Jan Meyerowitz
Homage to Hieronymus Bosch
per due pianoforti
San Giovanni a Patmos
Il figliuol prodigo
Ecce Homo
Homage to Hieronymus Bosch fu composto nel pieno della guerra, nel 1944, a Marsiglia. Meyerowitz vi si trovava rifugiato insieme con alcuni amici della Resistenza francese in casa della contessa Pastré, mecenate di artisti e protettrice di molti esuli politici a cui la Gestapo dava la caccia. In quella situazione assai pericolosa e incerta, Meyerowitz sentì il bisogno di tornare alla composizione e di scaricare nella musica le tensioni e gli stati d’animo di quel terribile momento. Il suo isolamento artistico era ormai completo: dal maggio 1940, quando era stato costretto a fuggire dal Belgio dove già aveva trovato scampo dopo il precipitare della situazione politica in Italia nel ’38 (e già nel ’33 aveva dovuto abbandonare per gli stessi motivi la Germania), Meyerowitz non aveva più avuto nessun contatto e nessuna informazione sulla musica contemporanea, da cui era rimasto completamente tagliato fuori. Egli viveva, per sua stessa ammissione, delle sue «riserve» spirituali: il ricordo dei classici antichi e moderni, di questi ultimi soprattutto Janàček, l’insegnamento di Zemlinsky, Casella e Respighi, con cui Meyerowitz aveva studiato a Berlino e a Roma, il lontano ma fertilissimo scambio di idee con gli amici e colleghi di poco più anziani Dallapiccola e Petrassi.
La pittura di Bosch si affacciò allora alla mente del compositore in tutta la sua tremenda attualità e forza espressiva. In particolare il ricordo di tre quadri sembrava evocare con efficaci somiglianze le immagini e gli aspetti della guerra moderna e ritmare le cadenze della folle corsa verso la morte: il cielo di Bosch era esattamente quello delle città minacciate dalla distruzione e dal fuoco che cadeva dal cielo. Durante la composizione del terzo movimento, Marsiglia fu rasa al suolo da un bombardamento.
Meyerowitz stesso ha indicato questi collegamenti fra la pittura di Bosch e la sua musica, a essa ispirata: «Il primo movimento, ‘San Giovanni a Patmos’, combina una visione mistica con l’apparizione di mostri paurosi. I1 secondo ‘Il figliuol prodigo’, è un’elegia agitata. Oggi si crede che questo quadro rappresenti un semplice vagabondo qualunque e nella sua tristezza quest’immagine si adatterebbe ancor meglio con il mio pezzo. ‘Ecce Homo’ sono, come è noto, le parole con cui Pilato presenta il Cristo maltrattato alla sadica folla. Molti quadri di Bosch rappresentano gli eventi che precedono la crocifissione, e tutti hanno un carattere di sinistra accusa all’umanità in genere. I tre movimenti dell’Omaggio a Hieronymus Bosch tentano di esprimere i tre drammi per mezzo di lunghe melodie: il ‘cantabile’ è il mezzo di espressione dominante e la dominante preoccupazione formale».
Si intuisce da queste parole che i quadri di Bosch, lungi dal venir semplicemente trasposti in musica nella loro angosciosa atmosfera da incubo, suggeriscono a Meyerowitz una visione trasfigurata, rischiarata e squarciata da potenti fasci di luce e da un’anelito al canto che offre una pacificante impressione di speranza e di consolazione. In altri termini, Meyerowitz oppone alla lugubre e oscura deformazione delle immagini di Bosch – emblema di una lucida follia della mente – la forza della ragione e l’ordine superiore dei sentimenti. Così nel primo movimento la visione mistica di San Giovanni a Patmos dell’iniziale «Lento con elevazione» è soltanto rafforzata dall’apparizione dei mostri paurosi, descritti con rara efficacia da rapide, quasi spettrali figurazioni ritmiche; la tristezza del viandante nel «Figliuol prodigo» è riscaldata dalla melodia espressivo tenerissimamente che lo riconduce, attraverso aspre vicissitudini e contrastanti tensioni, al vero rifugio; perfino l’intensa, quasi brutale e straziante raffigurazione di «Ecce Homo», nella quale i due pianoforti sono trattati con martellante durezza, si apre alla pietà e alla commozione nell’episodio «Tranquillo» centrale, per scatenarsi poi di nuovo a rappresentare la «sinistra accusa» all’umanità in genere. Anche nell’eclettismo stilistico con cui questi diversi aspetti sono musicalmente resi, brilla la certezza che dalla distruzione e dall’angoscia così potentemente rese dalla pittura di Bosch nascerà un ordine nuovo, una nuova misura costruttiva: e l’espressività del canto di Meyerowitz ce ne dà un’eloquente testimonianza con le sue figure melodiche che emergono dalle tenebre, intensamente pregne di vitalità.
La prima esecuzione dell’Omaggio a Hieronymus Bosch ebbe luogo a Parigi il 15 maggio 1945 in un concerto monografico di musiche di Meyerowitz organizzato alla Salle Gaveau dalla contessa Pastré, ora tornata al suo ruolo di mecenate. Ai due pianoforti sedevano l’autore e Yvonne Loriod. Lo stesso autore ha curato successivamente una trascrizione per orchestra; in questa versione l’Omaggio a Hieronymus Bosch è stato rappresentato in forma di balletto all’Opera di Marsiglia, con la coreografia di Joseph Lazzini.
Gino Gorini / Eugenio Bagnoli
48° Maggio Musicale Fiorentino