Che l’Opéra National de Lyon sia oggi uno dei teatri d’opera più importanti e interessanti d’Europa deve essere noto soltanto a quei pochi che da noi gettano talvolta uno sguardo sul cosiddetto panorama internazionale. L’edificio in cui esercita la sua attività, di recente costruzione, è una specie di casa del diavolo affacciata sul Rodano, di gusto tipicamente francese nel combinare provocatoriamente genio e sregolatezza, comodità e angoscia. L’orchestra e il coro sono di qualità eccellente, evidentemente allenati a pensare e a volere, oltre che a potere. Li dirige stabilmente, per quanto la sua carriera ormai lanciata alla grande lo consenta, uno dei talenti emergenti della generazione di mezzo, Kent Nagano, una sorta di Ozawa meno perentorio e brillante nei colori ma più abituato a cimentarsi con il repertorio contemporaneo con passione e coscienza stilistica ammirevoli. La programmazione non è mai banale, anzi al contrario coraggiosa e vincente: e il pubblico la segue senza ombra di provincialismo, convinto come dev’essere che valga la pena rischiare e sentirsi partecipe di un’avventura che s’intuisce umana oltre che culturale. A Lione abbiamo udito e veduto, poche settimane fa, un’edizione del Doktor Faust di Ferruccio Busoni che superava di gran lunga quanto di questo autore abbiamo visto e udito in lustri di modesto interessamento alla sua fortuna, ossia da venticinque anni a questa parte: grazie a Nagano, a una compagnia di canto pressoché perfetta e a una regia finalmente non sorda alle ragioni della sua speciale drammaturgia musicale. Una casa discografica a sua volta in ascesa, Virgin Classic, non lesina il suo appoggio alle produzioni del teatro, e ne testimonia il rango europeo non a parole ma a fatti.
È il caso della prima incisione mondiale in cd, da poco sul mercato, della cosiddetta prima versione dell’Ariadne auf Naxos di Richard Strauss, preceduta dalla serie complete delle musiche di scena per l’adattamento di Hugo von Hofmannsthal della commedia di Molière Il borghese gentiluomo. Anche di questa produzione siamo stati spettatori grati e ammirati dal vivo: poterne disporre ora in disco, in una magnifica interpretazione di straordinaria omogeneità, significa poter meditare ancora più a fondo sul progetto e sulla sua realizzazione. Da cui emerge la netta convinzione che il capolavoro finale – ossia l’Arianna con l’atto unico preceduto dal prologo interamente cantato – non è alternativo all’altro, ma semplicemente un’altra cosa, che non annulla affatto la prima, e per certi versi ancor più geniale, visionaria versione.
Lo stacco stilistico tra le musiche inframezzate alla commedia, alcune delle quali appartengono alle più sublimi sprezzature di Strauss, e l’intreccio di mito e realismo ironico sotteso all’atto, risulta esaltato dal connubio, forse più hofmannsthaliano che straussiano, di tragedia e farsa: intellettualisticamente inteso – ma a quale altezza – come la duplice faccia di una stessa ambigua verità. L’utopia di un teatro sospeso sulle impalcature della storia, che si guarda smarrito attorno, si realizza cambiando di segno ai valori del tempo, e diviene puro sogno di una sintesi ideale: dove il ribaltamento delle situazioni e degli affetti è la spia di una serietà tremenda che si manifesta nella sfida impossibile del gioco e dell’intenzione. Per ritrovare da ultimo, nell’arco di un paradosso che si chiude su un sorridente interrogativo, il senso profondo della ragione e la calda tenerezza dei sentimenti, individuali e universali.
Strauss, Der Bürger als Edelmann; Ariadne auf Naxos, prima registrazione mondiale della versione del 1912 (prima versione); Richter, Price, Jo, Winbergh, Orchestre de L’Opéra National de Lyon, dir Nagano. Virgin Classic, 7243 5 45111 (2 cd).