Fra i compositori del Novecento che si sono accostati, direttamente o indirettamente, alla musica di Mahler, Luciano Berio ci pare il più oggettivo e lucido. Certo, anche Berio ha sentito emotivamente il fascino della musica di Mahler, come simbolo non soltanto di una compiuta espressione artistica ma anche di una profonda concezione insieme umana e poetica, ma ha teso, anche amandola, a indagarla da compositore, soprattutto in quanto tale. Ossia come oggetto di riflessione non nostalgica e come stimolo di rielaborazione attiva. Sotto questo profilo Sinfonia , del 1968-1969 costituisce un modello dell’atteggiamento di Berio compositore nei confronti di tutta la musica del passato. Il materiale desunto da Mahler (lo Scherzo della Seconda Sinfonia) diviene, parallelamente al testo di un poeta contemporaneo, Samuel Beckett, il punto di partenza per un vertiginoso circolo di frammentazioni e di trasformazioni dal quale emerge, come per necessità strutturale di stadi successivi, una nuova individuazione della forma e del linguaggio compositivo: quella di Berio stesso. Parlare semplicemente di immedesimazione in atmosfere mahleriane qui non avrebbe senso. Attraverso un processo di decostruzione e di stilizzazione, la memoria viene chiamata a creare una prospettiva di campi aperti, di associazioni molteplici, che sconvolge il dato assimilato e lo immette in una fuga centrifuga verso orizzonti retti da logiche di tutt’altro genere, che prefigurano e realizzano strada facendo una diversa coscienza del comporre e, per noi, dell’ascoltare.
Diverso è il caso dell’orchestrazione di Berio dei Lieder giovanili di Mahler. Questi Lieder, in tutto quattordici, composti in parte tra il 1880 e il 1883, in parte tra il 1888 e il 1891, furono stampati dopo la morte dell’autore con l’indicazione comune Lieder und Gesänge aus derJugendzeit (Canzoni e canti del tempo della giovinezza), e sono tutti per voce e pianoforte. Il lavoro creativo di Berio è consistito nella strumentazione dell’accompagnamento pianistico, lasciando intatta la linea del canto. Le eccezioni sono costituite da quei casi nei quali Berio si è confrontato direttamente con la strumentazione di Mahler, che come era solito fare rielaborò alcuni di questi Lieder nelle sue Sinfonie: in questi casi la scintilla del confronto accende una fiamma che produce vere e proprie reazioni alchemiche, di segno perentorio. Per il resto, Berio si è ispirato programmaticamente a una strumentazione “”mahleriana”” fin nell’organico, appena un po’ più espansa e ripensata nel secondo ciclo, mirando a ricreare con l’orchestra la sua visione dell’ambientazione sonora in relazione all’articolazione del canto e alle suggestioni del testo, come un «rispettoso e amoroso strumento di analisi e di trasformazione». Non per questo la sua mano d’autore e la sua cifra di conclamato inventore di inconfondibili paesaggi sonori sono meno riconoscibili; né è meno rilevante la sua capacità di scorgere acutamente e di mettere in luce, in questi primi riconoscimenti di sé da parte di Mahler, la pluralità e la virtualità che vi sono implicate.
I cinque Lieder giovanili che Berio ha orchestrato per primi nel 1986 (dedicati a Zubin Mehta per il suo cinquantesimo compleanno) racchiudono già l’essenza della poetica mahleriana del dolore, dell’estraneità, dell’esilio e della rivolta. Il primo, Ablösung in Sommer (Cambio della guardia in estate) ha un carattere umoristico e popolare. Lo ritroviamo sviluppato nello Scherzo della Terza Sinfonia, che Berio prende a modello e trasforma in uno scintillante gioco di specchi fra il Lied e lo Scherzo. Una tipica scena di vita militare è alla base di Zu Strassburg auf der Schanz (A Strasburgo sul bastione), che Berio caratterizza opponendo segnali militari nei fiati e nella percussione a tocchi pastorali riverberati da intermittenti fasce sonore degli archi. L’accompagnamento pianistico è già di per sé così ricco di suggerimenti orchestrali che non sorprende affatto che Mahler stesso avesse cominciato a strumentarlo: infatti l’orchestrazione di Berio prende spunto da due pagine originali di Mahler. In Nicht wiedersehn! (Non rivedersi!), ballata romantica di amore e morte, è particolarmente interessante l’interpretazione che Berio dà all’armonia, giocata sull’alternanza maggiore-minore, facendone il catalizzatore di una cangiante tavolozza timbrica. Al carattere degli apologhi infantili appartiene Um schlimme Kinder artig zu machen (Per trasformare in buoni i bambini cattivi), dal carattere innocente e gaio, rispecchiato anche nella leggerezza incantata della strumentazione.
I testi di questi quattro Lieder provengono dalla raccolta popolare di Achim e Brentano Des Knaben Wunderhorn (I1 corno magico del fanciullo), alla quale Mahler sarebbe tornato sovente con la sua musica. Il quinto, Erinnerung (Ricordo), è invece tratto da una raccolta di poesie pubblicata nel 1878 da Richard Leander, pseudonimo di Richard von Volkmann, di professione medico. È un Lied di carattere intimo, se non proprio intimistico, lento e nostalgico, che sfrutta in tutte le combinazioni possibili il gioco di parole tra Liebe (amore) e Lieder (canti), adagiandosi in un riflesso armonico tutto appoggiature e progressioni cromatiche. Berio lo strumenta con reminiscenze wagneriane, con continui contrappunti dell’arpa, quasi a voler rendere nelle sue screziature il senso di un ricordo insieme malinconico e trasfigurato, e lo colloca alla fine sia del primo ciclo sia del secondo, quasi a raffigurare un’epigrafe affettuosa della storia dell’infanzia del Lied mahleriano.
Accademia Nazionale di Santa Cecilia – Stagione sinfonica 2000-2001
Leonard Slatkin / Mattias Goerne, Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia