Abbado pensa al Lingotto e Muti gli occupa il posto

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Mentre i Berliner sono in partenza per Torino

A Berlino nella stessa sera due orchestre da mito e i nostri due direttori. Da noi non succederà mai. 0 quasi: perchè qualcosa si muove.I1 6 maggio uno dei due complessi inaugurerà la nuova sala italiana.

Una curiosa coincidenza, involontaria,  l’altra sera a Berlino. 

Al concerto di Claudio Abbado e Daniel Baremboim coi Berliner, s’è appaiato quello dei Wiener con Riccardo Muti in un’altra  sala. E i berlinesi hanno dovuto scegliere.

Sia Muti (senza Wiener), che Abbado (coi Berliner), saranno  prestissimo in Italia.  L’uno per le prove del Rigoletto scaligero, l’altro per il concerto torinese del 6 maggio.

L’attesa per il concerto che i Berliner Philharmoniker terranno a Torino è di  quelle che si definiscono febbrili. Ma ancora una volta non è il

lato musicale a essere   preminente. Certo, c’è curiosità e interesse  per la nuova sala del Lingotto, la prima vera  e propria sala da concerto costruita in Italia  da tempo immemorabile, con requisiti acustici assicurati da progetti ultramoderni. E  neppure la scelta del programma, la Nona Sinfonia di Mahler diretta da Claudio Abbado, lascia indifferenti. L’«evento» sarà trasmesso in diretta da Radiotre, il parterre di  invitati sarà eccellente, non senza qualche  polemica per la scarsità dei biglietti riservati al pubblico dei normali appassionati, costretti ai consueti lunghi bivacchi per assicurarsi un’entrata non di favore. Tutto  segue un rituale già visto da noi, e sarebbe  possibile anticiparne gli esiti senza sbagliare un aggettivo, un superlativo, un’iperbole. 

I Berliner Philharmoniker, oltre a fare tournées in tutto il mondo, sono un’orchestra  che lavora assiduamente in sede, dove la  stagione conta una trentina di concerti in  abbonamento, variamente replicati. Pur  nella sua eccellenza, quest’orchestra fa parte di un tessuto culturale e sociale nel quale la musica è un valore  primario ed essenziale, ossia l’esatto contrario della pratica  occasionale ed effimera. Quest’anno la stagione, tuttora in corso, ha un tema: il mito di Faust. Ciò consente non soltanto di presentare opere capitali come l’Ottava Sinfonia di Mahler,  La Damnation de Faust di Berlioz, la Faus-Symphonie di Liszt e 

le Scene dal Faust  ma anche di accompagnarle con manifestazioni ispirate allo  stesso tema: letture (proprio in questi giorni Peter Stein  completa la sua della  seconda parte del  dramma di Goethe), spettacoli teatrali, cinema e perfino cabaret. Se si vuole, la scelta non è poi così originale; ma è il modo in cui essa incide sull’anima di una città a essere determinante. Vi domina una cifra fondamentale: la normalità. È normale che ciò sia fatto, perché è normale che le istituzioni di una grande città si associno e cooperino a un progetto importante. Dove l’importanza sta nel realizzarlo, senza clamori e senza spettacolare mondanità.

E a proposito di normalità. In questi giorni la Deutsche Grammphon presenta un cofanetto con la registrazione dal vivo dei Cinque Concerti per pianoforte di Beethoven  suonati da Maurizio Pollini e dai Berliner  con Abbado. L’occasione è il ciclo delle Sonate di Beethoven che Pollini sta eseguendo a Berlino. Intanto, quest’anno i Berliner e  Abbado ripetono l’integrale dei Concerti di  Beethoven con Murray Perahia. Nella prossima stagione il tema portante sarà “” il mito  greco””: con 1’Oedipus Rex di Stravinskij, l’Eektra di Richard Strauss, la Medea di Georg Benda.

da “”La Voce””

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