Dono di laurea
L ‘Ouverture accademica nacque da una matrice occasionale. L’ 11 marzo 1879 Brahms fu insignito della laurea honoris causa da parte dell’Università di Breslavia. Il prestigioso titolo gli era stato conferito in filosofia, a dimostrazione di quale credito Brahms godesse nel mondo culturale tedesco; ma egli rimaneva pur sempre un compositore: così, il suo ringraziamento, secondo una tradizione che aveva precedenti illustri fin dai tempi di Haydn, assunse i termini di un omaggio musicale, per quanto sui generis: una Ouverture per grande orchestra basata su un pot-pourri di canzoni studentesche. Composta in brevissimo tempo nell’estate 1880, essa venne ad allietare con non poca sorpresa dei convenuti la lieta cerimonia, avvenuta il 4 gennaio 1881, per essere poi pubblicata dall’editore Simrock con la più solenne titolazione di “”accademica””: titolo che all’autore parve subito spropositato rispetto alle sue intenzioni.
L’Ouverture “”festiva””, tanto diversa dalla gemella contemporanea nota come “”tragica””, composta forse proprio per bilanciare e rettificare un momento di serena estroversione così poco brahmsiano, non può certo dirsi “”accademica”” nella accezione più severa del termine. Brahms stesso non nascose di considerare questo lavoro come un puro divertimento che poco aveva a che fare con i suoi maggiori impegni sinfonici, a quel tempo già rappresentati dalle due prime Sinfonie; ciononostante non lesinò i mezzi, utilizzando lo stesso organico delle Sinfonie, con in più triangolo, piatti e grancassa per riprodurre un chiassoso effetto bandistico da musica goliardica, peraltro non immemore degli esempi cari alla tradizione della cosiddetta “”musica turca””. Certamente non immaginava che questa composizione metà seria metà scherzosa avrebbe avuto tanta fortuna, fino a imporsi un giorno come una specie di bandiera del nazionalismo tedesco: cosa che non è, non foss’altro per la garbata autoironia, di superiore distacco, che la caratterizza.
Il brano è articolato in forma rapsodica, senza alcun riferimento alla forma-sonata, come un seguito di temi tratti da famose canzoni studentesche (famose, s’intende, in area tedesca). Esse sono in tutto quattro, e vengono fedelmente distribuite ognuna per episodio; vale la pena di presentarle, anche perché l’ascoltatore italiano, che non ne ha coscienza immediata, possa riconoscerle e distinguere le quattro sezioni in cui i motivi si innestano senza soluzione di continuità:
A Wir hatten gebauet ein stattliches Haus (Abbiamo costruito una grande casa)
B Der Landesvater (II sovrano)
C Das Fuctislied (La canzone della matricola)
D Gaudearnus igitur (Rallegriamoci, dunque)
I primi tre temi, pur accomunati dal marcato slancio dell’inizio in levare, suggeriscono profili assai diversi: si passa dalla dolcezza di A (in forma di corale, con un intervallo di sesta pronto a dilatarsi), alla energia di B (che si muove inizialmente sui gradi fondamentali delle scala per poi ampliarsi cromaticamente), alla ruvida, quasi complice dinamicità di C (intervallo di quarta collegato a note ribattute, dapprima affidate ai fagotti, quindi agli oboe); quanto a D, la sua baldanza di sapore popolare suggella con un tratto euforico lo scenario timbrico e dinamico, in un crescendo di intensità che traduce l’animarsi della festa in un tripudio di sonorità.
La sommessa marcia’esibita nelle prime battute della Ouverture, vero e proprio tessuto connettivo dell’intera partitura, accompagna l’esposizione e l’elaborazione dei temi sino alla trionfale sezione conclusiva a piena orchestra, nella quale si aggiunge la batteria a ravvivare tanto energicamente quanto affettuosamente il quadro di una già coloratissima apoteosi.
Wolfgang Sawallisch / Philadelphia Orchestra
Ente Autonomo del Teatro Comunale di Firenze, 60° Maggio Musicale Fiorentino