Palermo: Jonny spielt auf

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La mappa dello stato degli enti lirici italiani sta subendo da qualche tempo in qua significativi mutamenti. C’è chi sale e chi scende. E chi magari lavora in attesa di una collocazione adeguata (anche nel senso di un teatro vero). Prendete Palermo. Il teatro – che dovrebbe essere nientemeno che “”Massimo”” – l’ha perduto da anni; eppure continua a produrre da anni programmi intelligenti, talvolta veramente sfiziosi. Ma come saranno poi questi spettacoli, ci chiedevamo sempre? L’orchestra, il coro, la sistemazione di fortuna al Politeama Garibaldi? Il richiamo irresistibile di vedere sulla scena il capolavoro di Krenek, Jonny spielt auf, una delle opere più geniali e godibili del Novecento, rappresentata in Italia solo a Firenze al Maggio del ’63 (poi ripresa nel ’65), ci ha spinto fin là. E non soltanto ci siamo deliziati dell’opera, ma abbiamo anche scoperto una realtà inattesa: che la sistemazione è sì di fortuna, ma la voglia e la capacità di fare sono tante, con risultati nient’affatto disprezzabili. Tenuto anche conto che l’occasione di verifica non era delle più facili, con un’opera di questo genere.

Il che costituisce appunto un fatto, di cui fa piacere dare conto. Complimenti a Filippo Crivelli per la sua regia spiritosa e brillante (ma davvero Jonny spielt auf è solo una gustosa operetta?), servita con classe dalle fantasiose scene di Lele Luzzati e dagli ammiccanti costumi di Santuzza Cali. Onore a Karl Martin per il suo lavoro musicale, che deve essere stato serio e profondo per riuscire così convincente. In palcoscenico tra gli altri hanno cantato e recitato, accanto a Fiorella Pediconi, Bruce Hubbard, Silvia Baleani, Oslavio Di Credico e Gennaro De Sica. Nella scelta della compagnia di canto vorremmo però maggior coerenza: anche per non doverci più chiedere in quale mai lingua vengano tradotte le opere straniere quando sono annunciate nel testo italiano.

Musica Viva, n. 6 – anno XI

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