Con la musica del «Riccardo Cuor di Leone» a Bolzano resuscita il dimenticato Grétry

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BolzanoRichard Coeur de Lion (1784) è un piccolo gioiello, nel suo genere un capolavoro. Non è propriamente un’opera, giacché non è interamente cantata, ma appartiene al tipo dell’opéra-comique, nel quale parti recitate in prosa si alternano a parti cantate, di forma chiusa. Di questo genere tipicamente nazionale affermatosi in Francia nel Settecento e parente del Singspiel tedesco André-Modeste Grétry (1741-1813) è considerato il massimo rappresentante. Con luì l’opéra-comique divenne sempre più un genere musicale e abbandonò gli argomenti tradizionali del teatro comico e parodistico, dei vaudevilles, per sostituirli con soggetti romanzeschi, d’invenzione o a sfondo storico, trattati con sensibilità nuova e nello stile del «mezzo carattere»: ossia con l’intreccio di elementi della commedia idillico-amorosa e del dramma borghese intessuto di motivi morali. E nel Riccardo Cuor di Leone, la sua opera più famosa, si trovano riuniti tutti gli ingredienti che danno vita al mondo variopinto e composito dell’opéra-comique all’apice del suo splendore.

Famoso e popolare una volta, Grétry è stato dimenticato nel corso del tempo. Del resto, fu il genere stesso dell’opéra-comique, almeno nelle sue caratteristiche settecentesche, a venir messo da parte nell’Ottocento, prima del ritorno di fiamma con l’operetta; anche se non mancano esempi illustri che si rifanno a quella tradizione, da Cherubini a Bizet (Carmen, nientemeno). Tutt’altra cosa, comunque, dallo spirito leggero e brioso, talvolta quasi surreale, dei primi modelli. Con un’operazione coraggiosa e non conformista «Bolzano Estate», un festival che da anni si qualifica per scelte di pregio, ha inserito nel suo cartellone tre recite dell’opera di Grétry allo Haus der Kultur, come omaggio dei giovani musicisti di Bolzano ai colleghi della European Community Youth Orchestra (Ecyo), che anche quest’anno svolgono a Bolzano la preparazione della loro attività estiva. Si è costituito per l’occasione un laboratorio a cui hanno dato la loro collaborazione il Conservatorio «Monteverdi», fornendo l’orchestra degli allievi, e il Teatro Stabile, impegnatosi gratuitamente per la realizzazione scenica con il regista Paolo Bonaldi e con Roberto Banci per scene e costumi. Tutto di amatori era il coro, istruito da Anita Degano; e per lo più al loro debutto erano anche i cantanti, anch’essi allievi di Conservatorio, adeguatamente integrati, per le parti principali che lo richiedevano, da giovani già promettentemente in carriera, come lo svettante Peter Edelmann, Hubert Zingerle, Flavia Bernardi e la deliziosa Marinella Pennicchi.

Oggi che si parla tanto, e con ragione, della necessità di stabilire un collegamento tra le varie discipline degli studi musicali e teatrali e il graduale inserimento nella vita professionale, non tralasciando di valorizzare le realtà locali, questo di Bolzano può essere un esempio a cui guardare con simpatia e interesse. Anche perché, a conti fatti, il risultato complessivo, meritorio per la proposta a cui era finalizzato, si è rivelato tutt’altro che disprezzabile e illusorio.

Gran merito va senza dubbio all’attenta e trascinante guida di Fabio Neri, un direttore capace di galvanizzare elementi che mai finora si erano trovati a lavorare in buca o sul palcoscenico, e alla azzeccata miscela di forze più mature impiegate per portare a buon fine l’eccellente iniziativa. Con ciò si è dimostrato che anche in Italia esistono le condizioni per fare ciò che altrove, per esempio nei Paesi anglosassoni e tedeschi, è all’ordine del giorno in una visione sana della formazione musicale e professionale: dove, accanto ai vertici, esistono anche le basi e le occasioni per fare esperienze con inserimenti progressivi.

Ieri sera, come già annunciato in relazione al debutto della tournée europea ad Orange, «Bolzano Estate» ha ospitato con grande successo il concerto dell’orchestra giovanile Gustav Mahler diretta da Marc Albrecht (un giovane da tenere d’occhio: riprendeva la Quarta Sinfonia di Bruckner preparata da Abbado; oltre ai Lieder eines fahrenden Gesellen di Mahler con l’esperto Thomas Allen). La settimana prossima sarà invece la volta dei concerti dell’Ecyo, con due differenti programmi: il 18 James Judd dirigerà la Sesta Sinfonia di Mahler, preceduta dal Primo Concerto per pianoforte di Mendelssohn; il 19 Jeffrey Tate sarà alle prese con le Enigma Variations di Elgar, il Quarto Concerto per pianoforte di Beethoven e Vita d’eroe di Strauss (solista in entrambi i casi Bruno Leonardo Gelber). I concerti saranno trasmessi in diretta dal Palasport su Radiotre. Mentre per le finali del Concorso «Busoni», che prende il via il 17 per concludersi a fine mese, è prevista addirittura l’Eurovisione. E anche questo è un segno di riconoscimento per Bolzano, più che mai terreno di apertura ai collegamenti con l’Europa.

 
Bolzano Estate, fino al 1° settembre.

da “”Il Giornale””

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