La rappresentazione – monstre del Viaggio a Reims di Rossini a Pesaro (seconda metà di agosto) si segnala come l’evento musicale dell’estate, se non dell’anno. Per più motivi. Anzitutto per la riproposta di un’opera nata oltre centocinquanta anni fa per celebrare l’incoronazione a re di Francia di Carlo X (1825) e da allora mai più eseguita, tanto che se ne riteneva scomparsa la partitura autografa. In secondo luogo per l’eccezionale parata di stelle chiamata a raccolta per l’occasione: da Claudio Abbado a Luca Ronconi e Gae Aulenti, dalla «Chamber Orchestra of Europe» (di recente ammirata a Firenze) al Coro Filarmonico di Praga, per finire con una compagnia di canto che annovera nomi come quelli di Cuberli, Gasdia, Pierotti, Ricciarelli, Valentini Terrani, Araiza, Dara, Gimenez, Nucci, Raimondi e Ramey: una squadra di assi, rimpolpata da giovani leoni (Bandelli, Manca di Nissa, Matteuzzi e altri ancora), che altrove basterebbe a garantire la qualità di una stagione d’opera intera. Merito indiscusso di quella fucina di iniziative che si raccoglie a Pesaro nel nome di Rossini intorno al «Rossini Opera Festival», convogliando le attività di studio e di ricerca della Fondazione Rossini verso lo sbocco di occasioni esecutive di alta qualità e prestigio.
Naturalmente un po’ è anche Rossini — la sua carriera di operista «dissociato» se non pentito — a consentire questi recuperi e questi sbocchi. Il viaggio a Reims, ossia L’albergo del Giglio d’Oro, è opera celebrativa per eccellenza, nel senso non soltanto di un’occasione estremamente rappresentativa ma anche di un’opera che celebra in modo sontuoso e unico i fasti vocali dell’epoca, all’apogeo dei suoi splendori (l’esecuzione del 19 giugno 1825 al Théâtre des italiens di Pàtigi vedeva allineato il meglio del belcanto europeo, con Giuditta Pasta in testa). Dei diciotto personaggi della compagnia di canto, ben dieci sono «prime parti», impegnate non soltanto in arie e duetti di spiccato virtuosismo ma anche in complessi assiemi, fra i quali un impensabile «quattordicino», ossia un pirotecnico concertato a quattordici parti reali. Il tutto nello stile rossiniano più sostanzioso e inventivamente brillante.
Il libretto di Luigi Balocchi — nel genere del «dramma giocoso» esaltato da Da Ponte e Mozart – non è altro che un pretesto per scatenare musicalmente intrecci e intrighi, sospensioni liriche e precipitosi scioglimenti. La situazione è in un certo senso paradigmatica: in viaggio verso Reimsper partecipare alla festa d’incoronazione del re, un gruppo eterogeneo e cosmopolita di invitati rimane bloccato in un albergo a mezza strada (l’Albergo del Giglio d’Oro del sottotitolo, emblema dello stemma regale); la festa in onore del monarca, anzichè a corte, sarà così improvvisata in quel luogo, con ironie e coinvolgimenti assai più marcati (pare che Rossini si giovasse della presenza immaginaria di artisti in viaggio da tutta Europa per allestire una parodia — ma a metà strada fra realtà e finzione — degli stili vocali e dei costumi non soltanto musicali allora imperanti presso le diverse nazioni. E c’è da aspettarsene ghiotte prelibatezze).
La stessa eccezionalità dell’avvenimento nacque però alla fortuna dell’opera. Passato il clamore dei festeggiamenti, Rossini si trovò fra le mani una partitura difficilmente commerciabile. Non si perse tuttavia di coraggio. Secondo un uso che gli era proprio, trasfuse una buona metà della musica scritta per Il viaggio a Reims in una nuova opera, Le comte Ory (molto opportunamente il Festival rossiniano di quest’anno affianca l’uno all’altro i due lavori, per un interessante e diretto confronto: le rappresentazioni del Comte Ory, nella versione francese, seguiranno in settembre). L’altra parte invece andò dispersa dopo la sua morte. Soltanto di recente, nei fondi imperscrutabali della biblioteca di Santa Cecilia a Roma, è stato riscoperto il manoscritto autografo delle parti mancanti, e ciò ha consentito, per le cure della Fondazione Rossini, la ricostruzione nella sua integrità dell’opera tanto leggendaria quanto fantomatica: ne sarà fatta contestualmente un’edizione critica in collaborazione con Ricordi, a cura della musicologa Janet Johnson.
