Attualità discografica

A

Strauss

Eine Alpensinfonie; Concerto per corno e orchestra n. 1 Gerd Seifert, corno; Berliner Philharmoniker, direttore Zubin Mehta
Sony Classical SK 45800 DDD

“Anche se riecheggia la Terza Sinfonia di Mahler per la sua conservativa armonia diatonica, l’opera si dischiude in una serie continua di ventidue paesaggi, estremi molto espressivi nella loro portata strumentale e nel timbro, combinati con un contrappunto orchestrale di una partitura mozzafiato, che esaltano la grandiosità della natura in toni panteistici. Questa fantasia post-romantica priva di linee di giunzione fonde il pittoresco della grafica, così dettagliato secondo la maniera tedesca, con la logica della metamorfosi tematica e la ricca sonorità che riserva una musica assoluta, tuttavia evitando il nevrotico grottesco orchestrale di Salome e di Elektra. ‘Finalmente’, si rallegrava Strauss, ‘ho imparato ad orchestrare”.

“Finalmente”, avrà pensato Aurora Prudentino non meno soddisfatta di Strauss, “”ho imparato a tradurre””. Il saggetto di Cecelia (sic) – ma forse colei avrà pensato anche che Cecilia in italiano si traduce così -, ossia di Cecilia, appunto, H. Porter, che accompagna in quattro lingue (ossia tre e mezzo) questa nuova produzione discografica della Sony, non è davvero granché: perché allora non vivacizzarlo con le vertigini e il mal di mare, anzi in questo caso di montagna, della traduzione? Ci lamentiamo spesso che le note di accompagnamento ai dischi delle grandi case discografiche trascurino l’italiano. La Sony, ultima prestigiosa etichetta internazionale apparsa sul mercato, fa le cose in grande: l’italiano, lei lo reinventa di sana pianta.

Ma passiamo finalmente al Cd. Brillante, estroversa, ricca di colori e di enfasi la direzione di Zubin Mehta: così efficiente e calibrata negli effetti da farci pensare che Strauss componesse questa Sinfonia delle Alpi per una promozione turistica destinata a ricchi americani e giapponesi, per un tour inclusivo di tutte le bellezze d’Europa. Veder tutto, e fare in fretta: le emozioni fissate sulla macchina fotografica o nella cinepresa. I Berliner Philharmoniker suonano benissimo, hanno smalto e potenza di suono, ma non sembrano troppo interessati a quello che stanno facendo, lo eseguono per così dire a memoria, se non a braccio. Con Karajan, la Alpensinfonie era un viaggio nell’abisso, un’illuminazione devastante oltre i confini dell’ignoto da cui non si poteva più tornare, nietzschianamente, alla coscienza del quotidiano. Con Mehta diventa un’allegra scampagnata su e giù pe’ monti, con picnic e foto-ricordo di gruppo. Il giovanile Primo Concerto per corno, magnificamente suonato dal solista dell’orchestra, Gerd Seifert, fa poi l’impressione di un saluto d’addio dopo la scampagnata, un po’ frettoloso e compreso nel prezzo.

Chi comprerà da noi questo disco? Immaginate la scena, in un negozio specializzato. “”Scusi, sa, io amo molto la montagna e mi hanno detto che Strauss ha scritto una Sinfonia sulle Alpi””. “”Certo, la Sinfonia delle Alpi! “”. “”Dolomiti, vero? Io ci faccio la settimana bianca tutti gli anni. E che edizione mi consiglia?””. “”Guardi qua, questa qui è l’ultima, appena uscita. La dirige Zubin Mehta, sa, quello del concertone di Caracalla coi tre tenori (slurp!). E suona la Filarmonica di Berlino, si ricorda il casino (pardon, l’evento) di Ferrara dell’altr’anno? La Sony, poi, è una grande casa discografica””. Come dire di no?

Ma per provare qualche brivido, dovrete deporre lo scintillante e noioso CD e tornare alle note di copertina, da cui molto s’impara: “”Eine Alpensinfonie offre una profusione di splendidi momenti. Il leitmotiv d’apertura, una progressione di scale minori decrescenti e malinconici accordi, resa ancora più cupa da opachi strumenti a corda e pesanti ottoni (pesanti e in verità un po’ strani: vedi l’immagine di copertina), rende la riaffermazione psico-tematica della notte eterna in toni continuamente trasformati””, eccetera.

Musica Viva n.7 – anno XV

Articoli