Così fan tutto Mozart

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La Germania dà lezione all’Italia nell’edizione delle partiture

Non si parla spesso di quel settore dell’editoria che si occupa della pubblicazione dei testi musicali; forse perché siamo ancora, nostro malgrado, un Paese in cui saper leggere la musica è un privilegio di pochi. Possedere una partitura, o una riduzione per canto e pianoforte che consenta almeno di farsi un’idea della struttura compositiva, non è una consuetudine neppure per coloro che seguono appassionatamente le opere e i concerti, e hanno la casa piena di dischi. La loro competenza, che può essere anche considerevole per lunga frequentazione di ascolto, si arresta di fronte agli enigmi dei pentagrammi e delle note, dei segni dinamici e di espressione. L’idea di poter «sentire» dentro di sè una musica leggendola sul testo, come normalmente si fa con una poesia o con un romanzo, magari anche solo per controllare la realizzazione dell’interprete, sfugge all’esperienza dei più: ed è invece il modo più emozionante, efficace e sicuro per entrare nei meccanismi della creazione e giudicarne le qualità.

Questo stato di cose ha da noi una spiegazione nella criminale esclusione dell’insegnamento della music,a del suo alfabeto, della sua grammatica e della sua sintassi dalle scuole elementari e medie (qui qualcosa si fa, ma è troppo poco, e troppo tardi), non sorprende dunque che nel campo dell’editoria si rispecchi una condizione anomala, e deprimente. Per portare un. solo esempio: quella parte del pubblico che di recente alla Scala ha fischiato l’Attila di Verdi avrà avuto certamente i suoi buoni motivi, ma se avesse voluto dame ragione col testo alla mano non avrebbe potuto farlo, per il semplice fatto che la partitura dell’Attila non è in commercio. Esiste, naturalmente, ma è disponibile soltanto per le esecuzioni; ossia per gli interpreti, non per il pubblico. E non è il solo caso. Una metà abbondante dei testi musicali che formano il consueto repertorio del Paese del melodramma si trova m questa situazione: solo poche opere «popolari» sono accessibili nel negozi (con qualche difficoltà); e per di più in ristampe di vecchie edizioni non sempre attendibili o corrette.

La Ricordi, che amministra la massima parte di questo patrimonio, ha iniziato da qualche anno una revisione critica delle opere di cui ha i diritti; ma per farlo ha dovuto ricorrere a contributi stranieri, e metterle in vendita a prezzi quasi proibitivi, non certo tali da facilitare la diffusione. Sarebbe un po’ come se per leggere I promessi sposi si dovesse per forza ricorrere a un’edizione di Franco Maria Ricci. Ma, appunto, le case musicali non si sostentano tanto con le vendite al pubblico quanto con i diritti delle esecuzioni. E questo spiega molte cose anche in fatto di politica editoriale (per esempio nella produzione contemporanea), e di scelte musicali.

La musica è un’arte che vive nella realta immediata, sempre diversa, delle esecuzioni.

La civiltà di un Paese si misura però anche dalla devozione con cui tratta, coltiva e diffonde i testi dei suoi classici, o dei classici in genere. E l’esempio ci viene dalla Germania, dove la Bärenreiter in collaborazione con la casa editoriale Dtv – famosa per la sua collezione tascabile – ha stampato in venti volumi di medio formato, in pubblicazione economica, la «Neue Mozart-Ausgabe»: ossia l’edizione, completa di tutti gli apparati critici, della intera produzione di Mozart. Con 1980 marchi (circa un milione e mezzo di lire) si può ora disporre dunque di tutto Mozart, dal primo Minuetto all’incompiuto Requiem, in una versione filologicamente corretta, che ci ridà il vero Mozart, e in una veste editoriale di esemplare eleganza e chiarezza. Nell’anno del bicentenario è questa la più importante, proficua iniziativa editoriale e culturale: da segnalare non soltanto a chi voglia regalarsi e convivere con un grande tesoro, ma anche a tutti coloro che continuano ad affliggerci con i loro giudizi approssimativi senza sospettarne neppure l’esistenza.

da “”Il Giornale””

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