Dannato Faust sembri un clown

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Monaco dl BavieraLa Damnation de Faust di Berlioz, Un ballo in maschera, Giulio Cesare di Händel, Così fan tutte, Tannhauser, Sansibar (una prima assoluta commissionata a Eckehard Mayer): sono questi i titoli della nuova stagione all’Opera di Stato bavarese, la prima di Peter Jonas, 1’Intendant che ha preso il posto di Wolfgang Sawallisch. La crisi è arrivata anche qui: mai era accaduto che le nuove produzioni fossero ridotte a sei soltanto, mai che ne venissero esclusi i capisaldi del grande repertorio tedesco, quello che ha sempre dato lustro a questo teatro e ai suoi interpreti, Sawallisch compreso. Certo: il nuovo direttore stabile Peter Schneider, musicista serio e rispettabile, riprende lungo la stagione i suoi Wagner e i suoi Strauss; ma è indubbio che 1’«Akzent», come ripetono ora qui, sia stato spostato altrove. E così Jonas, al primo colpo della sua gestione, ha battuto un record: quello dello spettacolo piú squallido che si possa immaginare sul palcoscenico di un teatro d’opera. Che La Damnation de Faust non fosse stata finora mai messa in scena a Monaco a lui pare mancanza grave; ma di quanto sia delicata la trasposizione teatrale di questa «leggenda drammatica» nata da una fantasia utopica e ribollente, quasi refrattaria alle illusioni stesse del teatro, non pare, a conti fatti, accorgersi. L’importante è partire comunque non dalla musica di Berlioz, ma da un’interpretazione scenica: e questa a sua volta nel segno di una riscrittura emblematicamente moderna, dove Faust sia un emigrante dell’Est, Mefistofele un intrattenitore di festini sadomaso, Margherita una ragazza di periferia in cerca di emozioni forti, e il coro partecipi alla recita dal proscenio e dai palchi (geniale novità: il teatro nel teatro) in abito da sera. Piú in dettaglio. Il quadro ungherese? Sarajevo e le sue atrocità La cantina di Auerbach? Un bordello frequentato volentieri, oltre che da studenti, da suore e cardinali travestiti. La stanza di Margherita? Un’alcova dove si compie oscena, brutale violenza. E via di questo passo, nel naufragio del gusto figurativo (scene e costumi, purtroppo, di Jürgen Rose) e di qualsiasi idea.

Autore di questo scempio fu Thomas Langhoff, ex direttore di un teatro di prosa a Berlino Est. Concertò, senza slanci nè colori, supinamente, Gerd Albrecht. Cantarono, in sé bene Thomas Moser, Alan Titus e Jeanne Piland: ma con la crisi anche i cantanti, poverini, si adeguano accettando compromessi di ogni genere. Una conseguenza di tutto ciò si rivelava però già nell’opacità dell’orchestra e nella disarmonia de cori. Sì da rendere amara la constatazione del degrado d questo teatro. Il livello garantito per anni da Sawallisch sembra già lontano anni-luce. Lo rimpiangeranno, lo rimpiangeranno presto.

 

«La Damnation de Faust» di Berlioz all’Opera di Monaco, repliche fino al 12 dicembre.

da “”Il Giornale””

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