Ci sono insomma tutte le premesse, culturali e artistiche, per tagliare nel modo migliore un traguardo importante nella conoscenza di Rossini e dell’ottocento musicale europeo. Con la sua storia, la sua prassi e i suoi costumi. E anche se non è più tempo di sfarzose incoronazioni di monarchi, la festa è assicurata.
Mostre e concerti
■ EDIMBURGO — Sta per cominciare (12 agosto) il festival musicale con un concerto vocale e strumentale dell’orchestra Philharmonia diretta da Riccardo Muti. Nei prossimi giorni, fino a settembre, in programma Il telefono e La Medium di Menotti, Orione di Cavalli, The Tower of Babel di Nield, A Mass of Life di Delius e numerosi concerti. Tra i nomi più in vista quélli di Accardo, della Tipo, di Zimerman, di Berman, di Yo Yo Ma, di Perahia e del Trio Borodin fra gli strumentisti; della Gasdia, della Arkhipova, di Fischer Dieskau, della Norman fra i solisti del canto.
■ MONTREUX — Sino alla fine di settembre è esposta la più grande collezione privata di Salvator Dali: si tratta di oli, disegni, schizzi e acquerelli che furono raccolti dal segretario dell’artista, John Peter Moore, e che sintetizzano l’itinerario espressivo del maestro catalano. Le opere sono esposte al centro congressi.
■ GRESSONEY — E’ in svolgimento il festival internazionale di musica da camera. Stasera ci sarà un concerto del pianista fiorentino Marco Vavolo; nei prossimi giorni quelli di Bruno Canino, del duo Redaelli-Filippini, e anche un programma dedicato alle melodie dei cantastorie eseguito, con liuto, tiorba e chitarra, da M. Randolph.
■ POSITANO — Dal 24 agosto al 10 settembre si svolgerà una rassegna concertistica articolata in sei serate. Fra gli altri vi parteciperanno il duo Bollatto-Perrino, il chitarrista Battisti D’Amario, il trio Mariani-D’Amico-Spirk e vari giovani concertisti. In settembre Margot Fonreyn parteciperà all’annuale edizione del premio di Positano sulla danza.
■ CAVALESE — Omaggio a Michele Cascella alla Casa dell’Arte di questo centro della val di Fiemme. Fiori, marine, paesaggi, sprigionano la grande vitalità dell’artista abruzzese. Altri maestri contemporanei, da Carrà a Morandi, da Casorati a Rosai, da Sironi a Soffici, sono presenti in un’altra sala dell’esposizione allestita fino al 2 settembre.
■ SAN GIMIGNANO — Lunedì prossimo concerto in piazza del Duomo dell’orchestra filarmonica di Russe diretta da Alipi Naidenov. In programma musiche di Dvorak, Saint-Saéns, Iysk.
■ BAGNI DI LUCCA — Si è inaugurata domenica scorsa a Villa Ada la personale antologica del pittore Enzo Faraoni, ordinata da Pier Carlo Santini. Apertura tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19.
■ MONTREUX — Prende il via il 28 agosto il 39.o festival di musica. Il concerto inaugurale prevede l’esecuzione della Grande Messa in do minore e della sinfonia Jupiter di Mozart, dirette da Neville Marriner a capo della sua Academy of St. Martin in the Fields. Fra i solisti partecipanti al festival ci saranno i pianisti Pogorelich, Perahia, Gilels, Magaloff, Brendel. Le rappresentazioni sono divise fra Montreux e Vevey.
da “La Nazione”