La metamorfosi di Holliger

L

Davanti a un folto pubblico il maestro ha eseguito il Concerto per oboe di Strauss e ha diretto sinfonie di Mozart e di Honegger. Domani il secondo appuntamento

Ferrara – «Ferrara Musica», anno secondo, parte seconda. Non è ancora tempo di bilanci, ma quasi, per l’attività della Chamber Orchestra of Europe nella sua sede stabile italiana. Direttori che ritornano (Abbado naturalmente, Harnoncourt) e solisti di fama che si producono anche in veste di direttori; come ora Heinz Holliger, a cui sono affidati i primi tre concerti di questo ciclo autunnale. Si realizza anche così una delle vocazioni primarie della Chamber, quella di partecipare attivamente, in buona parte determinandole, all’aspetto interpretativo delle musiche che suona.

Holliger non è peraltro uno di quelli che hanno abbracciato la direzione d’orchestra per manifesta impossibilità di continuare attività solistica ai più alti velli. È ancora un oboista formidabile, in grado di ottenere dal suo strumento un suono bellissimo e molto intenso, e di respirare con fiati lunghissimi, così fraseggiando in modo splendido. Affrontando uno dei capolavori della tarda maturità di Richard Strauss, il Concerto per oboe, ne ha dato una lettura carica di suggestioni e di palpiti, straordinariaiente luminosa, e capace di far risaltare, del pezzo, la formidabile originalità costruttiva: dove da una semplice cellula melismatica esposta all’inizio dai violoncelli, e che davvero non sembrerebbe predestinata a simili avventure, viene edificata una immensa cattedrale sonora, consacrata agli dei protettori della musica. Contemporanea alle Metamorfosi, che Holliger dirigerà nel concerto di domani sera, questa pagina dà al congedo dal mondo un senso di serenità, di superiore distacco dalle cose: con accenti quasi goethiani. Assai meno prevedibili gli esiti ottenuti da Holliger negli altri due pezzi in programma, Sinfonia K 504 detta di Praga, di Mozart, e la Seconda Sinfonia di Honegger (anche Honegger tornerà nel prossimo concerto, a definire un filo programmatico in generale ben delineato).

Poteva sconcertare il modo in cui Holliger ha diretto la Praga: la quale presenta sì chiare tracce di drammaticità, soprattutto nell’Adagio introduttivo e nell’Andante centrale, ma non quella violenza, quella brutalità, quella secchezza che Holliger le ha conferito. In un musicista abituato dal suo strumento a cantare, un Mozart così spoglio di canto poteva sembrare perfino bizzarro. Ciò conferma un’impressione che spesso si affaccia di fronte a direttori per così dire inventati, o di riporto: è assolutamente impossibile prevedere che cosa avvenga in questa metamorfosi. Soprattutto non conta, per prevederlo, riferirsi allo strumento da cui essi provengono.

In questi casi, molto dipende dall’orchestra. E la Chamber è forse oggi unica al mondo per capacità di adattamento e duttilità. Il modo in cui il primo violino, con un gesto perentorio e insieme elegante, ha in carreggiata l’orchestra dopo un pauroso sbandamento nella Praga, aveva del portentoso: qualcosa di veramente istruttivo, più che negli eventi importanti (e già se ne annuncia uno per la conclusione, con Abbado, Benigni e Kissin il 10 novembre), è proprio in questi concerti imprevedibili, nei quali par di respirare una simpatica aria familiare, che meglio si realizza la funzione di un festival caro alla preparazione e all’attività di una piccola, grande orchestra. «Ferrara Musica»: città che ha già una stagione concertistica di tutto rilievo (ieri sera l’inaugurazione con Krystian Zimerman in un tutto Debussy) e un pubblico che cresce, quantitavamente e qualitativamente.

 
Concerti della Chamber Orchestra of Europe di Heinz Holliger a «Ferrara Musica», domani sera e il 17 ottobre.

da “”Il Giornale””

Articoli