Sarebbe bastata da sola la relazione di Nino Pirrotta sul tema Poesia e musica, posta a solenne conclusione del convegno “”La musica nel tempo di Dante”” organizzato a Ravenna dall’Opera di Dante in collaborazione con la rivista Musica/Realtà, per dare lustro e risalto alle annuali celebrazioni dantesche, aperte quest’anno al raffronto con la musica. Tracciando un rapido profilo dei delicati problemi connessi nel corso dei secoli al rapporto fra poesia e musica, Pirrotta ha imparato una lezione di stile e di metodologia che andava ben oltre il tema specifico del convegno pur costituendone la sintesi perfetta. Dalla musica al tempo di Dante, di concreto, noi sappiamo relativamente poco, e quel poco non sembra collegarsi strettamente con i vertici di individuazione poetica e teorica della nuova letteratura italiana; eppure, nell’opera di Dante e nella cultura del suo tempo, la musica fa sentire di continuo la sua presenza come stimolo a percepire e ricreare un’armonia di proporzioni e di rapporti sonori, modello del ritmo e dell’articolazione poetica.
Diretti da Luigi Pestalozza e da Pierluigi Petrobelli, sotto la direzione scientifica dello stesso Pirrotta, i lavori del convegno hanno visto alternarsi musicologi e dantisti nei loro rispettivi campi, ma con pertinenti escursioni interdisciplinari: e , se ai primi è toccato di ricostruire il panorama musicale dell’epoca
di Dante, in Italia (Agostino Ziino) e nell’arte dei trovatori (Klaus Kropfinger e Wulf Arlt), i secondi si sono soffermati sulla funzione della musicalità nella struttura della Divina Commedia (Vittorio Russo) e sulle relazioni fra metrica e musica nel pensiero di Dante (Mario Pazzaglia). Di particolare spicco per chiarezza espositiva e indagine filologica il contributo di Fabrizio Della Seta teso a estrarre da un trattato di Nicola Oresme ideali convergenze poetico-musicali e altrettanto significative estraneità. Non ultimo pregio del convegno ravennate è stata la misura nell’articolazione delle relazioni, che ha consentito ampio spazio alla discussione, animata dagli interventi di Fedele D’Amico. A ribadire che se la musica nel tempo di Dante sembra attraversare una fase di passaggio in attesa dei nuovi sviluppi polifonici dell’Ars Nova, portatori di nuovi valori anche nel rapporto fra poesia e musica, la sua azione agisce in profondità e permea la stessa concezione letteraria e filosofica da cui germinano, in un’aspirazione all’assoluto e alla totalità, le creazioni dantesche.
In margine al convegno, il Gruppo Recitar Cantando diretto da Fausto Razzi ha offerto un concerto di musiche cinque-seicentesche su testi di Dante.
Musica Viva, n. 11 – anno X