La mia droga si chiama Richard

L

Miniguida bibliografica dai remainders a Dahlhaus

Prima di tutto il libretto, o meglio il testo poetico del componimento che Wagner intitolò «Bühnenweihfestspiel», sagra scenica o festa scenica sacra: le versioni ritmiche con le quali l’opera fu conosciuta anche in Italia al termine del divieto imposto dall’autore non sono affidabili; anche se datata, di un linguaggio spesso antiquato, la traduzione di Guido Manacorda per la Biblioteca Sansoniana Straniera, da poco ristampata, rimane il mezzo migliore per avvicinarsi, col testo a fronte, alla comprensione del Parsifal.

In alternativa, l’interpretazione lirica di Giulio Cogni (Ceschina) ci riporta a un’epoca in cui Wagner, e Parsifal in particolare, era un oggetto di culto per iniziati.

La guida piú completa alle opere di Wagner è quella di Ernest Newman – di cui riportiamo due stralci qui sopra – pubblicata in italiano nel 1981 dalla Mondadori nella collana allora diretta da Buscaroli e Isotta ed esemplarmente tradotta da Daniele Spini. Newman non si limita a ricostruire la genesi dell’opera in tutte le sue sfaccettature ma offre una solida base per intenderne le intenzioni e i significati poetici e drammatici, in funzione di un accostamento alla musica. Al vertice di questo percorso l’analisi della partitura, condotta con sintesi equilibrata e immediatezza di linguaggio.

Parsifal non può essere naturalmente disgiunto da quel compatto e imponente complesso che è l’intera produzione di Wagner. Un grande ponte a una sola arcata congiunge Parsifal a Lohengrin, abbracciando piú di trent’anni di vita e di creazione. Altri fili legano Parsifal alla Tetralogia: l’interrogativo sospeso alla fine del Crepuscolo degli dei vi è sviluppato sia musicalmente che drammaturgicamente, e porta a conclusione l’immenso edificio di mito e storia, poesia, azione e musica. Non mancano le buone monografie su Wagner, attraverso le quali sia possibile ricostruire questo processo e ritrovarne i nessi.

Fra esse spiccano i lavori di Curt von Westernhagen: oltre al ponderoso volume delle Edizioni Accademia (Wagner), rimane un punto fermo lo studio intitolato Wagner. L’uomo, il creatore, pubblicato dalla Mondadori nel 1983. È una trattazione per temi, che ha proprio il pregio di intrecciare le relazioni fra le varie opere: il capitolo dedicato a Parsifal («L’opera con cui mi congedo dal mondo») si legge con grande profitto. E utile è anche la ricostruzione del «caso Wagner» creato da Nietzsche, la cui storia, con tutti i riferimenti, è in appendice.

La Sansoni tradusse nel 1984 lo studio tanto appassionato quanto ingenuo di Lucy Beckett sul Parsifal. Oggi lo si trova a poco prezzo nei remainders.

E per chi non si accontentasse di un approccio da neofito, c’è sempre Carl Dahlhaus, che macina Wagner come una droga, e poi ne fa uscire, prestigiosamente, schegge acuminate di pensiero (I drammi musicali di Richard Wagner, Marsilio Editori).

da “”Il Giornale””

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