Semiramide, melodramma tragico in due atti su libretto di Gaetano Rossi dall’omonima tragedia di Voltaire, fu rappresentata per la prima volta alla Fenice di Venezia il 3 febbraio 1823 ed è l’ultima delle opere serie “”italiane”” di Rossini: poco dopo, infatti, il musicista lascerà definitivamente l’Italia per stabilirsi in Francia.
La vicenda narra di Semiramide, regina di Babilonia, la quale, dopo aver ucciso il re suo consorte, si innamora di un giovane che risulterà essere suo figlio, creduto morto. Per salvare la vita al figlio Semiramide si offre in olocausto e riceve da lui stesso il colpo mortale. Per questa fosca tragedia, imperniata sulla protagonista cui gli altri personaggi fungono pressoché solo da contorno (per lei Rossini scrisse una delle parti più terribili che si conoscano dal punto di vista del virtuosismo vocale: alla prima veneziana fu la celebre Colbran), il compositore ideò una Sinfonia di fortissimo impegno formale, nella quale risuonano i temi che l’ascoltatore ritroverà nel corso del dramma.
Già l’introduzione (Allegro vivace) immette nel clima dell’opera con un avvio bruciante, che sembra lasciar presagire immani contrasti e conflitti tragici: ma, inaspettatamente, l’onda travolgente dello slancio orchestrale si placa, per dar vita a un Andantino in cui quattro corni, cui si aggiungono poi due fagotti, intonano un tema di cupa solennità, intensamente espressivo e liricamente espanso: o riudremo nella scena cruciale del giuramento alla fine del primo atto. Da esso, dalla sua elaborazione, nasce la cellula da cui si svilupperà la figura del vasto e prodigioso Allegro, una serie di saltellanti quartine ribattute.
Questa parte della Sinfonia presenta una robusta tessitura e una inarrestabile varietà di accenti, che sfocia, dopo reiterate interruzioni e riprese, nella elettrizzante vertigine del “”crescendo”” finale.
Claudio Abbado / Maria João Pires, The Chamber Orchestra of
Teatro Comunale di Ferrara