Pohddka (Racconto) per violoncello e pianoforte di Janàček
Anche del Racconto per violoncello e pianoforte (ma il titolo originale Pohàdka significa più esattamente Fiaba) esistevano due versioni. La prima, del 1910, in quattro parti, seguiva più da vicino, adottandone il titolo completo e fornendo una guida programmatica, il soggetto che l’aveva ispirata: il poema epico in versi La fiaba dello zar Berendej del poeta russo Vasilij Andreevič Žukovskij, vissuto tra il 1783 e il 1852 (l’opera risaliva al 1832). Nella versione definitiva, rivista e pubblicata nel 1923, Janàček non soltanto ridusse i movimenti da quattro a tre ma eliminò anche ogni riferimento programmatico, scegliendo il titolo più neutrale e allusivo di Racconto-Fiaba.
I tre movimenti si dipanano in un ambito espressivo più rapsodico che narrativo, evocativo e favoloso, oscillante tra gli opposti caratteri dell’eroismo dello zar e della tenerezza della zarina. Il primo ha uno spiccato carattere introduttivo e preludiante, e si segnala per l’inquietudine armonica; il secondo simula un groviglio drammatico, con bagliori guizzanti; il terzo lo risolve in una danza distesa, proveniente da lontane memorie di canti slavi. Il violoncello collega questi passaggi con arabeschi solitari, come il violino in Shéhérazade. in un’atmosfera crepuscolare, come dal lontano mondo delle fiabe.
Boris Pergamenschikov, Andràs Schiff
Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Stagione di musica da camera 1998-99