Dopo la fondamentale monografia di Dietrich Kämper, che le disgrazie della Sansoni hanno precocemente destinato al triste magazzino dei libri a metà prezzo, la bibliografia di Luigi Dallapiccola si è arricchita di un nuovo contributo, lo studio che Sandro Perotti ha dedicato alla analisi della musica strumentale del compositore istriano. Il titolo – Iri da Iri – fa riferimento ai molti procedimenti canonici, a specchio e insomma contrappuntistico-seriali di cui l’opera di Dallapiccola è costellata e nei quali Perotti sembra immergersi con particolare gusto: mettendocela tutta per non farsi scappare un collegamento, un’inversione o anche soltanto un inciso che ritorna. Cioè un fatto tecnicocompositivo.
E infatti questo libro, ricco di esempi musicali, vuol essere soprattutto uno studio analitico che scompone la musica di Dallapiccola per farci vedere com’è fatta. Ciò non è sempre facile in un autore di grande complessità linguistica; ma Perotti, compositore non meno che musicologo, se la cava con molto onore. Solo che Dallapiccola era anche un grande musicista e un poeta delle sonorità, e tutto ciò che costituiva la sua tecnica o il suo bagaglio di compositore (qui esattamente ricostruito) si trasfigurava del tutto nel carattere finale e definitivo dell’opera creata: la quale alla fine risulta trasparente e comprensibile, se non facile, immediata.
Il dubbio di fronte a lavori analitici (severamente analitici) come questo è sempre il solito: non finiranno per far credere alla gente che la musica – soprattutto la musica del Novecento – è cosa astrusa, complicatissima e praticamente indecifrabile? Facciamo un esempio, così per dire di più (a proposito del Piccolo Concerto per Muriel Couvreux); anche Perotti ammette che «di più si può dire». E cioè: «la parsimonia di suoni, che la singolare soluzione tecnica comporta, prefigura in qualche modo la veniente svolta dodecafonica di Dallapiccola; esprime l’indirizzo operativo d’una volontà volta quasi naturalmente all’intelligenza seriale della composizione dove gli eventi sonori soggiaciano a una disciplina che regoli la presenza statistica delle frequenze: presupponendo un’opportuna traslazione lessicale dal campo pentafonico a quello dodecafonico, le battute citate dicono sottovoce la disposta inclinazione al tipico trattamento seriale». Io confesso di non aver capito di che si stia parlando; mentre quando ascolto il Piccolo Concerto tutto mi appare chiaro, e cristallino. La chiarezza contando fra le qualità primarie di Dallapiccola: un monito per chi ne scrive.
Dunque, più che leggere analisi, ascoltare, ascoltare e ascoltare? Sì e no, naturalmente. Ma intanto si segnala con vero piacere la ristampa in compact disc, grazie alla Suvini Zerbomi, del bellissimo Prigioniero diretto da Melles e prodotto dalla Radio austriaca nel 1971 (protagonista uno splendido Eberhard Wächter) e ancor più del commovente omaggio offerto a Dallapiccola per il suo settantesimo compleanno dagli interpreti a lui più fedeli e più vicini, tra i quali uno, Sandro Materassi, il più fraterno, da poco scomparso.
Una serie di esecuzioni esemplari di capolavori del nostro secolo.
Sandro Perotti, Iri da Iri, Analisi della musica strumentale di Dallapiccola, Firenze, Angelo Guerini e Associati, 208 pp., L. 28.000; DALLAPICCOLA, Il Prigioniero; Poli, Wächter, English; dir Melles, Orchestra e Coro della Radio austriaca ES2 84002 (1 cd) Tartiniana seconda, Due Studi, Ciaccona, intermezzo e adagio; vlc Baldovino; Parole di San Paolo; Lasrlo, dir Pesko ES2, 84002 (1 cd).
Il Giornale della Musica, n. 47, febbraio 1990