Tra gli ultimi anni Settanta dell’Ottocento e il primo quinquennio degli Ottanta, Busoni coltivò con assiduità il genere del Lied su testo tedesco. Questo interesse, già di per sé evidente risultato di una formazione letteraria e musicale profondamente tedesca, nacque nel periodo giovanile della piena ed entusiastica adesione al clima poetico del Romanticismo, un’adesione che, se in quegli anni raggiunse l’acme, pure rimase il prodotto di un’età e di una fase determinate della vita di Busoni più che una caratteristica intrinseca della sua personalità. Senza dubbio queste composizioni per canto e pianoforte, non più d’una decina di Lieder nell’arco di pochi anni, sono un capitolo attraverso cui Busoni, affascinato dalla conoscenza di mondi e di sensazioni apprese sia attraverso la lettura sia per esperienza diretta in quel periodo di fantastica accensione, dla carica ipersoggettiva e irrazionale, potenzialmente distruttiva nella sua ineguagliabile libertà, innescata nell’Ottocento dal Lied romantico e tardo-romantico.
Significativa è anzitutto la scelta dei testi poetici, che si colloca ai margini del più vissuto romanticismo: il Byron delle Due melodie ebraiche op. 15 (Ich sah die Träne e An Babylons Wassern, Vienna 1884), che a Busoni suggeriscono preziosamente profumi di scale orientali e inconsuete successioni armoniche e punteggiature ritmiche; Victor Bliithgen e Rudolf Baumbach (Due Lieder op. 31: Wer hat das erste Lied erdacht? e Bin ein fahrender Gesell, Trieste 1884), nel titolo così promettentemente mahleriani ma in realtà semplici quadretti di genere appena increspati dall’ombra lieve della malinconia; Theodor Fontane e Ernst von Feuchtersleben (Due Lieder op. 24: Lied des Monmouth e Es ist bestimmt in Gottes Rat, Lipsia 1886), dove, ancora una volta, la ruvida plasticità delle immagini si ammorbidisce in risonanze di un mondo sonoro sottratto all’espressione di lacerazioni e di conflitti più o meno aspri, e il cromatismo è inserito di passaggio solo per far risaltare la bella quiete della solida struttura diatonica.
I cinque Lieder per baritono e pianoforte su testi di Goethe, composti tra il 1919 e il 1924, appartengono invece al periodo della piena maturità di Busoni e costituiscono un omaggio al poeta da sempre venerato, nel momento cruciale della composizione del Doktor Faust. Due sono tratti direttamente dal Faust: il Lied des Brander e il Lied des Mephistopheles, ed entrambi appartengono al genere del Lied grottesco e caricaturale, satirico e parodistico. Nel musicare le canzoni del topo e della pulce intonate rispettivamente da Brander e Mefistofele nella movimentata scena della cantina di Auerbach a Lipsia, Busoni illumina lati inediti della sua personalità: è ironico e sferzante, aspro e tagliente, capace con pochi tratti caratteristici di definire e rappresentare vividamente il quadro «burlesco» della situazione. Diversa atmosfera si respira nei due Lieder dal Westöstlicher Divan, Lied des Unmuts e Schlechter Trost , quest’ultimo composto come studio preparatorio per il Finale del Doktor Faust. Il primo è solenne e scabro, continuamente spezzato da pause, con improvvise impennate melodiche bruscamente interrotte e fissate dalla trama avvolgente dell’accompagnamento pianistico; il secondo ha il carattere di una cupa e sommessa declamazione assai vicina ai lividi bagliori del Doktor Faust: il pianoforte fa da supporto allo spettrale dialogo con i fantasmi con velati e sovente vuoti (internamente) arabeschi contrappuntistici, che si perdono in grigi giri armonici senz’altro termine che il silenzio e il nulla. Chiude la raccolta un brano di intonazione ancora differente: Zigeunerlied, pubblicato nel 1924 come op. 55 n. 2 in una versione con accompagnamento d’orchestra. È un Lied di carattere popolaresco costruito su motivi e scale zingaresche, bizzarro e virtuosistico sia nello scioglilingua onomatopeico del canto sia nelle robuste figure dell’accompagnamento, forse più adatte alla tavolozza orchestrale che alla vivace e impetuosa baldanza di una impervia scrittura pianistica.
Peter Doss, Ulla Casalini
Ente autonomo del Teatro Comunale di Bologna