Luigi Dallapiccola avrebbe oggi ottant’anni. Ci avviciniamo invece al decimo anniversario della sua morte. Questo concerto desidera rendere omaggio in un modo forse insolito, certo eccezionale. Ricordare non soltanto il Dallapiccola compositore, uno dei massimi del nostro secolo, ma anche il Dallapiccola pianista ed esecutore, colui che, in una simbiosi umana e artistica ineguagliabile, fu per quarant anni protagonista di un duo che ebbe un ruolo fondamentale nella diffusione della musica del Novecento e che brillò nel firmamento dell’interpretazione musicale per il carattere stesso dei suoi due componenti: un violinista – Sandro Materassi – estroso e duttilissimo, un pianista – Dallapiccola appunto – ferratissimo e fenomenale, che era anche, ma soprattutto, un compositore. Votati, entrambi, a una carriera ditticile, stante la scelta del repertorio e le condizioni stesse del costume musicale d’anteguerra, ma incredibilmente feconda: è con loro che nasce una tradizione italiana nella musica da camera, che sarebbe stata proseguita poi, sulla loro scia, da complessi famosi quali il Quartetto Italiano e il Trio di Trieste.
Dallapiccola e Materassi, coetanei, si conobbero, studenti, al Conservatorio di Firenze. Cominciarono a suonare insieme nel 1930, ventiseienni. Per quarant’anni, quarant’anni fondamentali nelle vicende della musica del nostro secolo, continuarono quest’attività con cadenze sovente imposte da drammatiche circostanze esterne o da esigenze più intime dovute all’evolversi del lavoro creativo di Dallapiccola. Sempre, tuttavia, con un senso di continuità e di coerenza impressionanti. Il repertorio del duo spaziava dalla musica del Settecento a quella contemporanea, e aveva soprattutto in quest’ultima il suo perno; con scelte che da sole danno la misura della bravura tecnica e strumentale dei due interpreti e della loro acutezza intellettuale: Grieg, Sibelius, Debussy, Ravel, Strawinsky, Milhaud, Janacek e tanti altri protagonisti del Novecento storico entrarono così a poco a poco nella coscienza musicale del nostro paese; e viceversa, i novissimi compositori italiani furono fatti conoscere e apprezzare all’estero grazie alle sempre più intense tournees del duo dopo la fine della guerra.
Quello che presentiamo questa sera è semplicemente il modello di un programma tipico del due Dallapiccola-Materassi, forse il programma più rappresentativo, eseguito proprio in quest’ordine tante e tante volte. Emblematicamente poste ad apertura dei due tempi del concerto, due fra le composizioni più alte e significative di Dallapiccola, in parte ispirate da Materassi e certo pensate per il suo violino: la Tartiniana seconda (1956), geniale rielaborazione moderna di spunti tematici del compositore settecentesco Giuseppe Tartini, e i Due Studi (1946-47), una delle prime affermazioni originali della poetica « sonora dallapiccoliana. Accanto a queste, tre capolavori della musica da camera del Novecento: la Sonata (1914) di Janacek, il Duo Concertante (1932)
di Strawinsky e la Sonata di Ravel (1923-27). Tre opere che Dallapiccola e Materassi per primi resero accessibili non soltanto in Italia già negli Anni Trenta.
Questo concerto non sarebbe stato possibile oggi se l’esperienza morale e intellettuale, oltre che musicale, del duo non avesse trovato un proseguimento ideale nell’insegnamento di Sandro Materassi, esercitato per cinquant’anni in perfetta sintonia con la sua attività artistica. Nella sua scuola, Materassi ha travasato e se possibile accresciuto quell’esperienza, consegnando alle generazioni più giovani un’eredità di incalcolabile portata. I cinque violinisti qui raccolti sono soltanto alcuni fra i più prestigiosi allievi della scuola di Materassi: concertisti affermati e notissimi come Gabriella Armuzzi e Cristiano Rossi, già ospiti e amici del nostro Centro; giovani di sicuro avvenire – ma forse si dovrebbe dire meglio di già brillante presente – come Alberto Bologni, Paola Besutti e Grazia Serradimigni. Ognuno, certo, con il suo talento e la sua personalità, a ribadire un principio fondamentale che fu già caratteristico di Ferruccio Busoni: il compito del vero maestro è quello di indirizzare l’allievo alla conquista della propria maturità individuale, facendone germogliare le doti personali su di una base sicura. Che essi, tutti protagonisti in un mondo ombroso come quello della musica, abbiamo accettato di partecipare tutti insieme a questa festa, dimostra che certi valori sono rari ma insostituibili per chi li abbia veramente vissuti e assimilati accanto all’esercizio tecnico-strumentale e alla preparazione specificamente musicale. Imbarazzante sarebbe stato trovare chi si accollasse il ruolo che fu già di Dallapicco!a se anche qui un senso di continuità e di viva partecipazione all’insegnamento del duo non si fosse tramandato in tutta la sua viva forza. E come in un mosaico che si ricompone ecco le tessere completarsi. Antonio Bacchelli, pianista e musicista da camera finissimo, è stato in ordine di tempo l’ultimo collaboratore di Materassi dopo il ritiro di Dallapiccola: la sua presenza è dunque doppiamente significativa. Giovanna Prestia si è giovata anche lei della scuola di Materassi, lavorando a lungo con lui e con Bologni. Insomma, ci sembra che in tutti loro riviva in piena attualità il contenuto di una delle frasi più belle rivolte da Busoni alla gioventù, una frase che Dallapiccola amava più di cgni altra. Essa dice: «Alla gioventù va il mio amore, e così sarà in futuro. I suoi piani irrealizzabili, le sue domande ardite, le sue obiezioni disarmanti, le sue fiere contraddizioni, i suoi cuori che pulsano veloci; essi scavano la terra e vi spargono nuove sementi. Coloro che guidano la gioventù dovrebbero sentirsi come la terra che accoglie senza volontà il nuovo seme e produce con forza matura piante meravigliose».
Grazia Serradimigni, Alberto Bologni, Gabriella Armuzzi, Paola Besutti, Cristiano Rossi, Antonio Bacchelli, Giovanna Prestia, Antonio Bacchelli
Giornate busoniane 1984, “Omaggio a Luigi Dallapiccola. La scuola di Materassi e il Repertorio del Duo”, Comune di Empoli, Centro studi musicali “Ferruccio Busoni” 1984