Luigi Dallapiccola – Commiato, per soprano e 15 strumenti
«Non Le sto a dire quante volte mi sia domandato se la partitura scritta per Graz, il cui titolo è Commiato, non sia stata in realtà un ‘ addio alla vita’». Così Dallapiccola scriveva a Grischa Barfuss, sovrintendente del teatro di Düsseldorf, poche settimane dopo aver completato l’opera che sarebbe stata veramente la sua ultima, Commiato appunto. Commissionato dallo Studio della Radio di Graz in Stiria, questo lavoro fu composto fra la primavera e l’estate del 1972 e, al di là del titolo, costituisce il suggello dell’intera opera creativa di Dallapiccola. Ritornano, significativamente, l’unione della voce solista con un complesso da camera, veicolo ultimo di una estrema differenziazione di luminosità timbrica, e, come testo, il frammento di una lauda del XIII secolo, attribuita per lungo tempo a Brunetto Latini: esso interviene nel tempo centrale con parole di addio («O fratel nostro, che se’ morto e sepolto…») il cui senso oltrepassa la dedica in memoria dell’amico Harald Kaufmann, scomparso prematuramente, e sembra quasi estendersi, con vibranti accenti di fede, alla persona del compositore stesso.
Dal punto di vista formale, anche questo lavoro presenta una struttura simmetrica in cinque parti, al cui centro si pone la lauda con l’intervento della voce solista; ma il rigore costruttivo è qui massimo, anche se all’ascolto si percepisce anzitutto la scioltezza e la continuità del discorso musicale, frutto di magistero e di altissima sensibilità poetica. Il principio formale è la forma a specchio, caratteristica di Dallapiccola: il n. 5 è il canone rigoroso per moto retrogrado del n. 1, il n- 4 il retrogrado con alcune varianti – necessarie all’espressione individuale – del n. 2. L’opera è aperta e chiusa dai vocalizzi «gridando» sulla sillaba «Ah!» – simbolo del dolore – e introduce con un significato ciclico infinito melismi di assorta drammaticità, quasi sottratti all’espressione articolata della parola. Questa afasia molto eloquente si ribalta nel pezzo centrale in un canto trasfigurato, sempre più limpido e luminoso, preparato e sviluppato dalla concentrazione dei due movimenti interni, puramente strumentali. Anche per Dallapiccola, come per i grandi musicisti «classici», l’addio alla vita coincide con il raggiungimento non esteriore della totale compiutezza.
Lev Markiz / Dorothy Dorow, Orchestra “A. Scarlatti” di Napoli della Rai – Radiotelevisione italiana
RAI – Radiotelevisione italiana, Sede Regionale per la Campania, Autunno Musicale a Napoli 1985