Nel giugno 1783 – accanto a due capolavori quali la Messa K. 427 e il Quartetto K. 421 – Mozart compose alcune pagine “”sostitutive”” destinate all’opera buffa Il curioso indiscreto del compositore di scuola napoletana Pasquale Anfossi, in scena a Vienna. Questa prassi, del tutto abituale nel costume teatrale del tempo, consisteva nel fornire pezzi di ricambio in occasione delle riprese delle opere ed era spesso sollecitata dagli stessi cantanti, che richiedevano alternative di loro gusto ai compositori nell’intento di mettere maggiormente in luce le proprie doti canore. Per compiacere alla richiesta della cognata Aloysia Lange, protagonista dell’opera di Anfossi, Mozart compose due nuove arie per soprano, rispettivamente K. 418 e K. 419, su testo di autore ignoto, che furono impiegate nel corso di alcune rappresentazioni. Il che provocò non poche malevole dicerie: all’accusa di aver voluto “”correggere”” l’opera di Anfossi, Mozart rispose facendo stampare sul libretto un Avvertimento che chiariva l’origine occasionale dei brani. Non stupisce che l’intervento di Mozart, per quanto legittimo e comunemente accettato, creasse qualche malumore: la sproporzione tra lo stile medio di Anfossi e le vertiginose altezze da lui raggiunte era tale da non lasciare possibilità alcuna di confronti. Ciò vale soprattutto per la prima aria in la maggiore, “”Vorrei spiegarvi, oh Dio!”” K. 418, pagina tra le più miracolose fra quelle uscite dalla penna di Mozart: introdotta da un Adagio in minore di struggente semplicità, accompagnato dal violino sul morbido tessuto dei fiati, essa dipana una linea melodica calda e affettuosa, sprigionando una malinconia indicibile, e nello stesso tempo piegandola a una perfezione suprema per concentrazione espressiva, eleganza e nitore strumentale. Una pagina quasi astratta, assorta e concisa, che fissa l’attimo fuggente in una visione trasfigurata di sublime bellezza.
Al versante non puramente contemplativo ma drammaticamente espanso e insieme trattenuto in un’avvolgente circolarità appartiene invece l’aria in forma di rondò “”Non mi dir, bell’idol mio””, n.25 del dramma giocoso in due atti Don Giovanni, rappresentato per la prima volta a Praga il 29 ottobre 1787. Preceduta da un risoluto recitativo accompagnato, nel quale Donna Anna replica sdegnata all’accusa rivoltale da Don Ottavio di “”voler con indugi novelli accrescer le mie pene”” e allontanare il matrimonio, la melodia dell’aria è introdotta sottovoce dall’orchestra e ripresa dalla voce con dovizia di fioriture, ma tempre nell’ambito di una calma ;randezza e di una nobile determiìazione (la ripetizione sempre più lecisa sulle parole “”Tu conosci la mia fe””‘). Il tempo, “”Larghetto””, e a tonalità, fa maggiore, conferiscono al canto di Donna Anna un tono ermo, tranquillo, scorrevole e suadente, che diviene poi drammatico e ncalzante nel successivo “”Allegreto moderato””, sbalzato dall’energia scansione dell’orchestra e via via ntensificato da colorature e abbelimenti fino all’apice di una dolorosa perentorietà, cui non rimane straneo l’orgoglio della donna feria tragicamente da Don Giovanni eppure capace di affermare il suo rango di eroina fedele e appassionata.
Daniele Gatti / Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Ente autonomo del Teatro Comunale di Bologna, Concerti Sinfonici 1999-2000