Bolzano – A larghissima maggioranza la giuria del concorso pianistico internazionale Ferruccio Busoni ha deciso di non assegnare neppure quest’anno il primo premio, stabilendo così un piccolo record: non era infatti mai accaduto prima che il premio ritardasse per più di tre anni consecutivi (l’ultima a vincerlo è stata la Zilberstain, nel 1987). Ma il verdetto della giuria non fa una grinza, ed era anzi abbastanza scontato. Nonostante il livello complessivamente decoroso, nessuno dei concorrenti aveva dimostrato, almeno nel corso delle prove finali con orchestra, di meritare il titolo. Inevitabile, a questo punto, la conclusione: il secondo premio è andato ex-aequo al francese Olivier Cazal e al tedesco Igor Kamenz; il terzo al sovietico Stanislav Judenich. Poi, via via, gli altri, distinti dal gruppo.
Kamenz e Cazal hanno così bissato il successo parziale che avevano già ottenuto rispettivamente nel 1988 e 1990, senza riuscire a fare di più. Curioso che si siano presentati alla finalissima con gli stessi Concerti che avevano già suonato allora: il Secondo di Rachmaninov e il Terzo di Prokof’ev. Judenich, un ventenne ricco d’estro, si è invece giocato il titolo con una prova alquanto discontinua nel Primo di Liszt. Rimane però l’impressione che con questi pezzi ricorrenti la finale con orchestra non sia il mezzo più sicuro per decidere dell’assegnazione del premio. Neppure la novità di una prima prova finale con l’esecuzione obbligatoria di un Concerto di Mozart è stata d’aiuto: qui, dove il lavoro di concertazione è essenziale, davvero non era possibile cogliere il valore reale delle singole prestazioni; nonostante la volonterosa collaborazione dell’orchestra Haydn diretta da Lev Markiz. Ci piacerebbe allora poter ascoltare da ultimo anche i pianisti da soli, dato che il recital rimane tutto sommato il banco di prova più attendibile per valutarne le qualità.
A giudicare dalle reazioni del pubblico, che come al solito ha seguito con molta partecipazione le vicende del concorso, l’assiduo Kamenz (cinque presenze al «Busoni») avrebbe potuto meritare di più: a lui è andato infatti il premio speciale del pubblico. Che si tratti di un talento straordinario, è fuori di dubbio: ma non giureremmo sulla bontà di tutte le sue provocazioni, e sulla completezza della sua preparazione. Kamenz piace perché è originale: ma l’originalità a tutti i costi è anche il suo limite. La sua predilezione per un repertorio d’appendice tardoromantica lo allontana molto dall’immagine di Busoni. Cazal è invece un interprete solido, brillante e intelligente, ma ancora privo di magnetismo personale. Non scegliendo fra i due, accomunandoli invece al posto d’onore, la giuria ha dimostrato buon senso pratico.
Concorso pianistico internazionale Ferruccio Busoni di Bolzano (stasera il concerto dei premiati)
da “”Il Giornale””