Lszt: Via Crucis

L

Claudio Proietti, pianoforte; Anonymi Cantores e Corale Polifonica Valchiusella direttore Bernardino Streito

Pcc 1001 Edizioni Pro Civitate Christiana di Assisi

(Registrazione Chiesa Parrocchiale di Vico Canavese, 1989)

Le quattordici stazioni della Via Crucis furono composte da Franz

Liszt tra il 1878 e il 1879 per coro e soli con accompagnamento d’organo o di pianoforte. Non furono mai eseguite durante la sua vita, e rimangono anche oggi un lavoro pressoché sconosciuto. Utilissima è perciò quest’edizione discografica che celo fa conoscere in una esecuzione molto curata e stilisticamente appropriata, preparata con evidente impegno e convinzione dal pianista Claudio Proietti e dal complesso corale istruito da Bernardino Streito.

Nel ripercorrere e rimeditare le stazioni del calvario di Cristo, il vecchio Liszt sembra quasi identificarsi nella figura di un testimone tanto attendibile quanto inascoltato. I mezzi che sceglie sono volutamente semplici, immediati; spoglia, quasi ascetica la loro utilizzazione. Eppure nel suo complesso, attraverso momenti apparentemente frammentari di intensa espressività e di costante tenuta drammatica, quest’opera costituisce un compendio del suo ultimo stile, prosciugato di ogni esteriorità e teso a cogliere le vibrazioni di una musica che sembra provenire direttamente dall’anima.

Con la sua profonda dottrina Liszt riesce a conciliare e a rendere unitari mondi stilistici e modelli storici molto diversi fra loro: dal canto gregoriano, presente fin dall’inizio nell’inno “”Vexilla regis prodeunt””, alla polifonia sacra rinascimentale di stile palestriniano; dai corali di Bach, che costituiscono il momento di maggior spiritualità in un’opera già solenne e assai concentrata, alle grandiose perorazioni corali che sembrano guardare invece agli slanci umanissimi di Beethoven.

Tutto ciò viene elaborato in un linguaggio fortemente allusivo, armonicamente denso e pregnante nella scrittura corale, che fonde tradizioni e intreccia citazioni con simbolica coerenza e calcolata naturalezza, creando un clima di austera, coinvolgente suggestione sonora. Ma è soprattutto il linguaggio pianistico l’elemento più affascinante di questa composizione: un linguaggio estremamente scarnificato e quanto mai essenziale ai fini espressivi, smaterializzato e depurato di ornamentazioni virtuosistiche, simile nella scrittura tagliente ed enigmatica di stampo aforistico al mondo poetico-descrittivo di pezzi coevi come Unstern, Nuages gris, La lugubre gondola.

Alla ricostruzione di una immagine di Liszt meno convenziona-le e stereotipata questo disco porta un piccolo ma significativo contribuito. Tanto più apprezzabile se si considera l’attendibilità dell’esecuzione, inappuntabile dal punto di vista tecnico ma soprattutto realizzata con vera partecipazione e quasi con amore dal pianista Proietti, dal direttore Streito e da tutti i membri dei gruppi Anonymi Cantores di Milano e Corale Polifonica Valchiusella di Vico Canavese (Torino). Tutti da elogiare, in blocco.

Musica Viva, n.3 – anno XV

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