Muti sul Ring
La tragedia di Siegmund e Sieglinde, il sacrificio di Brunilde
La capacità di penetrazione psicologica della musica raggiunge nel primo atto della Valchiria vertici supremi. L’apparizione di Sieglinde, sposa infelice di Hunding, il conforto che ella offre allo straniero con gesti di ieratica nobiltà in un’atmosfera di mistero, il dialogo che ne segue fino al riconoscimento della coppia di gemelli ricongiunti dall’amore, sono associati a motivi inquieti, statici e circolari, senza futuro. Fin dall’inizio la vicenda di Siegmund e Sieglinde, dramma della compassione umana all’interno di un dramma psicologico più vasto, è predestinata alla sconfitta: tanto più triste e commovente in quanto irraggiata da una fugace illusione di felicità. La peripezia, solo accennata da oscuri presagi di sventura nel primo atto, si realizzerà tragicamente nel secondo, quando Wotan apprenderà l’ineluttabilità di un duplice vincolo: desiderare ardentemente ciò che è costretto invece a proibire. Così il tentativo del dio di liberarsi dalla colpa di cui si è macchiato col furto dell’anello condurrà all’errore e all’impotenza, per mutarsi da ultimo in rinuncia e brama di annientamento.
Nella Valchiria la figura tragica di Wotan è al centro dell’azione. Le contraddizioni e i contrasti della sua anima si proiettano sugli altri personaggi, i quali incarnandone le aspirazioni e gli obblighi sono parti di lui stesso, ma nello stesso tempo ambiscono a separarsene per acquisire vita autonoma e consistenza. Se infatti la consorte Fricka è la legittima custode della morale e dei patti su cui si fonda il potere divino, e come tale impone i diritti della legge e del costume violati dalla coppia incestuosa, Brunilde, la Valchiria generata da Wotan nella sua discesa sulla terra, è l’espressione più pura e profonda del volere contrapposto al sapere. Disubbidendo a Wotan per compiere ciò che a lui, pur desiderandolo, non è concesso compiere, la vergine guerriera accelera il corso del destino che tutto sovrasta, ma con la sua ribellione devia la catena degli eventi acquisendo un’identità individuale ed ergendosi a protagonista della prima giornata.
Alla progressiva accelerazione dell’azione nel secondo atto sino alla fulminea conclusione dell’abbattimento di Siegmtmd corrisponde nel terzo una maggiore distensione, via via che la trama dei motivi si dilata nell’intreccio sinfonico. La punizione viene inflitta cón esemplare rigore: ripudiata e degradata dal rango di Valchiria, addormentata in sonno inerme, la ribelle sarà preda del primo uomo che la sveglierà. Brunilde stordita chiede a se stessa prima ancora che al padre dove stia l’empietà: nell’aver disubbidito a un comando imposto da Fricka o nell’aver ubbidito alla voce del cuore, alla volontà più intima di Wotan? La collera del Dio a poco a poco si placa per lasciar posto a una dolorosa meditazione, venata di rassegnata tristezza. La toccante perorazione di Brunilde impone a Wotan la ragioni del suo agire, l’amore come giustificazione e sacrificio, e prepara la catarsi finale.
L’addio di Wotan e l’incantesimo del fuoco concludono l’opera con una densissima concentrazione tematica messa al servizio dello scioglimento del dramma. Commosso dalla richiesta della figlia, Wotan consente a che la rupe su cui ella dormirà un lungo sonno sia protetta da una cortina di fuoco: solo un eroe potrà varcarla. Poi l’addormenta con un bacio. E’ scesa la notte. Nel tumulto dei sentimenti, un Viandante scompare dalla nostra vista per sempre, volgendosi un’ultima volta indietro. Una donna fiera e innocente riposa cullata da una melodia ipnotica, in attesa che dalle fiamme sorga, un nuovo giorno, l’amore.