Robert Schumann – Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97, Renana

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Robert Schumann

Sinfonia n. 3 in mi bem. magg. op. 97, Renana

Vivace; Scherzo (Molto moderato); Moderato; Maestoso; Vivace

 
Arcanamente sospeso in dimensioni di spazio e di tempo musicali ancora sconosciuti. Schumann è il primo compositore dell’Ottocento dopo Beethoven a perseguire. con la piena coscienza di compiere soprattutto un atto della volontà. l’ideale della ricomposizione in unità della grande forma musicale. La sua logica formale si rivela sotto un duplice aspetto: da una parte disorganica e decisa a riempire di contenuti nuovi gli schemi di una tradizione a cui pure è strettamente legata. Dall’altra apertamente sperimentale, percorsa da aneliti e slanci romantici che scuotono a ogni passo le fondamenta. Certe ricorrenze. come ad esempio il monotematismo o la tecnica della ripetizione variata, sono strumenti di strutturazione formale che tentano di risolvere il problema di una superiore unitarietà garantendosi, nel tema, un saldo punto di appoggio.

D’altra parte è proprio nel tema, il principio unificatore della musica classico-romantica. che si fa evidente la divergenza da Beethoven cui Schumann approda nelle sue Sinfonie: esso non è più, come in Beethoven. sviluppo di un’idea che si realizza soggettivamente nel processo formale considerato come un tutto, ma, invece, illuminazione sempre diversa di una medesima idea principale. che si ripete ossessivamente pur senza rimanere mai uguale a se stessa. In questa divergenza sta il senso di tutto un cammino storico: l’esperienza di Schurmamn. in sé cosí irripetibile, è a questo proposito decisiva e apre la strada verso la musica della seconda metà dell.Ottocento, sia colme atteggiamento spirituale che come concreto punto di riferimento musicale.
Solo in questa visione più ampia e proiettata verso il futuro si può dunque arrivare a capire la portata delle ‘imperfezioni’ di Schumann e ad assaporarne il gusto tutto particolare: con un’apertura verso due direzioni principali: da un lato Mahler, che si ricollegherà alla dissoluzione della forma sinfonica classica favorita da Schumann con la tendenza all’ampliamento progressivo del tema nei suoi ritorni ciclici: dall’altro Brahms, che, perfezionando la poetica schumanniana della variazione, ne trarrà grande partito proprio nella strumentazione, nel ‘suono’ cioè di un’orchestra che ne è la diretta erede.

Nel settembre del 1850 Schumann si trasferí con la famiglia a Düsseldorf. dove era staso chiamato a ricoprire l’ambita carica di direttore dei concerti: si aprí cosí un breve periodo di serenità e perfino di insolito enttisiasmo, a contatto di un ambiente accogliente, soprattutto nella semplice schiettezza della gente, qual era quello della cittadina renana. Di questo clima interiore placato porta un riflesso la Terza Sinfonia. composta appunto sullo scorcio di quell’anno e idealmente dedicata, tanto da essere nota comr la Renana alla lieta spensieratezza della vita sulle sponde del fiume cantato da Heine.

Le interpretazioni più o meno impressionistiche e descrittive, che si sprecano a proposito della Renana fino a farne una «Sinfonia della natura» sull’esempio della Pastorale, pretendono di giustificarsi sulla base di una indicazione dello stesso Schumann, che ebbe a definirla «un quadro di vita sul Reno». Ancora piú programmatico suonava il titolo originario apposto da Schumann all’inizio del quarto tempo, e in seguito deliberatamente soppresso: «Come accompagnando una solenne cerimonia» (per l’esattezza si trattava della cerimonia di inveslitura a cardinale dell’arcivescovo di Colonia. a cui Schumann assistette nel duomo, il 12 novembre 1850). Pur prescindendo da questi semprere istrittivi riferimenti extramusicali su cui Schumann stesso ebbe a dire parole non certo tenere, è indubbio che la Terza Sinfonia ha un carattere apertamente festoso e solenne, quasi di giubilo, in uno spirito di «inno alla gioia» che la pervade da cima a fondo. Certo, qui la gioia non e più quella titanicamente metafisica di Beethoven: pure, in questa estroversione che si dispiega quasi come un canto popolare, ma che conosce anche i tratti più severi dell’ufficialità è da riconoscere una inclinazione tipica dell’anima romantica. non più schillerianamente universale ma in tutto e per tutto nazionale, tedesca,  o, meglio, renana: renana nel senso che acquista. come simbolo squisitamente nordico, nella poesia di Heine, il poeta nativo di Düsseldorf e morto nello stesso anno di Schumann.

Di questo carattere fortemente plastico e dinamico è un adeguato esempio il prorompente tema che apre, «forte» e nello splendore della piena orchestra, il primo tempo, Vivace, nella tonalita dell’Eroica, mi bemo11e maggiore. Questo tema, ripetuto con mutate destinazioni timriche e in differenti piani sonori, domina incontrastato l’intero movimento; esso procede da se stesso, del tutto libero da un periodare rigidamente simmetrico, via via scomposto nei suoi elementi ritmici e intervallici, colorato armonicamente, in una struttura così robusta e compatta da richiamare alla memoria la grande polifonia barocca: esempio tipico del concetto di monotematismo in Schumann.

Sul piano formale generale, la Sinfonia si articola in una costruzione archiletlonica in cui i due movimenti estremi, che si corrispondono sia per spirito (Vivace in entrambi i casi) sia per somiglianze tematiche e armoniche, racchiudono i tre movimenti centrali. Dunque, anche esternamente, . Schumann si distacca qui con chiarezza dal modello della forma classica, sostituendovi una organizzazione formale in cinque movimenti  autosufficienti, seppure coerentemente collegati fra loro. Questo carattere, che si riflette anche nella mancanza di un vero e proprio tempo lento centrale, si avvicina sensibilmente a quello che piú tardi , sarà adottato da Mahler, soprattutto nell’uso di un criterio compositivo ciclico, che al senso dello sviluppo sostituisca la continua ripetizione e il ritorno circolare.

Lo Scherzo (Molto moderato). in do maggiore, è nel suo ritmo di Ländler. un delicato omaggio a Schubert: il tema. esposto da fagotti. viole e violoncelli, è ripetutamente variato e arricchito soprattutto dal punto di vista timbrico; tanto che perfino il Trio, dai confini non nettamente delimitati, si impronta, anziché contrastare, allo spirito di una variazione dell’idea principale.

Il terzo movimento, Moderato, in la bemolle maggiore, è, secondo la stessa indicazione originaria di Schumann, un Intermezzo in cui predominano le tinte un po’ ombrose dei legni, in particolare dei clarinetti. Una zona di raccolta intimità che contrasta con la solennità del successivo Maestoso, in mi bemolle maggiore, in cui ancora una volta un unico tema domina da capo a fine, questa volta variato soprattutto ritmicamente. L’uso che Schumann fa qui della sezione degli ottoni, con l’aggiunta di tre tromboni a cui è affidato il tema in una sorta di inno polifonico, anticipa una caratteristica che sarà peculiare dell’orchestra di Bruckner.

Il Finale (Vivace) ritorna allo slancio del primo tempo, riprendendone alcuni spunti tematici. Si tratta di una vorticosa danza che, per quanto improntata allo schema sonatistico, pure ha qualcosa del carattere del rondò, sul tipo di quello schubertiano: nello spirito di una apoteosi, ha un marcato senso di chiusa. In un tono grandioso e affermativo che riesce a giustificare anche qualche passaggio enfatico.

Giuseppe Sinopoli / Philarmonia Orchestra
54° Maggio Musicale Fiorentino

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