Pubblicato per la prima volta nel 1846 da Anton Diabelli & Co. con il titolo apocrifo di “”Nocturne””, nelle edizioni successive italianizzato in “”Notturno”” (un titolo che non si trova nell’autografo e che sicuramente non risale a Schubert), questo movimento per pianoforte, violino e violoncello fu composto probabilmente alla fine del 1827 o nel 1828 per un lavoro di piú vaste dimensioni: forse per il Trio in si bemolle D. 898 (op. post. 99), dove sarebbe stato sostituito dall’Andante un poco mosso, parimenti in mi bemolle e assai simile nella struttura, che nella stesura definitiva vi figura al secondo posto. E’ un Adagio perfettamente compiuto nelle sue 147 misure, in tempo 4/4 alla breve, di qualità non inferiore al livello sommo generalmente raggiunto dalle tarde composizioni cameristiche schubertiane, come l’op. 99 e l’op. 100.
Il carattere che lo contraddistingue è quello di una fantasia assai libera nelle sue divagazioni, aperta da una introduzione di forte tensione espressiva (all’indicazione di tempo, Adagio, si aggiunge qui la specificazione appassionato), tutta giocata su un tema ascendente degli archi sostenuto da misteriosi accordi arpeggiati del pianoforte: ambientazione che può far pensare in ottica romantica a una atmosfera notturna. Con modulazione improvvisa, secondo quel modo di creare associazioni lontane che è tipico di Schubert, segue un grande episodio centrale in mi maggiore e in 3/4, basato sul dialogo a tre voci attorno a un tema dalla ritmica spezzata, con l’accento spostato sul tempo debole: un tratto caratteristico che ritorna sovente nell’ultimo Schubert. La ripresa del tema iniziale apporta profonde trasformazioni alla figura originaria, con una presenza piú marcata del pianoforte, in dialogo privilegiato con il violoncello. Il ritorno del tema ritmico (questa volta in do maggiore) conduce a una sorta di avvicinamento fra le due idee tematiche, alla ricerca di un’unità poetico-musicale che, secondo lo spirito della fantasia, non è il risultato di uno sviluppo dialettico o drammatico ma la chiarificazione di elementi simbolici comuni, resi espliciti mediante l’elaborazione.
Trio di Parma
Lucerne Festival 2005