Attualità discografica

A

Gazzaniga – Don Giovanni

Douglas Johnson (Don Giovanni), Luciana Serra (Donna Elvira), Elzbieta Szmytka (Donna Anna/Maturina), Edith Schmid-Lienbacher (Donna Ximena), Ferruccio Furlanetto (Pasquariello), Carlo Allemano (Duca Ottavio), Johann Tilli (il Commendatore/la Statua), Anton Scharinger (Biagio), Helmut Wildhaber (Lanterna); Kammerchor Stuttgart, Tafelmusik Baroque Orchestra, direttore Bruno Weil Sony SK 46 693

 

Che disdetta, ragazzi. Pensate un po’: Giuseppe Gazzaniga aveva quarantaquattro anni quando rappresentò il suo Don Giovanni, o sia Il Convitato di pietra al Teatro Giustinian di San Moisè a Venezia il 5 febbraio 1787, riportando un notevole successo. Era un compositore sulla cresta dell’onda, e con quell’opera in un atto pensò di aver raggiunto finalmente la riva. L’anno prima si era presentato a Vienna con l’opera buffa Il finto cieco, su libretto di Lorenzo Da Ponte. Il suo nome naturalmente circolava già, ma Gazzaniga dovette credere che Giovanni Bertati, come librettista, offrisse le migliori garanzie: tanto più solido e vicino al gusto del tempo per una commedia antica come il Don Giovanni. Ciò che accadde dopo, lo sapete: quel birbante di Da Ponte si ispirò al libretto del collega e rivale per trarne una nuova opera affidata a Mozart, che andò in scena a Praga il 29 ottobre 1787, neanche nove mesi dopo quella di Gazzaniga e Bertati. E il destino di quest’ultima fu inevitabilmente segnato: giacché, se il Don Giovanni di Mozart tribolò un po’ prima di affermarsi a Vienna, poi fece dovunque piazza pulita di tutti i tentativi passati, presenti e futuri di mettere in musica il grandioso soggetto. E Gazzaniga, che a Vienna non fu più richiamato, dovette ben rendersi conto della differenza: fu un colpo quasi mortale, altro che commedia buffa a lieto fine. Continuò a vivacchiare ai margini del vecchio mondo, che era stato il suo, come impietrito dal soffio del gelo infernale. E nel 1791, sarà un caso questa data, si ritirò a prestar servizio come maestro di cappella nel Duomo di Crema, sopravvivendo a se stesso nell’anonimato fino al 1818. Aveva toccato il cielo con un dito, ed era stato subito precipitato all’inferno, neppure da protagonista. Condannato, di fronte ai posteri, a essere quello che aveva fatto l’ultima prova generale prima che arrivasse il legittimo pretendente alla parte immortale. Un sorriso di circostanza, e via.

Non è solo la pietà dovuta ai valorosi sconfitti a farci ascoltare con affettuosa partecipazione il Don Giovanni di Gazzaniga. Proprio per rispetto al suo lavoro inconsapevole del turbine che stava per arrivare non ci rifugeremo certo nell’alibi dell’interesse storico; ma neppure consentiremo con le affermazioni dello specialista delle note illustrative, il quale, dopo dotte disquisizioni da avvocato d’ufficio tese a ottenere almeno le attenuanti generiche, banalmente conclude: “”L’atto unico di Gazzaniga non è soltanto di interesse storico. Certamente egli non andò oltre alle limitazioni e al linguaggio dell’opera buffa. Ma la sua opera ha un effetto accattivante per la straordinaria freschezza, la concisione e per l’originale teatralità””. Straordinario, originale… Ma che diavolo, l’assoluzione è semplicemente per non aver commesso il fatto: e questa, appunto, è anche la sua condanna.

Del resto, la Sony deve aver pensato che occorresse qualche stratagemma per salvare il prodotto senza scontentare nessuno. E allora come si è regolata? Ha messo insieme un’orchestra barocca che guaisce e sferraglia con strumenti originali (archi, 2 corni, 2 oboi, questo è tutto) e un direttore che qualche volta ha fatto pure la routine dell’altro Don; e per l’occasione ha assemblato una compagnia di canto di aspiranti mozartiani. Solo due sono mozartiani veri, e cioè Ferruccio Furlanetto nel ruolo di Pasquariello (futuro Leporello) e Luciana Serra, qui Donna Elvira, splendida e intelligente come sempre con la sua classe e la sua sovrana misura. Don Giovanni è Douglas Johnson, un tenore di proporzioni limitate, come il personaggio. Sfuggente risulta perciò, nel complesso, la definizione stilistica: che andrebbe trovata nell’ambito della tradizione napoletana e dell’opera buffa con risvolti ora seri ora giocosi, di cui Mozart colse prodigiosamente non la convenzione ma lo spirito. Lui partì di lì per un viaggio ai confini dell’ignoto, Gazzaniga arrivò a quel punto in ritardo ma con grazia, e si fermò con propria e altrui soddisfazione al gioco, ma siccome la Sony ha scelto la versione senza recitativi (?), accogliendo le sole parti musicate in forma d’aria e gli insiemi, noi non sapremo come e perché Gazzaniga ottenesse una vittoria di Pirro almeno nel suo tempo, e sul suo terreno specifico. Il tempo è tiranno anche sulle durate del Cd, e Gazzaniga, evidentemente, non vale più di un singolo con cofanetto. Nella crociata per la salvaguardia delle opere dimenticate, questo Don Giovanni non può trovar posto: ma almeno in disco ci piacerebbe ascoltarlo per intero. Con affettuosa partecipazione, appunto.


Musica Viva, n.5 – anno XVI

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