Il compositore americano a Ferrara tra i protagonisti dell’Aterforum Festival
E lo scrittore Paul Bowles debutta come musicista
Ferrara – Che Paul Bowles, proprio quello del Tè nel deserto e quant’altro, fosse anche un compositore di musica, francamente lo ignoravamo prima di udirne al festival di Aterforum una serie di Songs per voce e pianoforte degli anni Trenta e Quaranta (in prima esecuzione europea): testi molto letterari di Gertrude Stein e Tennessee Williams e musica da raffinato amateur, un po’ ingenua nelle parti liriche e scanzonata nell’uso di esotismi, di ritmi jazzistici e di scale primitive; il tutto condito con un po’ di salsa francese, che a tratti ricorda acidamente Satie. Niente di sconvolgente, come è chiaro: tutt’al più una innocua curiosità da gustare negli scampoli di stagione in un luogo particolarmente bello come il chiostro di casa Romei.
La presenza marginale di Bowles s’inseriva nel tema scelto quest’anno da Aterforum per la sezione contemporanea, ossia un percorso ragionato attraverso cent’anni di musica americana. Occasione per conferme e scoperte in una produzione assai eterogenea, che mantiene rapporti contrastati con i filoni principali della musica del nostro secolo e che tende a mescolare spunti di comunicazione immediata (Gershwin, Copland, Barber) con una sorta di perenne culto dell’avanguardia. Non solo nel suo maestro riconosciuto, che è Ives, la cui statura di pioniere e inventore giganteggia anche al di fuori del panorama americano, ma soprattutto nel personaggio che ne ha incarnato da almeno cinquant’anni tutte le aperture e le contraddizioni: John Cage. E proprio Cage è stato il protagonista di questa edizione di Aterforum, con una vasta retrospettiva che dai lavori degli Anni Trenta giungeva fino alle opere dei nostri giorni.
A vederlo battagliare e discutere con chi gli poneva domande sulla sua carriera e sugli sviluppi della musica contemporanea (giacché Cage è anche intervenuto personalmente a dar lustro alla manifestazione) non sembrava davvero di aver di fronte un compositore di quasi ottant’anni. La forza di Cage sta proprio nel non aver mai dismesso le vesti dell’inventore, e l’atteggiamento del provocatore, quasi disinteressandosi di ciò a cui portavano le sue trovate. Per lui la musica è sempre stata un fine, non un mezzo per esprimere idee, sentimenti o concetti più o meno profondi. E dunque non dipendeva dalla sua volontà se altri la intendevano sulla base di presupposti diversi.
Cage è stato tuttavia una presenza importante nella musica del secondo dopo-guerra per aver minato alle fondamenta le ideologie della «Nuova musica»: con lui, per la prima volta, la critica si rivolgeva alla attualità, non al passato, e coinvolgeva dunque il concetto stesso di musica moderna e contemporanea. Non per nulla fu considerato allora un reazionario, più spregevole degli stessi conservatori. A noi oggi appare soprattutto un compositore fuori del tempo, un istrione animato da una illimitata libertà di invenzione e di sperimentazione ma poco propenso a stabilire una gerarchia di valori e un destino.
Qualcosa che intenzionalmente gira a vuoto e non lascia segni, dato che dei segni ha abolito funzioni e principi.
Aterforum Festival, concerti fino al 9 luglio
da “”Il Giornale””