Filarmonici e Pollini in concerto
Serata italiana di grande musica ma soprattutto di coraggioso impegno civile, quella di mercoledì alla Filarmonica di Berlino: sotto la direzione di Claudio Abbado, il pianista Maurizio Pollini ha entusiasmato il pubblico con la propria interpretazione e subito dopo l’opera di Luigi Nono «Il canto sospeso» ha ricordato al pubblico gli orrori del nazismo in Europa.
Il programma offerto dai Filarmonici di Berlino comprendeva il pezzo per orchestra «Lontano» (1967) del compositore ungherese Gyorgy Ligeti, il Concerto per pianoforte e orchestra del veneziano Nono, scomparso nel 1990. Proprio su quest’opera per orchestra, coro e voci soliste, composta su frammenti di lettere di condannati a morte della resistenza europea al nazismo, verteva un breve scritto con cui Abbado e i Filarmonici si sono rivolti al pubblico: «Con “”Il canto sospeso””, Nono ricorda avvenimenti di un tremendo passato che hanno avuto in Germania il proprio punto di partenza», era scritto nella prima pagina del programma della serata.
Mentre il pezzo «classico» in cui si è esibito Pollini ha riscosso calorosi e prolungati applausi, la moderna composizione di Nono, così intrisa di dolenti ricordi, ha suscitato meno entusiasmo.
«Le porte s’aprono. Eccoli i nostri assassini, vestiti di nero. Ci cacciano dalla sinagoga. Come è duro dire addio per sempre alla vita così bella» e «Se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me. Dico addio a tutti e piango»: questi due brani dei frammenti di lettere letti prima in tedesco da due attori (uno dei quali era Bruno Ganz, l’angelo del film «Il cielo sopra Berlino» di Wenders), e poi cantati sulle note «sospese» e sugli studiati «rumori» che costituiscono la musica da «nuova avanguardia» del veneziano Nono.
Al termine dell’esecuzione, Abbado è apparso teso: tre chiamate in scena, ma nessuna richiesta di bis né ovazioni, come del resto spesso accade alla Filarmonica di Berlino dopo esecuzioni di musica contemporanea. Innegabile però l’effetto prodotto sull’atmosfera della serata da un passaggio della lettera aperta al pubblico: subito dopo il nazismo veniva evocato 1’«Inverno 1992-93», in cui la Germania «è di nuovo teatro di odio, che si manifesta in maniera dilagante e tremenda, contro l’estraneo: cittadini di altri Paesi, appartenenti ad altre culture, religioni o modi di vita».
Tensioni solo «artistiche» invece nella esecuzione di Pollini che si esibirà ancora una decina di volte insieme ad Abbado di qui al 31 gennaio prossimo.
da “”Il Giornale””