Ricordo Sergio a sette, otto anni , quando in casa organizzava tornei di calcio con i tappi delle bottiglie disegnati: fraceva tutto da solo, era lui la squadra di casa e la squadra ospite, ricordava a memoria i nomi di tutti i giocatori e tirando i tappini faceva delle vere e proprie “telecronache”: unica costante in questo mondo di tappini variopinti era la vittoria della Juventus, che usciva sempre trionfante ed imbattibile.
Sergio ha iniziato a seguire fisicamente la sua squadra del cuore a dodici anni, quando in treno andava con gli altri tifosi a vedere la Juve nelle città più vicine a Firenze. La mamma gli aveva confezionato per queste occasioni calzettoni e berretto di lana bianconeri. Difficile dimenticare il suo entusiasmo quando la Juve vinceva, impossibile non ricordare i suoi musi ed il suo malessere, della durata minima di un paio di giorni, se la Juve perdeva. Ricordo un campionato vinto dalla Juve all’ultima partita, sul filo del rasoio: Sergio ascoltava la partita alla radio chiuso in camera sua ( non esisteva ancora Sky…) e quando la Juve segnò il gol della vittoria , sentimmo un urlo di gioia e un rumore assordante di cose rotte…. Con un salto sul letto, si era frantumata la rete , ma Sergio era felice, entusiasta.
” Non sono un o sportivo, ma un tifoso,” diceva sempre, per fugare eventuali dubbi….
La passione per il calcio venne forse trasmessa a Sergio da nostro padre Nereo, chiamato da tutti Neri, ( il secondo da destra nella foto ) il quale , già nel 1937 aveva disputato un campionato di Serie C con l’importante squadra di Milano Isotta Fraschini per poi passare nel 1938 nella squadra del Potenza che disputava allora il campionato di serie B. Nostro padre era giocatore professionista e avrebbe forse ” sfondato” se un incidente in campo ( che lo privò della vista da un occhio) non gli avesse troncato la carriera.
Un ritaglio della Gazzetta dello Sport conservato nello stesso quaderno di cui sopra con tutti gli articoli delle partite disputate.
Sergio aveva giocato a calcio nella squadra della Rondinella Marzocco, a parrtire dal 1963, ma non abbiamo ritrovato al momento materiale riguardante quegli anni. La prima documentazione fotografica di Sergio calciatore risale quindi al periodo delle scuole superiori. ( Liceo-ginnasio Michelangelo di Firenze), dove tutte le sezioni si sfidavano a calcio.
Riportiamo a questo proposito uno stralcio del ricordo dell’amico e compagno di classe Giovanni Bronzini che parla proprio di Sergio calciatore.
“A dire la verità , con Sergio, già ci eravamo incrociati per caso sul prato del Quercione, alle Cascine ( lui con la maglia gialla della scuola media ” Rosselli”) , dove poi saremmo tornati mille volte insieme per interminabili partite di calcio, che si concludevano soltanto a buio, quando ormai non si vedevano più le porte, fatte con le borse e i vestiti. Ma, insieme, frequentammo per anni anche campetti sterrati a Scandicci, Sesto Fiorentino, Le Caldine, l’Antella, la Consuma, oltre agli storici terreni del Militare, del Padovani e dei Ferrovieri di via Paisiello.
A differenza di quasi tutti noi, Sergio veniva da un’esperienza qualificata, avendo giocato un paio di campionati regolari negli allievi della Rondinella al campo delle Due Strade (dove lo vidi accanto a qualche compagno di squadra poi destinato alla serie A e anche lui , intorno ai quindici anni, per un momento, dovette pensarci).
E qui, senza far torto a Schubert e a Busoni , bisogna lasciar parlare il cronista sportivo. Perché Sergio era, naturalmente, una mezzala e un centrocampista elegante.
Come pochi, sapeva alzare la testa e guardare il gioco prima che gli arrivasse la palla , e questo gli consentiva il passaggio intelligente e l’apertura spesso geniale. Non dimenticherò mai il suo dribbling insistito e caparbio – con il quale usciva sempre vincitore contro avversari che fisicamente lo sovrastavamo – e poi i lanci lunghi e perfetti. Ma, soprattutto, era il calcio come allegria e divertimento, che poi ci avrebbe accomunato anche dopo i vent’anni;
ma lui vi aggiungeva la condizione di non starci a perdere mai, perché viveva il pallone anche come allegoria della vita, e sacrificio e scommessa.
1968 – Campionato interclassi – Squadra della Sezione D