Gustav Mahler
Fünf Lieder nach Rückert
per baritono e orchestra
Ich atmet’ einen linden Duft
Liebst du um Schönheit
Blicke mir nicht in die Lieder
Ich bin der Welt abhanden gekommen
Um Mitternacht
Il 1901 fu un anno di svolta nella vita di Mahler. In novembre conobbe Alma Schindler, che quattro mesi più tardi sarebbe diventata sua moglie. Durante l’estate aveva cominciato a comporre la Quinta Sinfonia, oltre ai suoi primi Lieder su testi di Riickert. A differenza di quanto era avvenuto fino ad allora, la composizione dei Lieder non si innestò su quella della Sinfonia e procedette parallelamente ad essa: la Quinta non è, come le precedenti, una sinfonia vocale, bensì puramente strumentale, e non ha più nulla a che fare con l’atmosfera del Des Knaben Wunderhorn, la collezione ottocentesca di poesia popolare tedesca Il corno magico del fanciullo che aveva influenzato la Seconda, la Terza e la Quarta Sinfonia ed era stata utilizzata nei relativi movimenti vocali. Al periodo del Wunderhorn seguì un periodo in cui Mahler si rivolse alla lirica più raffinata di Friedrich Rückert (1788-1866), poeta dalla vena intima e suggestivamente familiare, che nella storia del Lied vantava già illustri precedenti di incontri con la musica di Schubert, Schumann e Loewe.
E probabile che l’interesse per Rückert fosse destato in Mahler dalle poesie, ben 448, che egli aveva composto, tra il 1833 e il 1834, in seguito al lutto per la tragica morte dei suoi due bambini Ernst e Luise: ed Ernst era anche il nome del fratello di Mahler, morto adolescente nel 1874. Fatto sta che durante l’estate del 1901 Mahler compose, insieme all’ultimo Lied del Wunderhorn, Der Tamboursg’sell, ben sette Lieder su testi di Rückert: tre di essi sarebbero poi confluiti nel ciclo dei Kindertotenlieder (Canti dei bambini morti), completato nel 1904 con l’aggiunta di altri due Lieder. Gli altri quattro, invece, più un quinto Lied sempre di Rückert (Liebst du um Schönheit) composto nell’agosto 1902 per la moglie Alma, furono pubblicati nel luglio 1905, preceduti da due Lieder tratti da Des Knaben Wunderhorn (Revelge, del 1899, e appunto Der Tamboursg’sell), col titolo complessivo Sieben Lieder aus letzter Zeit (Sette ultimi Lieder). I cinque Lieder da Rückert vengono tuttavia eseguiti generalmente nei concerti separati dai due ultimi Lieder del ciclo Wunderhorn, a loro volta integrati nel gruppo dei dodici Wunderhorn-Lieder.
La prima esecuzione avvenne a Vienna il 29 gennaio 1905 nel medesimo concerto in cui Mahler diresse anche i Kindertotenlieder, anch’essi poi pubblicati nel corso di quell’anno. Verosimilmente riteneva che le due opere si completassero a vicenda e che potessero coesistere in una stessa presentazione: il che è almeno in parte esatto. Al tono ossessivamente lugubre dei Kindertotenlieder, gli altri cinque Lieder da Rückert oppongono una maggiore varietà di atteggiamenti e di stati d’animo, senza connessione, nell’atmosfera generale di una distaccata, quasi decantata contemplazione della vita terrena. A rigor di termini non si può parlare di un vero e proprio ciclo. Mahler non dette alcuna indicazione per l’ordine di esecuzione dei cinque Lieder (a differenza dei Kindertotenlieder, per i quali prescrisse la successione del ciclo e la sua assoluta indivisibilità), lasciandone la scelta agli esecutori anche in rapporto alla voce, che può essere sia maschile (baritono) che femminile (contralto). Inoltre usò una diversa orchestra per ciascuno dei pezzi.
Un’atmosfera estatica domina il Lied Ich atmet’ einen linden Duft (Respiravo un dolce profumo,): la didascalia “”Sehr zart und innig: langsam”” sembra definirne il carattere tenero e intimamente delicato, sottolineato anche dalla strumentazione per fiati solisti, arpa, celesta, violini e viole con sordina (mancano violoncelli e contrabbassi). L’oboe e il corno intessono un tenue disegno ornamentale con la voce su uno sfondo di mormorii estivi, che la musica sembra quasi evocare. Il profumo del ramo di tiglio portato dall’amata sospende ogni ricordo doloroso in una visione di supremo appagamento.
Liebst du um Schönheit (Se ami per la bellezza), orchestrato per legni senza flauti, quattro corni, arpa e archi, è un Lied fresco e gioioso, quasi ingenuo e infantile. E un canto d’amore che Mahler compose pensando alla moglie:””Se mi ami per la bellezza, la gioventù o la ricchezza, non amarmi: se mi ami per amore, amami per sempre””. Il gioco delle domande e delle risposte ha qualcosa della filastrocca popolare, come nel gesto dell’affidarsi al destino sfogliando la margherita, ma la conclusione a cui giunge è un salto nell’utopia, nell’assoluto. L’amare non ha oggetto, ma solo desiderio.
Blicke mir nicht in die Lieder! (Non spiare nelle mie canzoni!), in tempo “”Sehr lebhaft”” (Molto vivace), si basa sulla contrapposizione fra un senso di attesa protratto nel fluire continuo del tempo (la figura scorrevole delle quartine di crome che avvolge il canto,) e l’orgoglioso riconoscimento di una bellezza intatta, che non deve essere osservata nel suo nascere e crescere: quasi che lo sguardo potesse annullarne lo splendore. E un Lied non privo di ironia maliziosa, pungente, e nello stesso tempo lieve e affettuosa.
Ich bin der Welt abhanden gekommen (Sono ormai perduto al mondo) segna il trasognato distacco dal mondo e può essere considerato una sorta di personale omaggio a Schubert filtrato attraverso la poetica tardo-romantica di Mahler. Proviene da Schubert infatti l’immagine del Viandante che, dopo aver percorso le strade del mondo, se ne è reso libero e può contemplarne tutt’intera la bellezza, consapevole che essa non gli appartiene più. E non v’è rimpianto o nostalgia in questa consapevolezza, ma solo una rassegnata, mite malinconia. Il Lied, forse il più ispirato della serie, è orchestrato per oboe, corno inglese, due clarinetti, due fagotti, due corni, arpa e archi.
Anche Um Mitternacht (A mezzanotte) allude a un luogo tipico della tematica del Viandante, la notte; e della notte, mahlerianamente, il momento dello scoccare fatale dell’ora dei patti e delle scelte senza appello. Rispetto alla timbrica preziosa e ornata dei Lieder precedenti, questo presenta uno spessore più compatto (è per tutti i legni, ottoni con trombe e tromboni, timpani, arpa e pianoforte, ma senza archi), segnato dal terrore del giudizio e caratterizzato da una scrittura sinfonico-contrappuntistica di severa grandezza. I malinconici pensieri sull’oscuro destino dell’uomo si intrecciano ancora una volta con le voci della natura (uno stilizzato lamento d’uccello è affidato all’oboe d’amore) e si addensano in un drammatico crescendo, per sciogliersi in un sonoro corale d’ottoni che al terrore dell’inesorabile giudizid della mezzanotte oppone la fiducia nella bontà divina per chi ha tanto sofferto.
Giuseppe Sinopoli / Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Opere Concerti Balletti 1999-2000