Il Prokofiev di Chung accende il maggio

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Inaugurata a Firenze con un concerto la 54a edizione

 

 

Firenze – Non è una con suetudine che il Maggio Musicale Fiorentino si inauguri con un concerto invece che con un’opera. Ma a noi la cosa non dispiace. La migliore tradizione e la storia stessa del Maggio sono legate fin da gli inizi alla civiltà strumentale e sinfonica europea, che dal festival fiorentino fu introdotta in Italia con particolare attenzione nelle scelte sia degli autori (Brahms e Bruckner, per esempio) sia degli interpreti (i massimi) in anni di vera apertura e grandezza artistica e culturale Ciò ha fatto sì che l’orchestra  –  e più recentemente il coro l’unico in Italia che possa vantare una vasta competenza stilistica in questo campo – si siano distinti come complessi in grado di eccellere anche fuori dal melodramma proprio per la lunga abitudine a frequentare i testi del grande repertorio sinfonico E quest’aspetto non va dimenticato oggi che Firenze s interroga non solo sulle radici ma anche sul futuro del suo festival.

Non si può però dire che la scelta del programma d’avvio del 54° Maggio Musicale Fiorentino sia stata altrettanto significativa. Se il Maggio vuol tornare ad essere un festival di proposte e di idee non può accontentarsi di accostare due autori – Mozart Prokofiev – per il solo fatto che ne ricorrono gli anniversari. L’ultima Sinfonia di Mozart, la Jupiter, è senza dubbio degna di aprire un festival, ma non costituisce certo una novità; farle seguire una partitura di Prokofiev, di lui neppure troppo rappresentativa e per di più data in formi non completa, non contribuiva a gustificare l’accostamento. Ivan il Terribile, di questo si tratta, nacque come colonna sonora per il film di Eisenstein in uno dei momenti pii cupi della storia della Russia sovietica, tra molti condizionamenti e compromessi; e per quanto Prokofiev si sforzasse di immedesimarsi nel linguaggio cinematografico del grande regista senza rinunciare alla sua autonomia il risultato non fu, per suo stesso riconoscimento, quello che avrebbe voluto. Ciò non toglie che l’Ivan sia un documento storico e un affresco musicale di forte rilievo drammatico; a patto però di presentarlo nella sua interezza e con la necessaria presenza del narratore che spieghi, così come Stasevic aveva pensato nel ricavare dalla musica di Prokofiev dopo la sua morte, un oratorio per soli, coro e orchestra, la trama e gli episodi del film. Darne solo una Suite, come ha invece fatto Myung-Whun Chung, toglie valore e senso all’opera: della quale così non molto si capisce e ancor meno si apprezza, se non per sprazzi isolati.

Chung, che tornava a Firenze in un’occasione importante per onorare la sua carica di direttore ospite principale, è un artista che si è affermato rapidamente e meritatamente in ogni luogo dove ha lavorato. È dotato di una tecnica da manuale, rinforzata da un istinto formidabile e da una serietà oggi rara, evidente nel modo in cui affronta i suoi impegni. È un direttore colto, che scava nella musica e non si accontenta di facili effetti. Eppure non sempre il gusto e i risultati sono ancora pari a ciò che lascia in molti momenti intuire. Della Jupiter, per esempio, Chung ha un’idea originale e senz’ombra di routine: che si esprime soprattutto nella scelta dei tempi, più lenti e carichi di tensione del consueto, nella morbidezza del fraseggio e nella cura del suono, ottenuta con una gradazione attentissima dei piani sonori. Esegue tutti i ritornelli, rispettando così l’articolazione della forma. Ma ciò che alla fine manca è la visione d’insieme capace di dare a ogni dettaglio un senso unitario e coerente nel percorso della Sinfonia: come se Chung rimanesse per così dire all’interno della musica senza guardarla dall’alto nella sua totalità.

Non gli poneva problemi, invece, la resa della partitura di Prokofiev. Un’esecuzione scintillante, sbalzata come si conviene e timbricamente sensibile ai valori del canto e della illustrazione; non meno che perfetta se non con le riserve dei tagli di alcune parti. Alla prova adeguata dei solisti, il mezzo soprano Elena Zaremba e il baritono Grigorij Gritziuk, faceva riscontro quella impegnatissima e soddisfacente dell’orchestra e del coro, quest’ultimo sotto la guida di un nuovo maestro, Vittorio Sicuri. Il pubblico ha salutato con molto calore tutti gli interpreti della serata, e Chung in particolare: e al clima festoso contribuiva non poco la bella cornice teatrale della Pergola, con una tocco di eleganza e di classe in più.

 

54.mo Maggio Musicale Fiorentino a Firenze (fino al 29 giugno)

 

 

da “”Il Giornale””

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