Nella stupenda antica chiesa di Sandolo, il Comune di Portomaggiore e il Centro Culturale Polivalente «Palazzo Gulinelli» hanno organizzato una bella stagione di musica da camera, destinata ad aprire le manifestazioni estive che anche quest’anno saranno particolarmente imponenti nella nostra regione (ne daremo conto in un prossimo articolo). Stagione bella, dicevamo, e intensa: sei concerti in poco più di un mese, da metà aprile a metà maggio. Interpreti prestigiosi e giovani di sicuro avvenire, in gran parte già affermati, si sono avvicendati con programmi vari, per lo più basati sul repertorio da camera classico e romantico. Inizio sfolgorante con il duo pianistico formato da Bruno Canino e da Antonio Ballista, interpreti supremi del «Gran Duo» di Schubert e soprattutto della curiosa trascrizione strawinskyana della Sagra della primavera, affrontata con piena efficienza tecnica e sicuro gusto poetico.
Particolarmente felice l’appuntamento che ha visto esibirsi a Sandolo un duo dotato di molte grazie e di molte virtù: il mezzosoprano Gigliola Bonora e la pianista Maria Cristina Mongini, di gentile aspetto e di comunicativa esemplare nell’eseguire Lieder di Schumann e Brahms. E ci pare di poter dire che queste giovani artiste vadano tenute d’occhio per la passione e la qualità di risultati con cui affrontano il loro difficile repertorio (cantando ovvia-mente in tedesco e con bella proprietà stilistica).
Alla musica da camera propriamente detta, ossia nella sua veste strumentale pura, erano dedicati i due concerti centrali, affidati al Quartetto Artis (che vanta nella sua formazione nientemeno che il violoncellista Franco Rossi, ex Quartetto Italiano) e al Quartetto di Roma: occasioni rare per ascoltare i sublimi Brahms, Mozart e Beethoven in esecuzioni ricche di fascino. Ancora Schumann e Brahms in quello che è stato forse il concerto di maggior spicco del ciclo, protagonisti i componenti del Trio di Fiesole, un complesso già famoso internazionalmente (Fanti, Tacchi, Nannoni, sembra l’attacco di una squadra di calcio). E infine chiusura con le immancabili, da queste parti, chitarre, che nel programma generale ci stavano un po’ come il cavolo a merenda ma senza dubbio hanno allietato e rasserenato gli spettatori (Pier Luigi Bilione e Simone Fontanelli sono comunque chitarristi di prim’ordine).
I quali spettatori hanno mostrato di gradire non poco l’iniziativa e nel dettaglio i singoli concerti, applaudendo con calore e godendo non poco del bellissimo ambiente (non felice però acusticamente) che li ospitava. Un bel ciclo, non c’è che dire, che fa onore agli organizzatori di Portomaggiore. Ora si tratta di proseguire.
Nuova Civiltà, maggio 1984