L’esigenza di crearsi un repertorio è, per un’orchestra sinfonica di rango elevato, quale la nostra si avvia a diventare con sempre maggiore consapevolezza, preminente. Ed è a questa esigenza che si ispira la stagione che qui presentiamo: una stagione che idealmente porta a compimento, anzitutto con la conclusione del ciclo wagneriano dell’Anello del Nibelungo, un processo di consolidamento se non di sperimentazione. La presenza cospicua, degna piú di un direttore principale che semplicemente onorario, del Maestro Eliahu Inbal, assicura continuità e tensione alla composizione del cartellone, ed anche questo è un fatto di primaria importanza. Siamo sicuri che i frutti del lavoro svolto dal Maestro Inbal si renderanno evidenti in questa stagione con un salto di qualità i cui confini ci piace considerare aperti, in profondità e in altezza. Altrettanto importante è che il suo lavoro artistico, di meccanico e di pilota dell’orchestra, possa essere sostenuto dalla presenza di altri grandi direttori che, ognuno con le proprie diverse caratteristiche individuali, si sono legati in questi anni all’orchestra con convinzione e passione: non solo Jeffrey Tate, che ha accettato l’impegno, tutt’altro che meramente onorifico, di Primo direttore ospite fino al 2001, e Giuseppe Sinopoli, nostro primo sostenitore attraverso l’impresa monumentale del ciclo integrale di Mahler e insieme nostra vigile coscienza critica, ma anche Dmitrij Kitaenko, Aleksandr Lazarev e Yuri Ahronovich per il repertorio russo, Gerd Albrecht e Rafael Friihbeck de Burgos, protagonisti di due programmi di sicuro fascino, Carlo Maria Giulini, il cui ritorno consecutivo è motivo di orgoglio e di gioia, Riccardo Chailly, che ha voluto riservare a Torino la sua prima italiana, delle cui motivazioni si possono leggere in questo volume riflessioni illuminanti, di un apice non solo musicale dello spirito umano, la Passione secondo Matteo di Sebastian Bach.
Accanto a questi nomi, che già di per sé garantiscono la tenuta di un cartellone, preziosi innesti che ci auguriamo possano, insieme con altri, consolidarsi nel tempo: Mstislav Rostropovich, che significativamente ha voluto accanto a sé un giovane solista di violoncello, per di piú italiano, affermatosi al prestigioso concorso a lui intitolato, e Semyon Bychkov, una delle personalità piú spiccate fra quelle della sua generazione, al suo primo incontro con l’opera piú sconvolgente che sia stata mai composta, dove il dramma si scioglie in vertigine amorosa e diviene presagio di morte e sua sublimazione.
Insomma, non mancano, ci sembra, i motivi per attendersi dalla nostra orchestra una risposta esaltante a queste molteplici sollecitazioni. Alle quali non potranno rimanere estranei gli stimoli offerti dal fare musica insieme con illustri solisti, che ogni grande orchestra del mondo vorrebbe avere fra i propri ospiti: segno indiretto della credibilità di cui l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, nonostante tutte le difficoltà, può fregiarsi con legittima soddisfazione.
Vorremmo dunque concludere queste note di saluto e di benvenuto al nostro pubblico con una affermazione di ottimismo incondizionato. Eppure, non possiamo non nutrire anche sentimenti di preoccupazione. La chiusura dell’Auditorium di piazza Rossaro, sede storica e comunque centrale della nostra attività, ci costringerà a faticose emigrazioni per le prove e priverà una parte del nostro pubblico dell’appuntamento, a noi molto caro, del sabato pomeriggio nella nostra casa. Sembra destino che sempre nuovi contrattempi si frappongano al sereno svolgimento della nostra funzione artistica e sociale. È volontà di tutti fare in modo che il ritorno a casa, nel centro vitale della città in cui l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI si è radicata, avvenga al piú presto: in un auditorium, il nostro, finalmente ristrutturato e migliorato sotto ogni punto di vista. Perché ciò accada, e affinché i disagi temporanei vengano superati senza conseguenze troppo negative, è necessario che il nostro pubblico continui a seguirci al Lingotto con fedeltà e affetto. Senza retorica: contiamo sul vostro aiuto e sul vostro calore. Anche questa è una battaglia che dovremo combattere insieme, per la musica e per la cultura. Perché solo insieme, e piú coesi che mai, potremo sperare di vincerla.
Stagione Sinfonica 1998-99, Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai