Benvenuta «Maddalena»

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A Perugia prima esecuzione italiana

L’opera di Prokofiev in forma di concerto

PerugiaMaddalena di Sergej Prokofiev in prima esecuzione in Italia, purtroppo solo in forma di concerto: era questo il motivo d’interesse della prima serata di un breve ciclo di rarità russe che il Teatro municipale di Mosca «Nuova Opera» ha portato alla Sagra musicale umbra.

Composta nel 1911, quando Prokofiev aveva vent’anni, Maddalena è più di un tentativo giovanile, e comunque non è già più un’opera puramente utopica come le precedenti da lui lasciate incompiute. Nello scrivere egli stesso il libretto, Prokofiev si era ispirato ad una fosca vicenda ambientata nella Venezia del XV secolo, prendendone lo spunto da una novella pubblicata nel 1905 da una giovane dama con ambizioni letterarie della buona società di San Pietroburgo: la fonte e il modello sono però quelle della Tragedia fiorentina di Wilde, e per la musica la Salome di Strauss. La storia è, se si vuole, un condensato di banalità operistiche e melodrammatiche: un triangolo amoroso nel quale sono implicati l’ardente pittore Gennaro, la sua giovane moglie Maddalena e un enigmatico alchimista, amico del pittore e amante di Maddalena. La scoperta inattesa dell’infedeltà di Maddalena provoca un duello nel quale i due rivali, istigati dalla donna, si uccidono a vicenda: Maddalena, completamente indifferente alle conseguenze, è felice di riconquistare la sua indipendenza e la sua libertà. Questa miscela decadente di amore e morte, di vago e di misterioso, con i suoi elementi intrisi di romanticismo funebre e di voluttuosa dissoluzione, non è affatto però banale nel modo in cui Prokofiev la tratta musicalmente: tanto è eccessiva, selvaggia e debordante la sostanza della storia quanto invece è controllata, classicamente proporzionata ed equilibrata la riduzione del soggetto in vista del piano compositivo, dell’articolazione musicale. Ognuna delle quattro scene di cui l’atto unico è costituito ha una sua dinamica compiuta: di tipo statico e contemplativo la prima e l’ultima, più tese e teatralmente movimentate quelle centrali. In quest’opera si trova già quel clima di passione, disperazione, ossessione e cieco furore che avrebbe contraddistinto le opere successive di Prokofiev; ma ciò che prima ancora sorprende è la intensità dello stile e la sicurezza della costruzione drammatico-musicale, nella quale non vi è mai un coinvolgimento emotivo immediato ma al contrario una sorta di distacco, di contemplazione dall’alto, fatta di ironia, di eleganza e di sicuro dominio della materia.

Benché Prokofiev avesse terminato la composizione, con la strumentazione si arrestò alla prima scena, lasciando però indicazioni che hanno reso possibile nel 1979 un completamento dell’orchestrazione da parte del direttore d’orchestra inglese Edward Downes. Il merito di questa proposta da parte del teatro moscovita non si esaurisce nel pregio dell’esecuzione, diretta con fervore da Evgenij Kolobov, ma anche nella nuova revisione della partitura, più vicina alle intenzioni originarie di Prokofiev. Di buona qualità anche la prestazione dell’orchestra dei solisti, Galina Pisarenko, Aleksej Martynov e Nikolaj Moiseenko, molto sicuri sia vocalmente che stilisticamente. Completava la serata una bellisisma esecuzione dell’Aleksandr Nevskij, abbinamento assai utile per verificare certe costanti di linguaggio tra il Prokofiev giovane e quello maturo.

 

Sagra musicale umbra a Perugia (fino al 29 settembre)

da “”Il Giornale””

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