretizzate. Ciò spiega perché esplorare da molteplici punti di vista il terreno ancora instabile delle origini della danza moderna significhi gettare un ponte verso sviluppi ancora aperti nella nostra situazione attuale.

 

Marinella Guatterini, Michele Porzio, «Stravinskij, Apollo e Pulcinella», Mondadori Arte, pp. 134, lire 35.000

Eugenia Casini Ropa (a cura di), «Alle origini della danza moderna», Il Mulino, pp. 335, lire 38.000

da “”Il Giornale””

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